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Mons. Marcuzzo, emerito di Gerusalemme, sabato scorso a Negrisia

“Non lasciamoli soli, siamo tutti fratelli e sorelle”
31/07/2025

Un’occasione di celebrazione e preghiera per la pace; di raccogliere fondi per la popolazione palestinese; e per ascoltare la testimonianza di chi, da molti anni vive in Terra Santa. La comunità di Negrisia, sabato 26 luglio, ha ospitato il vescovo Giacinto Marcuzzo, vicario generale emerito del Patriarcato latino di Gerusalemme, originario di San Polo di Piave. La serata ha avuto una prima parte in chiesa, per la celebrazione della messa, concelebrata dal parroco, don Gianni Biasi. Alla celebrazione hanno preso parte i cavalieri del Santo Sepolcro delle province venete, e la sindaca di Ponte di Piave, Paola Roma La seconda parte si è tenuta in sagra, dove è stata allestita una zona per la breve conferenza del presule e il concerto di beneficenza.

Il vescovo ha portato con sé una lettera del patriarca latino di Gerusalemme, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, che ha ringraziato per l’iniziativa, e invitato alla preghiera per la pace e alla solidarietà. In chiesa è stata, poi, letta una lettera del vescovo di Treviso, Michele Tomasi, il quale, nel salutare mons. Marcuzzo, aggiunge: “La comunità cristiana deve stringersi in preghiera e in solidarietà, e deve essere testimone di pace e di speranza per tutti, affidata al Signore Gesù Cristo, Crocifisso e Risorto. La forza della preghiera deve sostenere ogni sforzo per la giustizia e la pace, e dare forza a tutti coloro che si trovano in prove terribili e disumane”.

È accorato l’appello di mons. Marcuzzo, di fronte alla tragedia di Gaza e del popolo palestinese: “Parliamo di 60 mila morti, di cui il 43 per cento bambini, il 26 per cento donne, i bambini scavano per cercare i loro genitori. Ci sono migliaia di camion che aspettano, al confine, per portare gli aiuti, e finora non li hanno lasciati entrare. Sorprende l’insensibilità e l’indifferenza della comunità internazionale. Ma noi, tutti noi, siamo chiamati a vivere la Parabola del Buon Samaritano, a mobilitarci, a fare qualcosa. Non possiamo lasciare sole queste persone, bisogna reagire!”. Per questo, mons. Marcuzzo è contento della serata vissuta a Negrisia, con partecipazione, generosità e interesse, così come quando apprende della risposta che c’è stata, nelle comunità, dopo l’appello alla preghiera venuto dalla nostra Diocesi.

E prosegue: “Mi rendo conto che, in questi casi, la domanda è: noi cosa possiamo fare? Rispondo che prima dobbiamo trovare il «perché», e poi troveremo anche il «come». Bisogna agire e reagire, perché siamo tutti uomini, siamo tutti fratelli e sorelle. I Patriarchi di Gerusalemme sono andati, nei giorni scorsi, a Gaza, e sono tornati con il cuore straziato, per la spirale di disumanizzazione che hanno visto. Ed è grave che, di fronte a questo, ci sia chi, in modo bugiardo, mette in campo Dio, la religione. Ciò che accade non può non interpellare la nostra coscienza di uomini. Iniziamo a fare ciò che è necessario, facciamo il possibile, e vedremo che, poi, anche l’impossibile diventa possibile. Il nostro impegno, prima o poi, renderà possibile la pace, anche in questa terra!”.

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