giovedì, 31 luglio 2025
Meteo - Tutiempo.net

Fiume Piave, come prevenire gli annegamenti

Solo nell’ultimo mese due persone, tra cui una bambina di 9 anni, sono morte. Partita la campagna di comunicazione della Provincia, che spiega i motivi del divieto di balneazione. I sindaci pensano anche a delle aree attrezzate lungo il corso, educando le persone al rispetto del fiume

Solo nell’ultimo mese, due giovanissimi hanno perso la vita in provincia di Treviso nelle acque gelide del Piave, dove avevano cercato refrigerio in questa afosa estate 2025. Si erano tuffati, eludendo il divieto di balneazione, ma soprattutto senza conoscere le insidie del fiume. È successo a Fagarè della Battaglia, dove a fine giugno è annegato il 21enne venezuelano Dennys Navas e, qualche giorno più tardi, a Pederobba, dove è morta la piccola Adna Islam, 9 anni, di origini macedoni, al fiume con la famiglia. E, poi, una decina di altre persone è stata portata in salvo, sempre in quei giorni e sempre dal greto del Piave, con l’intervento del 118 e dell’elicottero.

A quel punto, c’è stato un appello, lanciato per primo dal sindaco di Spresiano, Marco Della Pietra, affinché si intervenisse con urgenza sulla questione sicurezza, creando un coordinamento con tutti i Comuni dell’asta del Piave e le Autorità coinvolte nella gestione del fiume. Quanto meno, si chiedeva un tavolo per cercare un confronto, non necessariamente con la pretesa di trovare soluzioni praticabili e condivise da tutti. Il dialogo sul tema sicurezza al Piave nei giorni scorsi si è fatto molto intenso, cominciando dai media e dall’opinione pubblica: tra chi ipotizzava pesanti sanzioni su chi non rispetta il divieto di balneazione (che esiste da sempre), chi punterebbe su campagne di comunicazione choc, multilingue, e fra chi chiederebbe un servizio d’ordine costante o addirittura chi vorrebbe vietare l’accesso a tutta l’area del fiume. Nei social si è letto di tutto e di più, specie da parte di chi il fiume lo ama e lo ha sempre frequentato, fin da piccino, insieme alla famiglia e agli amici.

Un vertice in Provincia

Il 16 luglio scorso si è tenuto un vertice al Sant’Artemio di Treviso, sede della Provincia, per discutere della tematiche e definire insieme le attività di informazione, ribadendo il divieto di balneazione già in vigore lungo il Piave. Erano presenti Regione Veneto, Autorità di Bacino delle Alpi Orientali, Provincia e Prefettura di Treviso, che hanno incontrato i Comuni per la presentazione dell’anteprima di un kit di comunicazione “salvavite” che evidenzia i divieti esistenti per la cittadinanza, già normati dai Piani regionali e dall’Autorità di Bacino, determinati dai rischi idraulici che le aree fluviali presentano per conformazione naturale.

Sulla base di questa prima campagna proposta, ideata sulla linea del progetto “Io, Tu, Noi, Il Piave – Conoscerlo, viverlo, curarlo”, promosso dall’Autorità di Bacino distrettuali delle Alpi Orientali, dalla Regione e dal Ministero dell’Ambiente, si sono raccolte le osservazioni dei Comuni, mentre il kit definitivo è stato inviato a tutte le Amministrazioni trevigiane e limitrofe.

Hanno preso parte all’incontro Stefano Marcon (presidente della Provincia di Treviso), Angelo Sidoti (prefetto di Treviso), Marina Colaizzi (segretaria generale dell’Autorità di Bacino Alpi Orientali), Gianpaolo Bottacin (assessore ad Ambiente e Protezione civile del Veneto), Silvia Rizzardi (referente Arpav), la Questura di Treviso, al fianco dei Comuni di Breda di Piave, Maserada sul Piave, Nervesa della Battaglia, Pederobba, Ponte di Piave, San Biagio di Callalta, San Polo di Piave, Spresiano, Susegana e Volpago del Montello.

