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Cornuda, con il progetto Quercon viene promossa la biodiversità del bosco del Fagarè

Si è classificato al terzo posto, su 45 partecipanti, il progetto Quercon per la rinnovazione della quercia nel bosco del Fagaré, ottenendo così un finanziamento nell’ambito del Complemento per lo sviluppo rurale del piano strategico nazionale della Pac 2023 2027 per il Veneto. Altro finanziamento è giunto sempre dai fondi regionali per una serie di interventi di pulizia su circa 15 ettari di bosco. La cifra totale si aggira sui 550 mila euro, ottenuti dal Comune di Cornuda, che ora si può occupare del suo polmone verde con un piano sia ambientale che divulgativo. Esteso su 150 ettari, sito di importanza comunitaria della rete Natura 2000, uno dei pochi querco-carpineti con la presenza di quercia, farnia e del carpino bianco, è forse il meglio conservato nel Veneto.
Il progetto è stato presentato venerdì 11 luglio al ristorante La Beccaccia, nel cuore del bosco stesso, dal sindaco di Cornuda, Enrico Gallina, dal tecnico forestale, Roberto Rasera, e da Davide Marangon, ricercatore Tesaf (Dipartimento Territorio e Sistemi agro-forestali) dell’Università di Padova. Presenti anche Monica Celli, direttrice del Museo di Montebelluna, e le associazioni chiamate a collaborare, dal Wwf a LegambientePiavenire, anche per sfatare il mito della contrapposizione con il mondo ambientalista.
Sono previsti interventi selvicolturali su10 ettari per rafforzare la biodiversità e la struttura bosco con la messa a dimora di piante giovani. Queste querce, svettanti nell’azzurro, invecchiano senza “figliolanza”, segnando così il degrado di quello che non sarebbe più un querceto, ma un mix di specie invasive. Il pensiero richiama il rovere del Montello, fatto crescere piegato dalla Repubblica Serenissima perché assumesse la forma della nave e pian piano soffocato dalle robinie. Non è stato così per il Fagarè, esempio di bosco antico di pianura, che ora necessita ancora di aiuto: grazie al finanziamento regionale i soccorsi sono già iniziati, dopo sette mesi di cooperazione tra il Comune di Cornuda, l’Università di Padova, il Museo di Montebelluna, la Wba Project di Verona e la ditta Stiven Rizzotto che opera in concreto sul territorio.
Il progetto triennale Quercon, spiega Roberto Rasera, è sperimentale con la possibilità di duplicazione nel resto dell’area, come in altri boschi dove, nonostante i tentativi, la rinnovazione della quercia è sempre un problema.
Ma c’è in ballo anche la partecipazione più ampia possibile nella gestione, perché chi fruisce del bosco, e chi lo conosce possa esporre istanze delle quali verrà, poi, fatta sintesi. Per il coinvolgimento è prevista la presenza di stakeholder, soprattutto per gli aspetti ricreativi e didattici: la buona gestione di tutti i partecipanti, singoli cittadini compresi, sancirà il successo finale.
Il lavoro dell’Università di Padova, basilare per poter agire con competenza, è iniziato dalla fotografia dello stato attuale ed è continuato con la raccolta di dati storici. Ora andrà a effettuare dei monitoraggi per conoscere tra l’altro le condizioni della biodiversità, presupposto necessario anche per mitigare i cambiamenti climatici, concentrando il focus sulle proprietà del legno morto, sia caduto che ancora in piedi. Tante specie arboree, afferma Davide Marangon, si rinnovano vicino, se non sopra, al legno morto, elemento utile anche per registrare la varietà di insetti che vanno a nutrirsi e vivere in queste masse. I ricercatori seguiranno poi le azioni sul luogo e la messa a dimora delle piantine di quercia di varia provenienza.