martedì, 06 maggio 2025
Meteo - Tutiempo.net

BUONGIORNO DI SPERANZA. San Leopoldo, "tramite" della bontà di Dio

“Dicono che sono troppo buono, ma se qualcuno viene ad inginocchiarsi davanti a me, non è questo sufficiente prova che vuole avere il perdono di Dio? La misericordia di Dio è superiore ad ogni aspettativa... E se il Crocifisso mi avesse da rimproverare della manica larga risponderei: Questo triste esempio, Paron benedeto me lo avete dato voi...!”. Nato in Croazia, per più di quarant'anni fece il confessore a Padova.

“Dicono che sono troppo buono, ma se qualcuno viene ad inginocchiarsi davanti a me, non è questo sufficiente prova che vuole avere il perdono di Dio? La misericordia di Dio è superiore ad ogni aspettativa... E se il Crocifisso mi avesse da rimproverare della manica larga risponderei: Questo triste esempio, Paron benedeto me lo avete dato voi...!”. Nato in Croazia, misurava un metro e quaranta di altezza e a causa di una leggera balbuzie non potè insegnare, cosicché per più di quarant'anni fece il confessore a Padova. Eppure padre Leopoldo Mandic non teme nessun complesso di inferiorità rispetto a frate Antonio, il Santo di Padova (che da Padova non era neppure lui, perchè portoghese). Il piccolo Mandic alla nascita, il 12 maggio 1866, ricevette un nome che è tutto un programma: Bogdan, “dono di Dio”. Quanto fosse importante essere un dono per gli altri lo scoprì presto. Rimproverato da sua sorella per aver commesso una mancanza, fu condotto a confessarsi. “Io confessai al parroco la mia colpa – raccontava padre Leopoldo - ed egli, dopo avermi aspramente rimproverato, mi mise in ginocchio in mezzo alla chiesa. Rimasi profondamente addolorato e dicevo tra me: “Quando sarò grande, voglio farmi frate, diventare confessore e usare tanta misericordia e bontà con le anime de peccatori”. A Padova tutti conoscevano la celletta dove il piccolo frate confessava, definita il “salotto della cortesia”. Una gentilezza che sperimentò quel tale, poco pratico di confessione, quando, entrando nella cella, si accomodò sulla poltroncina anziché all'inginocchiatoio, e p. Leopoldo, per non umiliarlo, ne ascoltò la confessione inginocchiato. Morì il 30 luglio 1942. La furia del bombardamento, che nel 1944 distrusse il convento di santa Croce, si arrestò davanti al “salotto della cortesia”, che ancora oggi possiamo visitare. Avvertiamo in questi giorni quanto sia necessaria la “bontà” della fede, di fronte ai duri giudizi di chi vede solo castighi di Dio in quanto accade, mentre S. Leopoldo continua a dirci: “Siamo al mondo per consolare, e per portare sulle spalle i pesi degli altri”.

SEGUICI
EDITORIALI
archivio notizie
10/04/2025

Indubbiamente, quello che ci appare nel racconto è un Gesù umano, compassionevole e misericordioso verso...

TREVISO
il territorio