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Quattrocento giovani trevigiani a Roma per il Giubileo

I ragazzi sono nella capitale con il Vescovo fino a domenica 3 agosto

Sono a Roma, per il loro Giubileo, da martedì 29 luglio, i 400 giovani della diocesi di Treviso insieme al vescovo, mons. Michele Tomasi. I trevigiani stanno vivendo queste giornate insieme ai pellegrini di Vicenza, in una sorta di gemellaggio tra le due diocesi. Molti gli incontri con i giovani di tutto il mondo, e poi le celebrazioni, i momenti di spiritualità, culturali, di festa e l’incontro con papa Leone, sabato sera nella veglia a Tor Vergata, e domenica mattina alla messa conclusiva del pellegrinaggio. Tra i diversi appuntamenti del Giubileo ordinario che la Chiesa celebra nel 2025, quello dei giovani era il più atteso, anche per il numero di pellegrini arrivati: sono infatti 500.000 i giovani giunti da tutto il mondo, 5.000 quelli delle diocesi del Triveneto.

I nostri giovani, insieme ad altre 120.000 persone, hanno vissuto martedì sera, la gioia grande del primo incontro, fuori programma, con papa Leone XIV, che ha persorso la piazza e via della Conciliazione in auto, al termine della messa di accoglienza della diocesi di Roma, presieduta in piazza San Pietro da mons. Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione.

“Viviamo in un periodo di grande violenza, e la violenza non è soltanto nei territori di guerra: è nelle nostre strade, nelle nostre città, accanto a noi, nelle scuole”, ha detto mons. Fisichella nell’omelia della messa di accoglienza, inizio ufficiale del Giubileo dei giovani. “Dare certezza alla speranza che l’amore vince sempre, che la bontà supera la violenza, che abbiamo bisogno di essere costruttori di pace ogni giorno”, l’invito alla folla sterminata di giovani accorsi da 146 Paesi del mondo. “Se noi costruiamo la pace, il mondo avrà la pace”, ha assicurato il vescovo. “La fede è un incontro, ma il primo che ci viene incontro è Gesù”, ha spiegato mons. Fisichella soffermandosi sull’episodio evangelico della resurrezione di Lazzaro e sulle figure di Marta e Maria: “Gesù ci viene incontro quando vuole, come vuole, nel tempo stabilito da lui, non da noi. Noi siamo chiamati a rispondere”, come fa Maria, che, appena lo vede, si mette a correre, e come fa Marta, che ci testimonia come la fede deve diventare azione. “Non abbiamo mai paura di essere testimoni di Cristo risorto, perché questo è ciò che ci rende credenti, cristiani”, l’invito alla platea dei giovani: “Dobbiamo dare da mangiare a chi ha fame, dare da bere a chi ha sete, essere presenti quando qualcuno ha bisogno di noi, restituire dignità a chi non ha più la propria. Siamo chiamati a dare coraggio, a dare consolazione, a dare, a tutti coloro che piangono, un sorriso. Sono le Beatitudini la testimonianza che il Signore ci chiede di dare al mondo di oggi”.

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