sabato, 15 giugno 2024
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Aumenta la fame nel mondo

Secondo il rapporto globale sulle crisi alimentari, nel 2023 quasi 282 milioni di persone in 59 Paesi hanno sofferto livelli elevati di denutrizione, 24 milioni in più dell’anno precedente

Secondo l’ultimo Rapporto globale sulle crisi alimentari (Grfc), prodotto dal Food security information network, nel 2023 quasi 282 milioni di persone in 59 Paesi e territori hanno sofferto livelli elevati di fame acuta, con un aumento a livello mondiale di 24 milioni rispetto all’anno precedente. Questo aumento è dovuto alla maggiore copertura del Rapporto sui contesti di crisi alimentare e al forte deterioramento della sicurezza alimentare, soprattutto nella Striscia di Gaza e in Sudan.

L’intensificarsi dei conflitti e dell’insicurezza, l’impatto degli shock economici e gli effetti di eventi meteorologici estremi continuano a determinare una grave insicurezza alimentare.

I conflitti sono rimasti il fattore principale che ha colpito 20 Paesi, con quasi 135 milioni di persone in condizioni di insicurezza alimentare acuta - quasi la metà del numero globale.

Affrontare le crisi alimentari persistenti richiede urgenti investimenti nazionali e internazionali a lungo termine. Anche la pace e la prevenzione devono diventare parte integrante della trasformazione a lungo termine dei sistemi alimentari. Senza di ciò, le persone continueranno a soffrire la fame per tutta la vita, e i più vulnerabili moriranno di fame.

Per approfondire il Rapporto abbiamo posto alcune domande a Giulio Fabris, responsabile comunicazione e partnership per il Food security information network.

Leggendo l’ultimo Rapporto sulle crisi alimentari appena pubblicato è aumentato di quasi l’8% la popolazione mondiale che soffre di livelli di crisi acuta. Quali sono le principali cause?

Nel 2023, quasi 282 milioni di persone in 59 Paesi e territori hanno sperimentato livelli elevati di fame acuta. Si tratta di un aumento di 24 milioni rispetto all’anno precedente, dovuto alla maggiore copertura del rapporto nei contesti di crisi alimentare, nonché a un forte deterioramento della sicurezza alimentare, soprattutto nella Striscia di Gaza e in Sudan. Il deterioramento, in generale, è dovuto alla convergenza e all’intensificarsi di diversi fattori, quali conflitti e tensioni, impatto devastante di eventi meteorologici estremi (causati principalmente da El Niño), shock economici, come l’aumento vertiginoso dell’inflazione e il costo elevato del cibo per i Paesi importatori. Questi fattori interconnessi stanno esacerbando la fragilità dei sistemi alimentari, l’emarginazione rurale, la cattiva governance e le disuguaglianze, e causano massicci spostamenti di popolazioni a livello globale, con la protezione delle popolazioni sfollate che subisce un ulteriore impatto a causa dell’insicurezza alimentare. Oltre al numero totale (che è in costante aumento), è importante considerare la proporzione di persone che affrontano un’elevata insicurezza alimentare acuta, che dal 2016 è raddoppiata, arrivando nel 2023 al 22 per cento. Dal 2020, la proporzione è rimasta costantemente alta, questo significa che negli ultimi anni oltre una persona su cinque, tra tutte quelle prese in esame, ha sofferto di insicurezza alimentare acuta. Il quadro è oggettivamente preoccupante, se pensiamo che il World food programme, l’agenzia Onu, con base a Roma, che si occupa di assistenza alimentare e che nel 2022 ha assistito circa 160 milioni di persone, deve ridurre l’entità dei suoi interventi per una criticità di finanziamenti, dando priorità a quelli più urgenti.

E le principali aree di vulnerabilità?

I dati storici del rapporto (2016-2023, con 36 Paesi inclusi in ogni singola edizione del rapporto) mostrano che le crisi alimentari stanno diventando sempre più gravi e prolungate. Queste crisi alimentari prolungate comprendono la grande maggioranza (80-90 per cento) della popolazione che soffre di insicurezza alimentare trattata nell’ultimo rapporto. Nel 2023, più di 705.000 persone si sono trovate a livelli di catastrofe di insicurezza alimentare e a rischio di carestia: si tratta del numero più alto nella storia, quadruplicato dal 2016. Tra quanti affrontano una carestia imminente, l’80 per cento è nella Striscia di Gaza, altri sono in Sud Sudan, Burkina Faso, Somalia e Mali.

Con oltre 36 milioni di bambini sotto i 5 anni di età con malnutrizione acuta in 32 Paesi, come mostra il rapporto, sono i più piccoli soprattutto in aree di conflitto e disastri climatici e risentirne maggiormente...

Nel 2023, la malnutrizione acuta tra i bambini e donne ha continuato a peggiorare, soprattutto nelle aree colpite da conflitti armati. Sono stati più di 36 milioni i bambini sotto i cinque anni gravemente malnutriti in 32 dei Paesi analizzati dal rapporto, con circa il 60 per cento di loro che si trova nelle dieci crisi alimentari più gravi, tra cui Repubblica Democratica del Congo, Nigeria, Sudan, Afghanistan, Etiopia, Yemen, Siria, Bangladesh, Pakistan, Myanmar.

