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Natale di Gesù: la pace - shalom nasce qui

Siamo chiamati a decidere di crederci, di accogliere la sua fiducia, di fare spazio alla sua presenza, sapendo che aderiamo ad un percorso di progressiva responsabilità umana e cristiana. Solo camminando insieme scopriamo di crescere insieme, e insieme di compiere il sogno di vita benedetto da Dio

E’ nato un bimbo: questo è l’avvenimento che si compie in questo giorno di Natale. Ed è un avvenimento che ci dice immediatamente due cose.
Una nascita
Primo, il nostro camminare nell’attesa incontra una nascita, qualcuno che porta novità nella storia, nel mondo, come ogni nascita umana fa. È generazione, è speranza, è vita. E ci dice che Dio questo desidera per noi, per ogni uomo e donna sulla terra: un vivere benedetto, cioè pienamente degno di essere vissuto. Perché sia tale, lui stesso viene a condividerlo personalmente, in tutta la sua bellezza, gioiosità, desiderabilità, debolezza, vulnerabilità, mortalità. Infatti, la seconda cosa che questa nascita ci dice è che Dio si affida a noi come neonato che dipende completamente da chi incontra: ogni bambino che nasce, se non viene accolto, entro poche ore muore. Oggi nel mondo intero nascono bimbi e bimbe, nella maggior parte dei casi in situazioni di grande precarietà. Affidati non solo ai loro genitori quanto, in qualche modo, all’intera umanità, alle nostre capacità di rendere loro possibile un mondo in cui vivere degnamente. Bimbi che da un lato ci chiedono responsabilità, dall’altra ci offrono speranza. Come credenti, siamo chiamati a riconoscere anche in loro il volto del Dio che viene, che viene a compiere le sue promesse di vita: e chi ha figli o nipoti sa benissimo quale “botta di vita” sia un piccolino o una piccolina che nasce.
… che porta salvezza…
Colui che nasce oggi è davvero colui che ha “dispiegato” l’immenso spazio dei “cieli”, che “chiama per nome” le miriadi di galassie e le miriadi di miriadi di stelle, e ogni dimensione necessaria alla presenza degli universi, e si “spoglia” di tutto se non della grandezza fragilissima di un nato d’uomo e di donna, che ha bisogno di fasce, e di una mangiatoia in cui riposare.
Ma non solo: colui che nasce si impegna a nascere come “salvatore”, in grado di rispondere pienamente al suo nome: Gesù, Dio-salva. Vi risponderà con la sua vita intera: il modo di incontrare gli altri, di avere attenzione soprattutto per gli esclusi dalla vita, le donne, i piccoli, i malati, i poveri, gli emarginati in tante forme… Risponderà al suo nome fino alla morte, affidandosi al Padre fin nella morte stessa di croce, aprendo una via per la vita di Pasqua.
… chiedendo accoglienza…
E ancora: colui che nasce, nasce nella fragilità e precarietà del nostro stesso corpo, della nostra carne di carne, della storia di questo tempo, del mondo in cui viviamo. Viene oggi per “piantare la sua tenda in mezzo a noi”, non per una visita di passaggio, ma a rendere possibile una vita veramente degna di essere vissuta, a partire da coloro che ne sono più esclusi: le vittime di ogni violenza, fisica, economica, sociale, gli scartati perché inutili ai fini produttivi, gli indifesi rispetto ad ogni forma di sfruttamento, lavorativo, sessuale, culturale… Questa è la shalom che ci viene donata a Natale, che ci viene offerta e insieme viene affidata alla nostra custodia e alla nostra cura. Siamo chiamati a decidere di crederci, di accogliere la sua fiducia, di fare spazio alla sua presenza, sapendo che aderiamo ad un percorso di progressiva responsabilità umana e cristiana. Un bimbo, una bimba ti impegnano per anni, per una vita intera. Anche chi non ha figli propri è chiamato ad accogliere con responsabilità le generazioni che verranno. Solo camminando insieme, ognuno con il suo ruolo, scopriamo di crescere insieme, e insieme compiere il sogno di vita benedetto da Dio.
...e chiama a più profonda attenzione alla storia che viviamo
Impariamo a dirci che abbiamo bisogno di questa nascita di speranza, di questa responsabilità a cui quel primo grido di bimbo ci chiama. Ma per distinguerle, speranza e responsabilità, mischiate a mille altre forze nella nostra storia, abbiamo bisogno di imparare da Maria. Lei sapeva che quel bimbo sarebbe stato figlio imprevedibile secondo la misericordia del Padre. E nella concretezza di quella storia così piccola rispetto alle grandi manovre degli imperi, sente la necessità di custodire quanto va accadendo, “mettendo insieme” gli avvenimenti per comprenderne man mano il senso, l’appello alla via che aprono ai suoi passi, la via per la quale Dio chiama a compiere con lui la shalom, la vita piena. Lo fa con tutta se stessa: con la necessaria intelligenza, ma pure con la passione e la determinazione che costruiscono volontà di cammino. Ci aiuti lei a chiedere che lo Spirito Santo apra nel nostro cuore uno spazio per tutte le nascite, finché diventino nascite alla vita di Pasqua, per ciascuno, per ciascuna, per le nostre comunità, per il creato intero. Perché in una storia tante volte minacciata dalla morte, ci convertiamo ad una Nascita. 

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