“Abbiamo proposto ai Comuni un kit di comunicazione per evidenziare il divieto di entrare in acqua – ha spiegato Stefano Marcon, presidente della Provincia - dal momento che il Piave, per la sua stessa natura fluviale, presenta una serie di caratteristiche intrinseche pericolose (l’effetto risucchio, le correnti a forte velocità, imprevedibili, e i sifoni, ovvero passaggi sott’acqua che possono risucchiare una persona, le basse temperature che possono provocare gravi sbalzi termici corporei). Queste condizioni, che impongono il divieto di balneazione, sono anche gli elementi essenziali sui quali puntare per informare correttamente la comunità e renderla più consapevole sul perché esiste il divieto di farsi il bagno”.

“Oltre alle linee guida indicate nelle locandine e nelle grafiche ad hoc che saranno realizzate per i canali social istituzionali - ha aggiunto Angelo Sidoti, prefetto di Treviso -, sarà prodotta anche una cartellonistica in più lingue, di impatto e di semplice consultazione, che dia maggiore evidenza al divieto di entrare in acqua e dei pericoli correlati al non rispetto delle norme vigenti”.

“Ricordo che tutti i fiumi in Veneto sono pericolosi, in quanto caratterizzati da un regime torrentizio – ha evidenziato Gianpaolo Bottacin, assessore del Veneto -. Questo significa che possono variare la propria portata in pochissimo tempo e, per di più, hanno un fondo mobile, che comporta un cambio morfologico repentino e quotidiano della conformazione dei fondali. Il primo passo per rendere consapevole la comunità sui pericoli dei fiumi, è agire su un piano culturale”.

Oltre alla campagna di comunicazione che partirà a breve, sono in corso gli approfondimenti giuridici del caso per chiarire le modalità che i Comuni potranno seguire nella formulazione dei divieti e delle relative sanzioni.

La voce dei sindaci

Tra i partecipanti al tavolo in Provincia c’era Paola Roma, sindaca di Ponte di Piave, che ha dichiarato: “Ringrazio il prefetto per la disponibilità a verificare con le autorità preposte misure idonee e conformi alla normativa. L’incontro sul fiume Piave è stato fondamentale per fare sintesi sulle iniziative da assumere, come quella divulgativa sui rischi e pericoli, anche utilizzando l’attività svolta fin dal 2020 negli Istituti comprensivi lungo il Piave “Io, tu, noi, il Piave” progetto didattico per la conoscenza e la tutela ambientale nell’ambito del bacino idrografico del Basso Piave”, dove si tratta anche delle pericolosità e delle insidie del fiume”.

Un’altra voce che si è fatta sentire è quella di Cristiano Mosole, sindaco di Breda di Piave, nel cui territorio comunale, specialmente in località Saletto, ci sono delle aree molto frequentate dai cittadini, proprio per una conformazione naturale che attrae. “Il Piave è per noi un’enorme risorsa, ambientale, e non solo, – spiega il primo cittadino –. Perché non cominciare a immaginare delle aree attrezzate lungo il suo corso, come si fa in molte altre aree del Nord Europa, per vivere meglio il fiume? Avere, per esempio, un chiosco, magari con spazi adeguati per i bambini, per mangiare qualcosa e anche prendere il sole, educare e sensibilizzare le persone al rispetto del fiume, potrebbe essere una zona di sicurezza per trascorrere bene il proprio tempo libero. Io ho detto che si potrebbe pensare a un progetto-pilota, anche temporaneo, mettendo insieme i vari Enti che hanno autorità sul Piave, per capire se è fattibile e funziona; sono sicuro ci sia interesse da parte di privati che potrebbero gestire in convenzione determinate aree. Infine, credo potrebbe essere un argine contro altre criticità del Piave, come l’abbandono di rifiuti o scambi illeciti di varia natura. Lungo il fiume ci sono già telecamere di sicurezza, ma non bastano”.

SEGUICI
EDITORIALI
archivio notizie
10/04/2025

Indubbiamente, quello che ci appare nel racconto è un Gesù umano, compassionevole e misericordioso verso...

TREVISO
il territorio