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Dedicata ai bambini la veglia “Ascoltiamo il silenzio” per i migranti morti lungo il viaggio

Molte persone hanno partecipato all’iniziativa diocesana, venerdì 3 ottobre, promossa dalla Caritas. Significativa la testimonianza del dott. Giovanni Putoto, medico del Cuamm, impegnato in Etiopia nell’assistenza ai profughi del Sud Sudan. A fare da sfondo alla serata la mostra itinerante “Lettere al cielo”, con i disegni dei bambini di Gaza, realizzata da Maysa Yousef

“Chiediamo la sapienza e la fortezza di guardare il volto dei bambini, dei deboli e dei fragili, di guardare il volto dei fratelli e delle sorelle che ci interpella e che ci sfida al bene e alla giustizia”: così il vescovo di Treviso, mons. Michele Tomasi, venerdì sera, 3 ottobre, alla Casa della carità, durante la veglia diocesana di preghiera “Ascoltiamo il silenzio”, in ricordo dei migranti morti in mare e lungo tutte le rotte dei viaggi della speranza. Hanno partecipato molte persone, tra cui alcuni ospiti della Caritas. Come da tradizione, accanto alla preghiera cristiana, c’è stato anche l’ascolto della prima Sura del Corano, recitata da Ali Yum, imam della comunità senegalese

Sono stati i bambini, e in modo particolare i bambini migranti e vittime delle guerre, al centro della serata: i brani della Scrittura, le preghiere, le testimonianze, la meditazione del Vescovo, tutto ha rivolto lo sguardo alla loro realtà.

A cominciare dalla testimonianza del dott. Giovanni Putoto, originario di Spresiano, che lavora con Medici con l’Africa CUAMM: è da poco rientrato da Gambella, in Etiopia, dove ha coordinato i primi interventi sanitari per i rifugiati sud-sudanesi. Il medico ha parlato della situazione dei bambini, delle donne, delle persone più vulnerabili in sud-Sudan. “Tra il 2010 e il 2024 il numero di minori costretti a fuggire è quasi triplicato: da 17 milioni a 48,8 milioni – ha ricordato il medico -. Negli ultimi sei anni sono nati oltre 2,3 milioni di bambini in condizione di rifugiati: più di 330 mila ogni anno, un’intera generazione che nasce già in esilio”. Come Gatwech, 10 anni, originario del Sud Sudan, il cui nome significa “figlio del viaggio”. La sua testimonianza è stata letta in un silenzio commosso: “Non ci sono scuole dove studiare, non ci sono medici che possano curarci. Io non so che futuro avrò. So solo che oggi sono vivo, e che il mio viaggio non è ancora finito”, concludeva. “Per noi di Medici con l’Africa CUAMM la prima risposta è esserci – la testimonianza di Putoto -. Restare accanto alle persone, proteggere la vita, ricucire le ferite, restituire dignità a partire dai più fragili: bambini e donne. Lo facciamo ogni giorno, spesso in silenzio, ripristinando i servizi essenziali: il parto assistito, la cura della malnutrizione, il sostegno psicologico, la protezione dei più piccoli e delle adolescenti dalla

violenza. Lo facciamo lavorando da anni nei campi profughi del Sud Sudan, dell’Etiopia, della Repubblica Centrafricana, in Uganda, in Mozambico, negli ospedali, nelle comunità, perfino nelle chiese, se necessario. Sempre insieme a chi sceglie di mettersi in gioco, per tutto il tempo che serve”.

“Lo sguardo sui bambini – ha sottolineato mons. Tomasi - è centrale ai cammini della fede, perché – è Gesù stesso ad attestarlo – è il loro sguardo sul mondo ad essere centrale nelle vicende del Regno di Dio. “Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio”. Il Regno di Dio, che è il cuore di tutto il Vangelo, la realtà nuova portata da Gesù Cristo, la relazione piena con Dio e quindi con gli altri e con tutta la realtà appartiene, infatti, a chi è come i bambini. A chi è interessato alla salvezza, al senso profondo dell’esistenza, al significato della vita, Gesù indica dei maestri: proprio loro, i bambini”.

“Chiediamo la conversione del nostro cuore, della nostra mente, delle nostre azioni – l’appello del Vescovo -. Chiediamo di imparare dalle levatrici di Egitto (che disobbedirono al Re e non uccisero i neonati maschi degli Ebrei, ndr) ad ascoltare la voce della coscienza che ci vieta di obbedire al richiamo dell’odio e della violenza. Chiediamo di imparare la fiducia piena e incondizionata dei bambini, per dare a Dio la sola risposta che libera e che salva: Lui solo è il sommo bene, soltanto in Lui riceveremo ogni altro bene. Chiediamo di obbedire alla legge dell’amore”. Al termine, uno scambio di origami con parole di benedizione, per un bambino o una bambina e per i presenti, gesto di cura e custodia reciproca, anche tra sconosciuti.

A fare da sfondo alla serata, sotto i portici della Casa della carità, la mostra itinerante “Lettere al cielo”, con i disegni dei bambini di Gaza, realizzata da Maysa Yousef, artista palestinese che dal 2023, quando il suo studio è stato bombardato, ha iniziato ad organizzare laboratori di pittura per bambini fra le macerie, cercando di infondere speranza.

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