Penso che molti, come me, siano rimasti inizialmente un po’ sorpresi dalla elezione al pontificato del...
Incontro al carcere della Giudecca per la collaborazione Valcavasia

Lo scorso marzo, la Collaborazione pastorale Valcavasia ha vissuto una giornata speciale al carcere femminile della Giudecca di Venezia, dove storie di catechisti, educatori e operatori di pastorale si sono incrociate con quelle delle donne recluse.
Il 23 marzo, venticinque persone, tra giovani e adulti, provenienti dalle cinque parrocchie della Collaborazione, hanno varcato il portone dell’istituto penitenziario veneziano. Il corridoio che porta alla cappella è spartano, con un soffitto coperto da una rete metallica impolverata e due postazioni per le chiamate alle famiglie. Le guardie penitenziarie, tutte giovani donne, accolgono i visitatori e li accompagnano.
Nella cappella, decorata dalle detenute, si è celebrata la messa, presieduta da don Pierangelo Salviato e con la partecipazione di fra Davide, diacono cappuccino. Seduti accanto alle donne, si avvertiva un po’ di impaccio, ma le detenute hanno espresso gratitudine, definendo i visitatori un raggio di luce nelle loro vite. Durante la messa, il Vangelo invitava alla riflessione sulla pazienza del padrone della vigna e sulla necessità di tempo per la conversione. In un momento di condivisione, alcune detenute hanno raccontato come il carcere le abbia aiutate a trovare una vera libertà, grazie a un ordine che mancava loro. Dopo la comunione, ciascuno ha scritto un messaggio di gratitudine su un cartoncino con l’immagine di una finestra aperta su un cuore, simbolo di speranza.
Terminata la messa, il gruppo si è diretto al convento dei frati cappuccini del Redentore, dove, dopo una visita al giardino-orto, un tempo utilizzato per produrre medicine, è stato accolto dal guardiano fra Francesco per il pranzo. Successivamente, fra Riccardo ha accompagnato i partecipanti alla chiesa del Redentore, progettata da Palladio come voto per la liberazione dalla peste del 1575. L’itinerario si è concluso con una visita alla casa della Caritas, vicino a piazzale Roma, dove alcune detenute, grazie alla buona condotta, possono trascorrere del tempo all’esterno del carcere.
Le testimonianze dei partecipanti raccontano un’esperienza di profonda umanità. Paola ricorda l’incontro con Samiah, una ragazza detenuta da poco che, pur non essendo cristiana, ha scelto di partecipare alla messa per sfuggire alla monotonia del carcere. “Le ho parlato con il cuore”, scrive Paola nel biglietto che si sono scambiate. Gledys esprime gratitudine per l’opportunità di incontrare le detenute, sottolineando che agli occhi di Dio siamo tutti fratelli e sorelle. Altri partecipanti, come Emanuela, raccontano dei sentimenti di amicizia provati durante la messa, nonostante la barriera linguistica. Maddalena porta con sé il nome di una giovane mamma con cui ha pregato, apprezzando il lavoro dei consacrati e dei volontari che supportano le detenute. Molti hanno condiviso il loro stupore nel vedere come l’incontro con le detenute abbia abbattuto i pregiudizi e alimentato la comprensione. “Anche se hanno commesso degli errori, sono esseri umani”, scrive Linda, riflettendo su come questo incontro abbia cambiato la sua prospettiva su giustizia e valore delle persone.
L’incontro con le detenute alla Giudecca è stato un’occasione unica di condivisione, di riflessione sulla misericordia divina e di umanità. L’esperienza è stata un momento di grazia che ha portato nuova luce nella vita e nel cuore delle donne incontrate e che ha lasciato un’impronta profonda nelle persone che si sono avvicinate a questa realtà spesso dimenticata.