venerdì, 04 luglio 2025
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Una paura che paralizza, una scelta di fede che fa vivere - Domenica XII del T.O.

Anche noi come i Dodici siamo invitati ad affidarci al Padre che ha cura di noi

A chi sta parlando Gesù? A coloro che, nel Vangelo di domenica scorsa, aveva inviato in missione. Ovvero a tutti i suoi discepoli. Perché seguire Gesù (lo scoprivamo l’ultima volta) vuol dire cercar di vivere come è vissuto lui: annunciando nelle scelte, nel comportamento, nelle parole, nella vita intera che Dio viene a salvare il nostro più profondo desiderio di vita, quello di amare e di essere amati, viene a rendere possibile vivere avendo cura degli altri, di noi stessi, del mondo intero.
Perché è lui per primo ad avere cura di me, di noi.
Non aver paura?
Ed è per questo che è possibile “non avere paura”, o meglio, non lasciarsi paralizzare dalla paura, non lasciare che la paura ci impedisca di essere discepoli, e scopritori e annunciatori e custodi di tutto il bene a cui Dio ha dato inizio nel mondo. Tutto questo bene, che continuamente ci viene donato, andrà fatto conoscere, fatto vedere in piena luce!
La paura di per sé è un sentimento prezioso, perché ci avvisa dei pericoli che corriamo. Ebbene, il pericolo di ciò che possono farci gli uomini, di farci morire in molti modi, non è nemmeno il pericolo più grande! Solo Dio infatti ha il potere di cancellarci completamente dalla trama dell’esistenza, escludendoci dal suo amore. Ma proprio colui che ha tale potere di “cancellazione totale” (ed è questo il rischio di cui aver davvero paura) è colui che “sta accanto” ad ogni passero che cade a terra, ad ogni capello che cade dal nostro capo, e ne ha cura.
Neppure la morte
Attenzione, Gesù non dice: “Niente paura, non vi capiterà alcun male!”. Lui per primo è morto in croce. E al discepolo potrà capitare di condividere la sorte del Maestro e Signore. E quante “paure di morte” paralizzano noi: di sentirci rifiutati dagli altri, di essere minacciati nelle nostre sicurezze e nella nostra vita, di veder svanire le nostre speranze per coloro che amiamo… Ma neanche la morte può arrestare la vita di Dio, che si manifesta nella vita dei risorti. E Gesù neppure dice: “Abbiate coraggio, e questo vi farà passare ogni paura!”. Lui stesso ha avuto paura di fronte alla prospettiva della croce. Ma questa paura non l’ha fermato, perché ben più efficace di ogni povero coraggio umano è stata la sua scelta di fidarsi del Padre, fin sulla croce e oltre la croce stessa.
Ancora una volta, una scelta di fede
Ed ecco, allora, il senso della frase conclusiva, sul riconoscere e sul rinnegare: è davvero questione di una scelta di fede, pur fragile, pur zoppicante e dubbiosa. Ma è l’unica scelta che può aiutarci a non lasciarci paralizzare dalla paura. Affidarsi al Padre che ha cura di noi affidandoci a suo Figlio, colui di cui lui si fida di più, e che sempre e per sempre è Gesù “Dio-salva”. Cioè colui che desidera più di ogni altra cosa riconoscerci come suoi discepoli, come persone che hanno accolto il suo dono di vita e di amore, seguendolo nella via che libera da ogni paralisi di morte.
I testimoni che ci sostengono
Certo, dentro l’esperienza quotidiana la “Provvidenza” sembra essere incapace di “salvare” persino i passeri, per cui tale scelta di fede può apparire ben ridicola, o quanto meno inefficace. Eppure, la testimonianza di coloro che, fidandosi di lui, giorno per giorno si mettono in gioco, arrischiando vita, reputazione, ricompense, privilegi pur di seguirlo e rendere presente il suo amore… questa testimonianza continua a sostenermi, continua a sostenerci. È l’umile luce che illumina scelte di bene, e ce le rende visibili. È la fragile candela accesa in notti di bufera, alla quale possiamo sempre riaccendere la nostra fede, quando siamo scossi da tempeste di morte e di paura.
Lo Spirito Santo ci doni di scorgere questa luce in noi e attorno a noi, e di lasciarcene accompagnare.

LA SCHEDARisiera di San Sabba - TriesteCi sono dei luoghi (la risiera di san Sabba a Trieste è uno di questi) che conservano la memoria di un abisso di malvagità e crudeltà, luoghi in cui è difficile credere in Dio e ancor più e difficile continuare a credere nell’uomo. Tra quelle mura, mantenere ferma la fede nell’amore provvidente del Padre sembra un gesto folle, ma assume la forza di un atto rivoluzionario capace di trasformare il mondo.

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