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Una preghiera corale per la pace a Gaza





Davvero una bella risposta domenica sera, 27 luglio, all’invito della diocesi di Treviso a raccogliersi in preghiera per Gaza. In piazza Duomo, a Treviso, centinaia di persone si sono radunate, con il vescovo, Michele Tomasi, sul sagrato e sotto il portico della cattedrale per la preghiera del Rosario, curata dalla parrocchia del Duomo. Insieme alla preghiera più amata, sono risuonati anche alcuni brani della Parola e le parole di papa Leone, del cardinale Pierbattista Pizzaballa e del patriarca Teofilo III, nella loro Dichiarazione congiunta del 22 luglio, dopo la visita compiuta insieme tra le macerie di Gaza, accanto alla popolazione affamata e stremata da quasi due anni di guerra.
Molte altre le piazze e le chiese che hanno pregato per la pace in Terra santa: Castelfranco, Camposampiero, Scandolara, Sant’Alberto, Treville, Salzano, Negrisia di Ponte di Piave, Vallà e Poggiana di Riese Pio X, Castello di Godego, Conscio, Zero Branco...
L’appello degli uffici diocesani
“Le sempre più tragiche vicende della guerra in Palestina ci chiedono con urgenza di porre un segno diocesano”. È così che la Chiesa di Treviso, attraverso gli uffici di Pastorale sociale - giustizia e pace, Caritas, Centro missionario, Migrantes, Pastorale della Salute e ufficio Liturgico, ha scritto venerdì 25 luglio a tutte le parrocchie, per proporre un segno importante e forte: la preghiera del Rosario, nelle chiese o all’aperto, per esprimere, nella gravità della situazione a Gaza e in Cisgiordania, la voce di una Chiesa locale che, prima di tutto, si manifesta nella preghiera.
Una preghiera “non come l’ultimo rifugio della nostra impotenza, quanto per metterci in dialogo con Dio, affidare alle sue mani tutte le vittime prigioniere di questa situazione, e pure la nostra incapacità, ma anche ascoltare Lui che ci parla perfino in simili circostanze (presenti anche altrove nel mondo: Sudan, Congo, Ucraina...) e capire da Lui, dal Padre, come porre gesti e scelte che possano affermare il nostro «no» a simili stragi, a tanta rovina del nostro essere umani - hanno scritto i responsabili degli uffici diocesani -. È scelta di fede: credere che Dio, in Gesù, sia presente come vittima tra le vittime di questa situazione disumana, e tornare ad ascoltare la sua voce di strazio e di chiamata a un impegno di solidarietà”.
Precari sulla via della pace, costruttori di ponti
“Siamo precari sulla via della pace - ha detto il Vescovo, concludendo la preghiera a Treviso -. Siamo precari quando bastano poche persone al mondo per decidere le sorti di molti e per dare il via a drammi e tragedie inenarrabili. Mi associo alle parole dei patriarchi Pizzaballa e Teofilo nel chiedere giustizia e pace: giustizia nei confronti dei deboli, rispetto a politiche che non siano a danno delle popolazioni, ma a favore di tutti; pace, che solo nel rispetto reciproco può essere duratura e giusta”.
“Essere precari per noi significa dire che questo possiamo fare e stiamo facendo. Continueremo a vivere chiedendo di essere costruttori di ponti, di pace, pacificatori nella nostra società, persone che mediano anche nelle polarizzazioni, nei conflitti, che sanno trovare giustizia, che sanno alzare la voce a favore dei più deboli. E, poi, nelle scelte di voto, nella politica - ha sottolineato il Vescovo -, perché siamo consapevoli che quel poco che possiamo fare, possiamo farlo, perché insieme siamo l’umanità intera e l’umanità intera vuole la pace. Dobbiamo credere in questo anelito di pace che stiamo vivendo insieme. Stasera abbiamo messo in piazza una grande debolezza, ma è nella debolezza che siamo forti. E in questa nostra debolezza continuiamo a credere che non sia possibile accettare tutto supinamente e che possiamo essere, con la Grazia del Signore, attori di cambiamenti che partono da qui, da noi, dal nostro cuore. E chiediamo al Signore, in questa nostra preghiera, adesso e sempre, che tocchi il cuore di chi può decidere e rafforzi braccia e cuore di tutti coloro che si impegnano per creare cammini di pace. Questo è stato questa serata insieme, questo siano le serate e le giornate della nostra vita, senza mai stancarci. «Pregate senza stancarvi» ci ha detto Gesù: continuiamo a chiedere la pace”.
Poco dopo l’inizio della preghiera, si è aggiunto anche un gruppo di giovani provenienti dalla Transilvania e diretti a Roma per il Giubileo, che hanno pregato il rosario nella loro lingua. Il Vescovo li ha salutati in inglese, augurando loro buon pellegrinaggio, con la speranza di rivedersi a Roma.