Il Rapporto lancia, inoltre, l’allarme che il conflitto nella Striscia di Gaza e l’acuirsi del conflitto in Sudan potrebbero portare entro luglio 2024 a 1,7 milioni di persone in una situazione di catastrofe...

L’escalation delle ostilità nella Striscia di Gaza alla fine del 2023 ha creato la più grave crisi alimentare nella storia della classificazione Ipc e del rapporto, con l’intera popolazione che si trova ad affrontare alti livelli di insicurezza alimentare acuta (2,2 milioni di persone), di cui il 26 per cento (equivalente a oltre mezzo milione di persone) a livello di catastrofe (fase 5 dell’Ipc). Il Sudan ha visto il maggior deterioramento a causa degli impatti devastanti del conflitto dall’aprile 2023, con 8,6 milioni di persone in più che si trovano ad affrontare livelli elevati di insicurezza alimentare acuta, rispetto al 2022. Se si analizza l’andamento negli anni, l’attuale numero di persone in condizioni di elevata insicurezza alimentare è quasi tre volte superiore al picco medio registrato dal 2016. La situazione della sicurezza alimentare è notevolmente peggiorata a causa dell’escalation del conflitto, con un allarme emesso a fine marzo 2024, per invitare le parti in conflitto ad agire immediatamente per prevenire la carestia. Inoltre, il conflitto ha creato la più grande crisi di sfollamento interno del mondo.

I conflitti, gli shock economici a livello nazionale e globale, insieme agli estremi meteorologici continuano a essere sempre più interconnessi. Cosa fare?

Nel 2023, i conflitti sono rimasti il fattore principale che ha colpito quasi la metà (quasi 135 milioni di persone in 20 Paesi) della popolazione totale in condizioni di insicurezza alimentare acuta. Pace e stabilità sono, quindi, prerequisiti della sicurezza alimentare. Le crisi climatiche e gli eventi meteorologici estremi sono sempre più frequenti e prolungati, e il loro impatto è sempre più grave. Il 2023 è stato l’anno più caldo mai registrato. Infine, gli shock economici sono diventati un fattore più importante di fame acuta a partire dal 2020, soprattutto a causa dell’impatto indiretto del Covid-19 nel 2020 e 2021 e degli effetti della guerra in Ucraina nel 2022. Questi shock globali hanno evidenziato l’interdipendenza dei sistemi alimentari a livello mondiale. Agire su questi fattori con un approccio olistico è, quindi, l’unica soluzione per migliorare la situazione della sicurezza alimentare, combinando azioni dirette a risolvere crisi nell’immediato con interventi a lungo termine per affrontare le cause profonde delle crisi alimentari, a livello nazionale e internazionale, per trasformare i sistemi alimentari e stimolare lo sviluppo agricolo e rurale, oltre a una maggiore preparazione alle crisi e un’assistenza salvavita fondamentale su larga scala. La pace e la prevenzione devono, inoltre, diventare parte integrante della trasformazione a lungo termine dei sistemi alimentari.

Gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 appaiono irraggiungibili. E’ proprio così?

I dati del rapporto, sia di quest’anno che storici, indicano che ci stiamo allontanando dal secondo Obiettivo di sviluppo sostenibile (Sdg2, Fame zero), che dovrebbe, invece, essere raggiunto nel 2030. I dati contenuti nel rapporto possono servire ad approfondire cause ed effetti delle crisi alimentari, dell’insicurezza alimentare e della malnutrizione, oltre a fornire informazioni accurate e puntuali sulle crisi alimentari a livello nazionale, regionale e globale. Questo tipo di rapporto può, inoltre, stimolare proposte e promuovere soluzioni informate e basate sulle evidenze per la trasformazione e il miglioramento dei sistemi alimentari.

Le attività dovrebbero concentrarsi su un’assistenza umanitaria più efficace. Serve, quindi, una maggiore collaborazione tra le diverse agenzie internazionali e le ong?

Non c’è solo bisogno di assistenza umanitaria più efficace, ma anche di azioni mirate che risolvano le cause profonde delle crisi alimentari nel lungo periodo. Le parole del segretario generale delle Nazioni unite, António Guterres, sono chiare: “Questa crisi richiede una risposta urgente. Utilizzare i dati contenuti in questo rapporto per trasformare i sistemi alimentari e affrontare le cause alla base dell’insicurezza alimentare e della malnutrizione sarà cruciale”. Purtroppo, i finanziamenti per le attività umanitarie non tengono il passo con le necessità. I Governi devono aumentare le risorse disponibili per lo sviluppo sostenibile, mettendo in atto proposte per uno stimolo agli Obiettivi di sviluppo sostenibile a sostegno dei Paesi in via di sviluppo e finanziando pienamente le operazioni umanitarie.

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