Penso che molti, come me, siano rimasti inizialmente un po’ sorpresi dalla elezione al pontificato del...
Aperta la causa di beatificazione per padre Ettore Cunial
Il giuseppino, originario di Possagno, fu assassinato a Durazzo, in Albania, l'8 settembre del 2001, lo stesso giorno in cui era stato ordinato nel 1951. Il processo è stato avviato a Tirana

“La Vergine immacolata ci insegna ad accogliere, a imparare a perdere la memoria delle cose spiacevoli dei meno fortunati, per ricordare invece che la parte più preziosa della nostra vita è quella che abbiamo donato”. Sono le parole di padre Ettore Cunial, giuseppino del Murialdo che fu assassinato a Durazzo, in Albania, l’8 ottobre del 2001. Originario di Possagno, cadde, per le ferite conseguenza di diciannove coltellate, lo stesso giorno in cui era stato ordinato nel 1951. Ora è stata avviata la causa di beatificazione a Tirana, dopo 19 anni dalla sua morte.
Padre Ettore era stato superiore ad Acquedolci a Messina, parroco a Roma, all’Immacolata del Tiburtino, a San Giuseppe Vesuviano, a Napoli, e poi a Cefalù e a Palermo. Venne trasferito in Albania nel 2000, prima a Fier e poi a Durazzo tra la gente povera e tra i giovani. Portava sempre con sé il rosario e lo recitava spesso nella sua “Casa di Nazaret”, un luogo che amava moltissimo, sulla collina di Durazzo.
Postulatore della causa di Beatificazione, a seguito del martirio subito, è padre Giovanni Salustri: “Lo ricordo sempre - ha avuto modo di testimoniare Salustri -, fedele al Santo Rosario. Lo ricordo mentre lo recitavano con i seminaristi e formatori”. Il suo Provinciale, padre Giuseppe Rainone ha scritto: “Padre Ettore è morto per il bene che faceva. Non sapeva tirarsi indietro di fronte alle sofferenze soprattutto spirituali di quanti, anche una sola volta o per caso, lo incontravano”.
“In questo momento particolare di prova che stiamo vivendo - ha detto don Pierangelo Salviato, parroco di Possagno - ritengo che l’inizio del processo di beatificazione di padre Ettore Cunial sia un piccolo raggio di luce dal cielo che possa ridestare la speranza nei nostri cuori, che ci incoraggia a non aver paura di nulla se il Signore è con noi”.
A testimoniare la forza spirituale di p. Ettore anche il procuratore musulmano che ha curato il processo civile, rimasto affascinato dalla sua figura, da quella teca con il Santissimo e dalla corona del Rosario, unici oggetti che p. Ettore aveva con sé al momento della morte.