venerdì, 06 giugno 2025
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Laudato si’, dieci anni dopo

Sfida lasciata in eredità al mondo e a ciascuno di noi

Dieci anni sono passati dall’enciclica Laudato si’, sulla cura della casa comune (LS) e, ora, ci troviamo a ripensarne la forza, proprio mentre Francesco, che ce l’ha donata, contempla il volto del Creatore. Dieci anni nei quali abbiamo imparato a cogliere quanto centrali siano i temi che essa ci ha consegnato: crisi socio-ambientale, teologia della creazione, ecologia integrale.

Non si tratta, certo, di elementi completamente nuovi: la stessa LS è ricca di richiami al magistero dei pontefici immediatamente precedenti, mentre la riflessione ecumenica su tali tematiche risale ancora agli anni ’70 del secolo scorso. Tuttavia, Francesco ha saputo rilanciarli con tale forza ed efficacia da “bucare lo schermo”, riportandoli al centro dell’attenzione delle Chiese cristiane e della stessa opinione pubblica. Negli anni successivi poi ha mantenuto forte l’attenzione su di essi con numerosi altri testi ed interventi: si pensi al terzo capitolo dell’esortazione apostolica postsinodale Querida Amazonia, a molti messaggi e, soprattutto, all’Esortazione Apostolica Laudate Deum sulla crisi climatica, del 2023.

Perché Francesco è stato acutamente conscio della drammaticità della crisi, del suo impatto sulle vite di tanti uomini e donne - i poveri in primo luogo - del grido della madre terra che patisce violenza. I suoi appelli nascevano anche dalla percezione di un’urgenza che gli anni trascorsi da LS hanno solo reso più forte; dal senso di ingiustizia dinanzi a un degrado ambientale che impatta, in primo luogo, su persone e popoli che meno ne sono responsabili. L’invito alla responsabilità personale ed alla pratica di stili di vita leggeri e a basso impatto si saldava, così, con l’interpellazione alla politica e all’economia, per la costruzione di società sostenibili e decarbonizzate, per il superamento della prospettiva dello scarto, a favore di un’efficace circolarità.

Sbaglierebbe, però, chi cogliesse in Francesco solo una tra le tante voci che vanno lodevolmente richiamando a un orizzonte etico-ambientale. LS è stata potente anche dal punto di vista teologico, con la sua attenzione per la confessione di Dio in quanto creatore, fonte di vita, origine di un mondo che è bello - sette volte bello secondo Gen. 1 - anche per la ricca biodiversità che lo abita. Un mondo che può certo essere studiato come “natura”, ma che la parola “creazione” invita a cogliere come espressione di una misericordia fondante, di una tenerezza e di una cura rivolte a ogni creatura. Un mondo, ancora, che è comunità di creazione: “Tutto è connesso” ripete più volte LS, a richiamare una relazionalità che esprime la realtà di un Dio che è relazione.

Questo il senso dell’ecologia integrale; qui si innesta l’invito di Francesco a vivere una densa spiritualità della creazione, innervando di essa la vita liturgica e la preghiera personale, ma avviando anche processi di conversione ecologica nell’esistenza delle comunità. Corrispondere all’amore del Dio trino significa, anche, amare la terra che egli ci ha donato, e abitarla in modo responsabile, custodendola e coltivandola, come amministratori chiamati a renderne conto, e non come despoti che la usano e ne abusano.

È una sfida che Francesco lascia in eredità a tutte le comunità cristiane e al mondo delle religioni, ma anche a ogni persona che abita questo pianeta. (*vicedirettore istituto di studi ecumenici “San Bernardino”)

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