martedì, 15 ottobre 2024
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Economia: il “miracolo” del Nordest è finito?

L’allarme arriva dalla Confartigianato di Asolo-Montebelluna. Le imprese sono “strangolate” dalla diminuzione della popolazione, dalla fuga dei giovani, dal calo di redditi e investimenti

Una tenaglia strangola il miracolo Nordest, la forza dell’imprenditoria artigiana è minata da fattori corrosivi. Difficile, nel territorio della provincia di Treviso, in distretti industriali come quello della calzatura sportiva, della lavorazione del legno, della produzione del mobile, tra imprese artigianali da sempre nerbo di sviluppo e di prosperità economica, fermare la diminuzione della popolazione, l’aumento della emigrazione giovanile, la contrazione del numero delle imprese, degli investimenti, del reddito delle imprese artigiane.

Il dato emerge con chiarezza dallo studio che Confartigianato Imprese AsoloMontebelluna, in collaborazione con l’Associazione consorella di Oderzo Motta - che ha curato la parte tecnica dello studio - ha realizzato. Il cambiamento nelle imprese e dei residenti sta ridefinendo le priorità e ridisegnando il territorio: occorre intuire il futuro e intervenire in tempo. Una fotografia che il 19 gennaio scorso Confartigianato ha condiviso anche con le Amministrazioni locali, nella sua sede della Fornace di Asolo.

Inverno demografico

In Italia calano i residenti, come pure i residenti stranieri. La famosa invasione degli extracomunitari non c’è stata, e ci stiamo assestando attorno ai 5 milioni di stranieri. Gli italiani sono sotto la soglia psicologica dei 60 milioni. Tra il 2021 e il 2022, nel Veneto, i residenti sono calati di mezzo punto percentuale, mentre gli stranieri sono calati di oltre il 3 per cento, in numero assoluto, meno 50 mila. A Treviso, il calo dei residenti è meno marcato: un quarto di punto; se poi si guarda rispetto al 2012 si può ottenere un 0,21 per cento in più. Per gli stranieri il calo, invece, è netto, quasi 5 punti in meno, da 94 mila a 89 mila. In dieci anni, un paese come San Zenone degli Ezzelini ha perso un quarto dei residenti.

Verso i centri

Il calo di abitanti è aggravato dal fatto che l’emigrazione interna porta a spostarsi nei centri dove vi è maggior sviluppo di imprese e servizi, accentuando il decremento della popolazione, soprattutto nelle aree della Pedemontana. Gli abitanti si spostano lungo gli assi stradali, migrano verso province limitrofe, a sorpresa Venezia è più attrattiva rispetto a Treviso (il contrario di quanto avveniva circa vent’anni fa). Resistono gli stranieri nella Pedemontana, dove c ‘è necessità di manodopera poco specializzata e il costo delle abitazioni è più basso. Non è un fenomeno destinato a durare e anche gli anziani si spostano verso i Comuni con servizi idonei per la loro fascia di età. Così, il distretto di Asolo e Montebelluna scende a 166 mila residenti, calano tutti i comuni, fanno eccezione Fonte e Possagno, che hanno indicatori positivi sia rispetto al 2021 che nell’ultimo decennio; Monfumo ha una forte crescita nel 2021-22, ma sconta una diminuzione di circa un quarto nel decennio. Reggono Montebelluna e Arcade per la presenza di importanti aziende. Il Piave fa da discrimine e le aree del Vittoriese e dell’Opitergino mottense soffrono molto di più.

Giovani in fuga

Analizzando l’età dei residenti, il fenomeno diventa drammatico: la classe 25-50 anni ha subito a Treviso un crollo dal 37 per cento al 30: una diminuzione in 10 anni di circa un quarto. Qui bisogna fare attenzione, perché il dato non trova riscontro in Lombardia ed Emilia Romagna, dunque l’emigrazione interna va dal Veneto a queste regioni.

