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Obolo di San Pietro. Caballero Ledo: “Sostiene la carità e la missione del Papa e della Santa Sede”

L’Obolo di San Pietro non è una semplice colletta, ma un atto di corresponsabilità ecclesiale che unisce i fedeli di tutto il mondo attorno alla missione del Papa. In vista della Giornata per la Carità del Papa, celebrata il 29 giugno, il prefetto della Segreteria per l’Economia, Maximino Caballero Ledo, spiega il valore spirituale, pastorale e gestionale di questo strumento di solidarietà, tra trasparenza, fiducia e partecipazione alla missione universale della Santa Sede.
Domenica 29 giugno, solennità dei Santi Pietro e Paolo, celebreremo la Giornata per la Carità del Papa in cui si svolge la tradizionale raccolta di sostegno al ministero del Santo Padre per la Chiesa universale. Ci può spiegare come viene impiegato l’Obolo?Per una maggior comprensione su cosa sia l’Obolo di San Pietro e cosa significhi l’espressione “Carità del Papa”, è necessario andare oltre la visione ristretta che identifica la carità con l’elemosina o con le opere assistenziali. Non si tratta soltanto di distribuire il denaro ricevuto nelle diverse parti del mondo per iniziative caritative ma è altrettanto importante comprendere che la carità del Santo Padre riguarda la sua missione, che egli svolge attraverso i Dicasteri e le istituzioni della Curia Romana al servizio della Chiesa universale.
Quindi la carità non è solo assistenza materiale, ma anche sostegno alla missione universale del Santo Padre nel suo complesso?La carità si esprime anche nel sostenere le necessità legate allo svolgimento della missione stessa, affinché essa possa essere portata avanti in modo efficace e coerente con i principi evangelici. Sebbene alcuni Dicasteri destinino parte del loro bilancio ad aiutare le Chiese locali in difficoltà, la loro funzione principale è offrire un servizio specifico per tutta la Chiesa. Queste istituzioni della Curia non generano reddito né ricevono compensi per il loro operato. Si pensi, ad esempio, ai servizi per l’unità della fede, alla liturgia, alla comunicazione del Papa, alla promozione della pace e dello sviluppo umano, alla conservazione del patrimonio della Biblioteca Apostolica e dell’Archivio Apostolico Vaticani, alle Rappresentanze Pontificie. Tali attività sono parzialmente sostenute grazie alle donazioni destinate all’Obolo di San Pietro.
L’Obolo è una forma storica con cui i fedeli partecipano alla missione universale del Papa. In che modo questo strumento mantiene oggi la sua rilevanza, anche nella coscienza ecclesiale e nel cammino sinodale della Chiesa?L’Obolo è una pratica che ha origini nel Vangelo e negli insegnamenti degli Apostoli. È ancor ‘oggi una forma concreta di appartenenza alla Chiesa e di partecipazione alla missione universale del Santo Padre, in quanto Successore di Pietro. Le offerte, donate spontaneamente dai cattolici di tutto il mondo e, anche da persone di buona volontà, costituiscono una fonte importante di sostegno alla Santa Sede.
La Chiesa ha sempre potuto continuare la sua opera grazie all’offerta generosa di innumerevoli persone che, grate per il dono della fede, donano ciò che possono.
Per questo motivo le offerte hanno un profondo valore simbolico: esprimono amore e fiducia verso il Santo Padre. Il cammino sinodale, in questo senso, può contribuire a rendere più vivo il senso di appartenenza e di corresponsabilità all’interno della comunità ecclesiale.
Cosa occorre fare per mantenere viva questa consapevolezza?È necessario rinnovare costantemente l’opera di sensibilizzazione – e lo dico per esperienza personale -, raccontando e approfondendo il significato spirituale ed ecclesiale dell’Obolo. Solo così si può rafforzare la consapevolezza che ciascuno di noi, secondo le proprie possibilità, può sostenere il ministero universale del Papa.
Negli ultimi anni, la Santa Sede ha promosso con decisione un processo di trasparenza e rendicontazione. Ritiene che la pubblicazione regolare dei Rapporti dell’Obolo stia contribuendo a rafforzare un clima di fiducia e corresponsabilità nella comunità ecclesiale?Il percorso di trasparenza e rendicontazione si inserisce nella più ampia riforma economica avviata da Papa Francesco e confermata da Papa Leone XIV, che coinvolge tutte le realtà della Santa Sede, incluso naturalmente l’Obolo di San Pietro. La trasparenza non è solo uno strumento di buona gestione, ma una forma di rispetto e di dialogo con i fedeli, che hanno il diritto di sapere come vengono utilizzate le loro offerte.
