La situazione dei palestinesi nella striscia di Gaza (ma anche in Cisgiordania), è sempre più drammatica...
A Lourdes, con Maria, testimoni di speranza


“Sono stati giorni di Grazia, di fraternità, di condivisione e amore! E di questo dobbiamo rendere grazie alla Vergine Maria: la sua «presenza» ha scandito le nostre giornate e le ha rese indimenticabili”: è così che Claudia Scilla, presidente dell’Unitalsi di Treviso, commenta il pellegrinaggio diocesano giubilare che si è svolto a Lourdes dal 3 al 9 settembre, vissuto insieme ad altri pellegrini del Triveneto, in particolare a quelli di Venezia, accompagnati dal patriarca, Francesco Moraglia, e a quelli di Adria-Rovigo. E aggiunge: “Ma un «grazie» grande va anche ai nostri amici più fragili, che con i loro sorrisi hanno reso tutto più facile; ai nostri volontari, che con la loro dedizione hanno reso possibile il pellegrinaggio; al personale sanitario, che ci ha permesso di viverlo in sicurezza; ai pellegrini, che hanno accolto tutto, anche qualche disagio, con grande disponibilità; al nostro vescovo Michele e ai nostri sacerdoti, insostituibili presenze che ci hanno aiutato a incontrare Gesù nelle sue Parole e nei Sacramenti, ma donandoci sempre anche il loro affetto e amicizia”.
Trecentosette i pellegrini trevigiani. Insieme ai 38 barellieri e alle 53 sorelle dell’Unitalsi, anche 9 medici, una decina di infermieri, 72 malati (di cui 32 in barella) e sette sacerdoti.
Fin dalle prime celebrazioni e momenti di preghiera, anche in treno, i pellegrini sono stati sollecitati a riflettere sul significato della speranza, sulle motivazioni che li hanno spinti a partire e sul messaggio che dalla grotta delle apparizioni Maria affidava a ciascuno.
Dal vescovo Michele l’invito, fin dall’inizio del viaggio, a sentirsi,indipendentemente dalle proprie condizioni di salute o di vita, “tutti bisognosi dello sguardo pieno di amore di Gesù che si china sull’umanità ammalata, ferita e preda del male” e a farsi “condurre a Gesù da Maria, lasciandoci prendere per mano e accogliendo le mani del Signore che si impongono sulle nostre attraverso quelli che di noi si prendono cura”.
“La Parola che sentiamo rivolta a noi ce la sta dicendo Gesù, vivo, assieme a Maria, viva” la riflessione di mons. Tomasi nella messa di apertura, con l’appello a “costruire la nostra casa sulla roccia che è Cristo fondamento bello, stabile, eterno. E lì ritroveremo tutti i motivi che abbiamo per pregare, tutte le suppliche che abbiamo nel nostro cuore, tutti i nostri cari che ci hanno lasciato e che vorremmo fossero con noi, tutte le nostre fatiche, le fragilità, le debolezze, le malattie, troveremo le fatiche anche nelle relazioni quotidiane, troveremo anche il male che sta deturpando il volto della terra voluta da Dio. Ma li troveremo nell’abbraccio di Dio e nell’abbraccio della Madonna. E troveremo il fondamento di una speranza che non muore e la realtà della gioia eterna alla quale siamo chiamati, la comunione con Dio, bellezza infinita”.
La messa alla grotta è stata presieduta dal patriarca Moraglia, che ha sottolineato come il messaggio di Lourdes sia “semplice e coincida con quello dell’anno giubilare: tornare a Dio. Questo si riassume nelle tre parole - preghiera, penitenza, conversione - che accompagnano da subito le apparizioni mariane ”.
Tra le molte attività e i momenti di spiritualità vissuti dai pellegrini, c’è stata anche la bella celebrazione eucaristica per ricordare gli anniversari, di matrimonio, di sacerdozio e di consacrazione religiosa, presieduta dal nostro Vescovo. “Quanto è grande la fedeltà del Signore al suo popolo, che nutre e anima la fedeltà di uomini e donne che si donano le proprie energie: questo è segno dell’amore grande di Cristo per la sua Chiesa - ha evidenziato -. Così, quando possiamo vedere un uomo e una donna che si vogliono bene e che si sostengono, che generano vita e relazioni buone, che mostrano forza, tenerezza, delicatezza, pazienza, coraggio, vita e gioia autentica, abbiamo il segno di quanto il Signore ci ama”.