Collegato al calo demografico, c’è quello delle imprese. In Italia, nell’ultimo anno, ne abbiamo perse circa 50 mila; nel Veneto, rispetto al 2013, ne perdiamo 31 mila, 7 mila non compensate da nuove iscrizioni. Padova e Verona continuano a restare in equilibrio, le altre province perdono tra mezzo punto e due punti rispetto al 2013, Treviso perde cinquecento imprese non compensate. Si salvano, in Veneto, solo le imprese che producono servizi.

Mestiere faticoso

Fare l’artigiano è un mestiere faticoso, i “vecchi”, cresciuti durante la grande marcia del Nord est, hanno preferito che i figli studiassero o facessero qualcosa di meno pesante o stressante. Gli spazi liberi, lasciati da chi si ritira, sono occupati da grandi aziende. Il fenomeno è quello della popolarizzazione, le imprese o si riducono a un solo componente o superano i 10 dipendenti, con dimensioni industriali. Il passo successivo potrebbe essere quello delle multinazionali di servizi che arrivano, si prendono know how, fin che c’è profitto restano, poi delocalizzano. Ormai il 75 per cento delle aziende artigiane è senza dipendenti.

Meno imprese

Aumenta anche la mortalità delle imprese, lavorano per qualche anno e, poi, cessano soprattutto quelle nei settori più innovativi. Così il Veneto ha un tasso di crescita delle imprese che è la metà di quello nazionale, la provincia di Treviso con il suo meno 53 per cento è più simile al resto d’Italia.

Si tenga conto che la Campania, quel sud che pensiamo affannato a correre dietro al Nordest, ha un tasso di crescita tra il 2021 e il 2022 di -0,21 per cento, il Veneto il -1,44. Treviso -0,53 per cento, Napoli + 0,28, un dato che dice tutto, e che fa riflettere sugli scenari futuri: il vagone Veneto si sta sganciando dal Nord, da Lombardia e ed Emilia Romagna? L’area di Milano, Monza Brianza e Lodi, nel 2022, aveva messo a segno un tasso di crescita del 40 per cento, cresciuto ancora nel 2023.

Se si considera, poi, l’anagrafe delle ditte individuali della provincia di Treviso, possiamo stimare con ragionevolezza che nell’arco dei prossimi 5 anni potrà cessare a Treviso il 19,29 per cento delle ditte individuali (8675 soggetti); è come se sparisse un distretto intero.

Più depositi e meno prestiti

L’ultimo dato riguarda la finanza. Se si confrontano il Nord ovest e il Nord est si notano due tendenze opposte. A ovest, l’ammontare dei prestiti supera quello dei depositi, a est è il contrario.

Da una parte si tesaurizza, dall’altra si investe. Anzi, stando così le cose è molto probabile che ciò che viene risparmiato a est sia chiesto in prestito e investito a ovest. Pure la Toscana ha un saldo negativo tra depositi e prestiti ,allineandosi al Nord ovest, in Veneto solo Verona si allinea a questa tendenza.

Il sorpasso dei depositi sui prestiti, in Veneto, è avvenuto nel 2019; a Treviso nessun distretto fa eccezione a questa regola, solo tre Comuni hanno un differenziale negativo: Oderzo, Mansuè, Villorba.

Difficile spiegare il basso reddito medio Irpef, che nel 2020 è stato mediamente di 20 mila euro. Un reddito certo non elevato; va considerato che si tratta di una media, ma sicuramente colpisce, come colpisce il fatto che in due anni, tra il 2019 e il 2020, sia sceso del 2,44 per cento, la prima discesa dal 2008. Questo dato è ancora peggiore a Volpago del Montello, Fonte, Nervesa, dove si oscilla tra i 15 mila e i 16 mila euro.

Le partite iva del lavoro autonomo viaggiano, invece, su una media di 50 mila euro. Una sproporzione evidente, che limita ancora di più il futuro dell’impresa artigiana.

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