Quali strumenti rendono visibile questo impegno?Ogni anno viene pubblicato un Rapporto sull’Obolo, accessibile a tutti, che testimonia l’impegno della Santa Sede verso una cultura della responsabilità e della fiducia. Questi Rapporti vengono anche condivisi con le Conferenze episcopali, affinché le Chiese locali siano più consapevoli delle necessità della Santa Sede e possano sentirsi parte attiva nel suo sostegno.
Che cos’è l’Obolo di San PietroL’Obolo di San Pietro è la raccolta che ogni anno, nella solennità dei Santi Pietro e Paolo, viene destinata dai fedeli di tutto il mondo a sostegno della missione del Papa. Le offerte raccolte servono a finanziare le attività pastorali e caritative della Santa Sede, in particolare nei confronti delle comunità più fragili, e a sostenere le strutture che rendono possibile il ministero del Vescovo di Roma a servizio della Chiesa universale. È un gesto di comunione, fiducia e corresponsabilità.
Qual è il senso ecclesiale di questo contributo?È un bene che la Chiesa possa sostenersi grazie ai fedeli: un sostegno libero, disinteressato, che nasce dalla comunione e dalla condivisione della missione stessa. In questo senso, le offerte all’Obolo di San Pietro non sono solo un aiuto economico, ma un segno concreto di partecipazione e corresponsabilità. Senza questo contributo, molte opere della Santa Sede non sarebbero possibili.
Siamo profondamente grati a tutti coloro che continuano a offrire con generosità e fiducia il proprio sostegno.
Da alcuni anni, le uscite dell’Obolo superano le entrate, rendendo necessario un ricorso parziale al patrimonio del fondo. È una dinamica che preoccupa? Quali orientamenti state seguendo per garantire equilibrio e sostenibilità nel lungo periodo?È certamente una dinamica che monitoriamo con attenzione e responsabilità. Tuttavia, non possiamo dimenticare che la Chiesa ha una missione che non può essere condizionata unicamente dalle risorse disponibili in un determinato momento. La missione ci chiede sempre di più: essere presenti dove c’è bisogno di vicinanza, mediazione, solidarietà e testimonianza.
Quali misure si stanno adottando per affrontare questa sfida?Siamo consapevoli che questo squilibrio non può prolungarsi indefinitamente. Per questo stiamo lavorando per contenere i costi e rafforzare una gestione prudente e trasparente. Ma soprattutto confidiamo nella generosità dei fedeli e nella Provvidenza, che tante volte nella storia della Chiesa si è manifestata attraverso la creatività dello Spirito Santo e i gesti semplici e concreti di solidarietà. Siamo certi che, con l’impegno di tutti, sarà possibile garantire la continuità di questo servizio al Vangelo.
Gran parte delle donazioni proviene da contesti geografici ben definiti, in particolare dagli Stati Uniti. C’è la volontà di coinvolgere in modo più ampio le Chiese locali di altri continenti, anche attraverso percorsi di sensibilizzazione o nuove forme di partecipazione?La partecipazione solidale di persone e comunità in tutto il mondo è per noi motivo di gratitudine e di incoraggiamento nel proseguire la missione affidataci.
È importante che le comunità di ogni continente si sentano parte attiva di una missione universale, e che vedano nell’Obolo non solo una raccolta, ma un gesto di comunione e fiducia.
In alcuni casi, una limitata partecipazione è legata ad una scarsa conoscenza del senso profondo dell’Obolo di San Pietro e anche delle reali necessità della Santa Sede. Per questo motivo stiamo lavorando per rafforzare i percorsi di sensibilizzazione, offrendo strumenti che aiutino a comprendere meglio il valore della corresponsabilità ecclesiale. Ogni Chiesa locale può contribuire a questo obiettivo, anche attraverso nuove forme di partecipazione che valorizzino la dimensione educativa, spirituale e pastorale del dono.
All’interno del quadro complessivo della distribuzione delle risorse per progetti formativi, pastorali e di solidarietà, l’Europa riceve una particolare attenzione. Come si interpreta questa dinamica?La distribuzione di una parte rilevante delle risorse in Europa si deve principalmente al numero crescente di borse di studio concesse a sacerdoti, seminaristi e religiosi provenienti da Africa, America Latina e Asia. Questi studenti si formano negli atenei pontifici, con l’obiettivo di tornare poi a servire le loro comunità di origine, arricchiti da un’esperienza ecclesiale e accademica internazionale. Si tratta quindi di un progetto a lungo termine a beneficio della Chiesa universale, anche se gestito in ambito europeo.
Ci sono però anche bisogni immediati nel contesto europeo. Come vengono affrontati?Non possiamo dimenticare che anche l’Europa è oggi attraversata da nuove forme di fragilità sociale, e colpita dalle conseguenze della guerra, che continua a generare sofferenza anche su questo continente. In questo contesto, la solidarietà si esprime attraverso interventi che rispondono a bisogni reali e urgenti, secondo criteri di missione, vicinanza e responsabilità.