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In America Latina l’acqua vale più dell’oro

Il documento della Chiesa latinoamericana sulle attività minerarie
19/09/2025

Nella provincia di Bolívar, in Ecuador, la polizia ha represso duramente, nelle scorse settimane, le comunità che stavano esercitando il loro diritto pacifico alla protesta in difesa dell’acqua, della terra e della vita, perché in quella regione l’estrazione mineraria stava contaminando i fiumi. “L’acqua vale più dell’oro”, il loro grido di protesta. In Perù, nella regione di Cajamarca, qualche settimana fa, le acque che dissetavano un villaggio di ottocento persone, un mattino, all’improvviso, sono apparse totalmente ossidate, a causa dell’inquinamento dell’impresa mineraria Yanacocha, che ha in concessione la più grande miniera d’oro del Sud America. A Panama, in diverse regioni indigene, le proteste contro i progetti minerari, duramente represse, sono in corso da anni, e si sono acutizzate negli ultimi mesi. In Brasile, nel nord dello Stato di Minas Gerais, l’estrazione del litio, fondamentale per le batterie delle auto elettriche, sta utilizzando e inquinando molta acqua, e sta lasciando “a secco” la popolazione locale, mentre nello Stato di Ceará, nel nordest, è d’attualità il dibattito sulla ripresa dell’estrazione dell’uranio. Sono solo alcuni, i più attuali, delle centinaia di esempi che si potrebbero fare, di comunità dell’America Latina, vittime di progetti di estrazione mineraria inquinanti, invasivi, vere e proprie minacce per la stessa esistenza delle comunità.

Pensando a queste comunità, e in coerenza con un cammino ecclesiale che da molti anni prosegue a fianco delle popolazioni, il Consiglio episcopale latinoamericano e caraibico (Celam) e la rete ecumenica continentale Iglesias y Minería hanno elaborato congiuntamente il documento “Orientamenti pastorali delle Chiese cattoliche di fronte alle attività minerarie”.

Gli orientamenti pastorali, non a caso, escono durante l’anno giubilare, come spiega il missionario comboniano Dario Bossi, tra i coordinatori della rete Iglesias y Minería: “La radice biblica del Giubileo ci offre quattro direttrici, quattro assi portanti. La prima è la cancellazione del debito, e in questo sentiamo forte anche il richiamo a cancellare il debito ambientale ed ecologico che i Paesi del nord globale hanno provocato per centinaia di anni. La seconda è eliminare la schiavitù, e quando parliamo di estrattivismo minerario si parla molto spesso di condizioni di lavoro simili alla schiavitù. La terza è distribuire la terra, e l’estrazione mineraria, al contrario, è uno degli esempi più emblematici dell’accaparramento delle terre, della concentrazione della proprietà. E la quarta è far riposare la terra, nel sabato che non è solo delle persone, ma di tutta la creazione. Anche in questo caso, l’esatto contrario dell’estrattivismo predatorio”.

Dirette interlocutrici del documento sono le comunità e le Chiese. “Le comunità direttamente colpite sono chiamate a resistere, a non scoraggiarsi, a non lasciarsi dividere – spiega padre Bossi – perché questa è la strategia che sia le imprese che lo Stato e i municipi locali spesso utilizzano. E poi, a trovare strategie di autoprotezione, dato che spesso non sono difese dalle istituzioni pubbliche. La speranza è che la Chiesa, nei vari territori, prenda posizione a fianco di queste comunità. Questo è uno dei motivi principali per cui abbiamo scritto gli orientamenti pastorali. Più in generale, la Chiesa in tutte le sue dimensioni è un soggetto etico e politico chiamato a promuovere il bene comune, la giustizia socio-ambientale”. Secondo il missionario, poi, è interpellata anche la Chiesa del “nord globale”, che “può prendere delle posizioni etiche riguardo all’estrazione mineraria. Ricordiamo, per esempio, la scelta coraggiosa dei vescovi austriaci, che hanno ritirato tutti i loro investimenti da possibili finanziamenti a imprese di estrazione dell’oro. E qui entra la proposta della nostra campagna per il disinvestimento rispetto a società implicate nell’estrazione mineraria. Faccio un passo in più, e ricordo la proposta, con un potente significato simbolico a livello liturgico, dell’evitare la celebrazione con vasi in oro”.

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