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Esperienze dall’Ecuador

Dal Fondo ecuadoregno Populorum Progressio fondato da “Bepi” Tonello, al commercio equo e solidale di Maquita, “creatura” di don Graziano Mason. Per non parlare della trasformazione di Salinas con padre Antonio Polo, e dell’attività dei laici nei vari progetti

Nella prospettiva della missione come scambio, incontro, dialogo tra Chiese che, camminando insieme, si annunciano reciprocamente l’unico Vangelo di Gesù, continuiamo a metterci in ascolto.

Dopo la Chiesa di Orano (inserto di luglio) ascolteremo come lo Spirito del Risorto rigeneri vita nuova, speranza, e faccia sorgere segni del Regno laddove predominano segni di morte e di esclusione. Questa volta, guidati da Paolo Annechini di “Luci nel mondo”, andiamo in Ecuador, tra i nostri missionari sacerdoti e laici fidei donum.

Abbiamo visitato gli impegni della Chiesa di Treviso, in Ecuador, per ricavarne dei video che raccontino il lavoro svolto in questi 50 anni di cooperazione tra chiese (ndr: li vedremo nei prossimi appuntamenti di ottobre promossi dal Centro missionario). Ed è stata la conferma di quanto, in parte, già conoscevamo, ovvero di un impegno missionario - quello delle decine di trevigiani, preti e laici, in questo paese sudamericano - che si è distinto per visione, coraggio, volume di attività e modo con il quale queste attività vengono svolte.

Sono, certamente, i numeri che impressionano: 600 mila le persone che usufruiscono dei progetti del Fepp, il Fondo ecuadoregno Populorum Progressio fondato da “Bepi” Tonello, 400 mila quelle coinvolte nel commercio equo e solidale di Maquita, “creatura” di don Graziano Mason. Per non parlare della trasformazione di Salinas, con padre Antonio Polo, e dell’attività dei laici nei vari progetti.

I numeri di queste vere e proprie multinazionali del bene nato da missionari trevigiani impressionano, ma quello che davvero colpisce è il coraggio alla base di tutto questo, il modo di operare, e la visione.

Il coraggio: all’inizio degli anni ’90 i produttori di cacao di Guayaquil si dicono in assemblea: “C’è un prete matto che si è messo a esportare cacao. Lasciamolo perdere, non durerà sei mesi”. Si trattava del primo container che don Graziano Mason spediva in Olanda a una ong di commercio equo e solidale. Quel primo container ora sono diventate tonnellate, tutti gli anni.

Ma a raccontare questo coraggio non sono Mason, Tonello o Polo, ma sono Maria Jesús Pérez, Manuel Macias, Aida Moina, Cristian Viteri ovvero le decine e decine di uomini e donne ecuadoregni che portano avanti quella visione e quel coraggio facendolo proprio, diventando a loro volta missionari nel loro stesso Paese.

Perché lavorare oggi in Ecuador, tra multinazionali, narcotraffico e violenza, non è facile. “I convogli dei nostri prodotti che escono dalle comunità devono essere scortati - dice Manuel Macias -. Le multinazionali fanno una politica destabilizzante e scorretta: offrono, all’inizio, un prezzo molto più favorevole del nostro, ma poi lo abbattono. Noi non offriamo solo un prezzo adeguato per i prodotti dei contadini, ma uno sviluppo integrale della persona, della famiglia, della comunità, che porta a un cambio di vita”.

“Certamente c’è chi produce formaggio più buono del nostro”, dice padre Antonio Polo. Però, in molti visitano Salinas, perché rappresenta un modello di sviluppo integrale comunitario, dove tutti hanno a cuore tutti e tutto, dove si trasforma quello che si produce, distribuendo la ricchezza prodotta: il latte diventa formaggio, l’allevamento carne macellata, la frutta diventa marmellate, la lana diventa maglioni.

E, poi, tutto parte, per essere venduto in altre parti dell’Ecuador e all’estero. “Noi non facciamo donazioni, ma prestiti a tassi di interesse sostenibili”, dice Sandra Andrade, direttrice generale Banco Codesarollo, la banca del Fepp. E dall’iniziale contributo di 2.000 dollari dati da Paolo VI a mons. Candido Rada, nel 1970, come “fondi sottratti alla guerra per finanziare lo sviluppo giusto, quindi la pace”, ora gestisce un volume di crediti che ha superato i 100 milioni di dollari, trovando collaborazione anche nelle Casse di credito cooperativo del trevigiano.

Coraggio e modo di fare che si radicano nel Vangelo, ecco la visione. “Quello che leggiamo nella messa, cerchiamo di metterlo in pratica nella vita”. “Siamo persone nate da comunità ecclesiali di base”. Sono alcune delle dichiarazioni che abbiamo raccolto. È qui il cuore dell’esperienza missionaria trevigiana in Ecuador. Praticare il vangelo che trasforma la vita, “altrimenti il nostro dirci cristiani non ha senso”.

Parole di Maria Jesús Pérez, oggi presidente di Maquita, ma anche parole di Graziano Mason, che certamente le ha respirate in un contesto trevigiano favorevole, che ha avuto in Giuseppe Corazzin, all’inizio del ’900, un punto di riferimento importante.

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