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Phantasmagoria Pacis, la pace in mostra al museo Salce di Treviso

Urgenza etica ed estetica

“La pace non è soltanto silenzio delle armi e assenza di guerra; è un clima di benevolenza, di fiducia e di amore che può maturare in una società fondata su relazioni di cura, in cui l’individualismo, la distrazione e l’indifferenza cedono il passo alla capacità di prestare attenzione all’altro”. Sono parole di papa Francesco e rimandano alla mostra “Phantasmagoria Pacis”, che sarà inaugurata sabato 13 settembre, alle ore 11.30, al Museo nazionale Collezione Salce di Treviso, sede di Santa Margherita, visitabile fino al 9 novembre. L’esibizione, nato dalla collaborazione tra la Fondazione Venezia per la Ricerca sulla Pace e il Museo nazionale Collezione Salce, propone, infatti, una nuova narrazione della pace. Non più solo assenza di conflitto, ma presenza attiva di costruzione, immaginazione e dialogo.

Ma già la città di Treviso ha avuto un’anteprima di questa mostra: un’elaborazione digitale dell’artista Damiano Fasso è proiettata sulla facciata del Palazzo della Prefettura, dallo scorso venerdì 5 settembre, alle ore 19, e lo sarà per tre settimane.

Utilizzare l’arte per costruire ponti duraturi, dunque. L’arte è quella rappresentata da manifesti storici, opere digitali e installazioni contemporanee, “Phantasmagoria Pacis” - spiegano i curatori, Elisabetta Pasqualin, direttrice del Museo nazionale Collezione Salce, e Antonio Silvio Calò, presidente della Fondazione Venezia per la ricerca sulla pace - invita a vedere la pace come un processo complesso, fragile e prezioso che richiede pensiero, impegno e responsabilità condivisa.

La mostra presenta una selezione di oltre 50 manifesti storici del Museo nazionale Collezione Salce,in particolare quelli del secondo dopoguerra, che raccontano speranza, ricostruzione, inclusione e convivenza. Accanto a questi, trovano spazio le opere di artisti contemporanei come Tobia Ravà (Padova, 1959), Abdallah Khaled (Tamrichte Bejaïa, 1954) e Damiano Fasso (Vicenza, 1976).

Quest’ultimo, in particolare, rielabora manifesti d’epoca attraverso animazioni digitali generative, mescolando passato e presente in un racconto visivo inedito.

“Ospitare questa mostra nel Museo Salce ci permette di svelare come i grandi temi della pace, dell'inclusione e della non-violenza siano stati raccontati per oltre un secolo attraverso la grafica. L'accostamento tra i nostri manifesti del dopoguerra e le opere digitali contemporanee crea una «fantasmagoria» visiva che dimostra quanto la costruzione della pace sia un'urgenza estetica ed etica, ieri come oggi”, aggiunge Elisabetta Pasqualin.

Curiosa la genesi dell’esposizione spiegata dal professor Calò, disgutato dal fatto che i libri di storia parlino solo di pre guerra, guerra e post guerra: “Questa mostra nasce da un piccolo oggetto: un francobollo. Ma come spesso accade, sono i segni più minuti a custodire le visioni più grandi. Non si parte da ciò che distrugge, ma da ciò che può costruire. È proprio questa inversione di sguardo il cuore dell’esposizione: la scelta di mettere in luce il potenziale costruttivo della pace, anziché celebrarne solo l’assenza di conflitti”. Uno sforzo comune per “andare oltre la narrazione comune, attraverso linguaggi universali”, anche con la musica di Bach, la messa in Bi minore Dona Nobis Pacem, suonata dal trevigiano Andrea Marcon, che fa da sottofondo alla visita.

Un grazie ripetuto è stato rivolto al sindaco Mario Conte che ha deciso di aprire le porte della città a un tema che oggi più che mai, anche a causa dei conflitti che segnano questo periodo storico, ci interpella tutti: la pace come responsabilità condivisa.

I temi della mostra e le opere

La mostra si sviluppa attorno a nuclei tematici forti che propongono un'indagine sfaccettata sulla pace. Si esplorano i simboli della Pace, come la colomba e la gioventù, intesa come forza di cambiamento, e si analizza la stampa come strumento militante, esplorando come la grafica sia stata usata per diffondere i principi di non violenza e pacifismo. Questi temi, a loro volta, generano nuovi linguaggi di pace attraverso il costante dialogo tra cultura e scienza. Un'altra sezione è dedicata al ruolo della fede come veicolo di riconciliazione e alle figure dei grandi personaggi che hanno dedicato la propria vita alla pace, trasformandola in una testimonianza attiva di impegno. La mostra pone un'attenzione particolare al ruolo delle donne, tessitrici di relazioni, costruttrici di coesione. Tutti questi aspetti, insieme a manifesti Onu, copertine storiche e materiali relativi a eventi come l’Anno santo o i Festival della gioventù, contribuiscono a comporre un mosaico ampio e sfaccettato. In mostra, poi, Phantasmagoria Pacis, opera digitale animata di Damiano Fasso, commissionata dalla Fondazione e ispirata all’Agenda 2030, che unisce pittura digitale, intelligenza artificiale e musica. Quindi, le opere di Tobia Ravà, ebreo, e Abdallah Khaled, musulmano, che esplorano il dialogo tra culture, lingue e religioni attraverso diverse tecniche artistiche, tra cui tempere acriliche e litoserigrafie. Esposta una litoserigrafia a quattro mani, potente simbolo delle migrazioni umane e faunistiche, che invita a riflettere sulla pace come risultato della fusione e della convivenza.

Esposto anche il francobollo congiunto tra lo Stato Italiano e Città del Vaticano, punto di partenza dell'iniziativa, emesso per i 25 anni della Fondazione. Questo francobollo, per l’ottenimento del quale è stato ringraziato Mauro Michielon, veicolo di messaggi universali, sarà donato al Presidente della Repubblica, al Papa e ai 42 Premi Nobel per la pace viventi. Orari: dal venerdì alla domenica 10-18. Info 0422 423386, drm-ven.collezionesalce@cultura.gov.it.

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