Penso che molti, come me, siano rimasti inizialmente un po’ sorpresi dalla elezione al pontificato del...
Giubileo delle famiglie: pellegrini da Treviso a Roma

Ècon cuore colmo di emozione e spirito di unità che 70 pellegrini della diocesi di Treviso hanno partecipato, lo scorso fine settimana, al Giubileo delle famiglie a Roma, rispondendo all’invito del Papa. Il gruppo, composto da famiglie di tutte le età, con bambini, ragazzi, nonni, provenienti da ogni angolo del territorio diocesano, ha condiviso tre giorni densi di “spirito di famiglia”, gustando con gioia il tempo della fraternità e della crescita.
Il pellegrinaggio ha rappresentato per molti un’occasione unica per riscoprire la bellezza della famiglia come Chiesa che accoglie e luogo privilegiato dell’incontro con Dio. “Non siamo solo venuti a Roma per vedere il Papa - ha detto una giovane coppia - ma per portare davanti al Signore le nostre gioie, le nostre fatiche e il desiderio di essere segno del suo amore nel mondo”.
Durante la veglia di sabato sera a San Giovanni in Laterano, le famiglie trevigiane hanno ascoltato con commozione le testimonianze che hanno parlato della forza dell’amore coniugale e familiare che, a volte, passa anche attraverso grandi fatiche e prove. E la musica che ha accompagnato il momento è stata un forte strumento di gioia ed entusiasmo: i Gen Verde, I The Sun e Alfio Russo hanno emozionato con la loro carica, portando un forte messaggio di pace e di amore. Domenica mattina, abbiamo camminato insieme verso piazza San Pietro, cuore forte della nostra fede, dove si è svolto il grande incontro con il Santo Padre. Un silenzio denso di attesa, poi l’esplosione di un applauso. Papa Leone XIV appare in piazza per salutare le famiglie, venute da ogni parte del mondo, che lo accolgono con gli occhi lucidi e i cuori spalancati. E’ passato attraverso la folla, abbracciando i bambini, benedicendo i neonati. È il suo primo grande incontro giubilare da quando ha raccolto l’eredità di papa Francesco: e, sotto il sole di Roma, ci siamo sentiti accolti dal suo sorriso e dalle sue parole. La folla si stringe intorno al nuovo Pontefice come a un padre atteso, amato. “Lo abbiamo visto da lontano - racconta una mamma - e ci è sembrato subito uno di noi: semplice, umano, profondamente vicino. Aveva lo sguardo di chi sa ascoltare”. Per molti l’emozione più forte è stata vedere papa Leone da vicino.
Nella sua omelia, il Pontefice ha detto con forza e tenerezza: “Carissimi, noi abbiamo ricevuto la vita prima di volerla. Come insegnava papa Francesco, “tutti gli uomini sono figli, ma nessuno di noi ha scelto di nascere. Non solo. Appena nati abbiamo avuto bisogno degli altri per vivere, da soli non ce l’avremmo fatta: è qualcun altro che ci ha salvato, prendendosi cura di noi, del nostro corpo come del nostro spirito. Tutti noi viviamo, dunque, grazie a una relazione, cioè a un legame libero e liberante di umanità e di cura vicendevole”.
E ancora, parlando prima ai genitori: “Perciò vi incoraggio a essere, per i vostri figli, esempi di coerenza, comportandovi come volete che loro si comportino, educandoli alla libertà mediante l’obbedienza, cercando sempre in essi il bene e i mezzi per accrescerlo”. E poi ai figli: “E voi, figli, siate grati ai vostri genitori: dire “grazie”, per il dono della vita e per tutto ciò che con esso ci viene donato ogni giorno, è il primo modo di onorare il padre e la madre”. Rivolgendosi a nonni e anziani: “A voi raccomando di vegliare su coloro che amate, con saggezza e compassione, con l’umiltà e la pazienza che gli anni insegnano. In famiglia, la fede si trasmette insieme alla vita, di generazione in generazione: viene condivisa come il cibo della tavola e gli affetti del cuore. Ciò la rende un luogo privilegiato in cui incontrare Gesù, che ci vuole bene e vuole il nostro bene, sempre”. In queste parole abbiamo riconosciuto il senso del nostro essere famiglia, che abbiamo confermato, ancora una volta, come luogo privilegiato in cui si impara a relazionarsi e dove si vivono i legami più profondi, educandoci però vicendevolmente alla libertà. Perché la famiglia è il primo luogo dove impariamo ad amare, a perdonare, a credere, nella semplicità del quotidiano.
Uno dei momenti più forti è stato il passaggio attraverso la Porta santa della basilica di Santa Maria Maggiore, gesto simbolico e sacramentale di conversione e rinnovamento, dove abbiamo potuto sostare anche davanti alla tomba di papa Francesco.
In un bel momento di condivisione, domenica sera, molte sono state le parole di gratitudine per quanto vissuto, per le persone incontrate, per il tempo prezioso per la coppia e la famiglia, per i luoghi visitati, per i volti sorridenti incontrati, per la speranza riconosciuta e vissuta insieme. Tornando a casa, le famiglie portano con sé più di una foto o un ricordo: portano la forza di un incontro e lo stupore di aver visto negli occhi di un Papa “nuovo” il riflesso dell’amore di Dio. Il pellegrinaggio è stato un momento di grazia, vissuto nella semplicità e nella forza di chi crede che il Vangelo non sia solo un messaggio da ascoltare, ma una vita da costruire insieme, giorno dopo giorno, nelle case e nelle relazioni quotidiane. Un segno che, anche nel tempo della fragilità, la Chiesa continua a camminare con e per le famiglie. Un Giubileo che non finisce a Roma, ma comincia nelle nostre case, con uno sguardo di speranza al domani. Perché, come ha detto papa Leone, “dalle famiglie viene generato il futuro dei popoli”.