Indubbiamente, quello che ci appare nel racconto è un Gesù umano, compassionevole e misericordioso verso...
Casa Rotary, una residenza sicura contro la violenza di genere
Presentato a Treviso un progetto per l'accoglienza di donne vittime di violenza, un luogo sicuro dove possono abitare con i propri figli, una casa da cui riprendere i redini della propria esistenza, con il giusto supporto sociale. Iniziativa possibile grazie alla sinergia fra Rotary Club Treviso Nord, Fondazione Opera Pia Maurocordato e Centro antiviolenza Telefono Rosa di Treviso.

“La speranza è che venga molto poco usata”. Una speranza che al momento verrà sicuramente disattesa. Perché di “Casa Rotary. No alla violenza di genere”, presentata lunedì 27 marzo, nel Salone Verde di palazzo Rinaldi a Treviso, ne servirebbero molte altre. Case sicure, dove donne vittime di violenza e i loro figli possono cominciare a ripensare e a ricostruire la propria vita.
Da una chiacchierata con un esponente delle Forze dell’Ordine che metteva in evidenza come le violenze di genere fossero in grandissimo aumento, è nata una collaborazione fra tre realtà che si sono unite per dare accoglienza e accompagnamento a queste donne. La Fondazione Opera Pia Maurocordato ha messo a disposizione un appartamento che è stato ristrutturato secondo le esigenze della destinazione e consegnato a un canone agevolato al Rotary club Treviso Nord che pagherà tutte le spese di manutenzione e le utenze, mentre il Centro antiviolenza Telefono Rosa di Treviso gestirà in comodato gratuito l’appartamento, mettendo a disposizione le proprie operatrici per l’aiuto psicologico e legale delle ospiti. Sarà una casa di transizione, un’accoglienza di secondo livello, dove le donne, massimo due con i figli, potranno rimanere per un tempo limitato, fino a sei mesi, per cercare di ricostruirsi la vita.
Stefano De Colle, presidente del Rotary Club Treviso Nord, ha dato una spiegazione per il nome dato alla casa, Rotary, e soprattutto la frase che segue “No alla violenza di genere”: “Speriamo sia un progetto contagioso, che sorgano altre case Rotary, ma soprattutto vogliamo sottolineare che questo è un tema culturale, per cui dobbiamo riuscire a parlare alle giovani generazioni. E il progetto prevede di andare nelle scuole secondarie di Primo e Secondo grado a parlarne”.
L’Opera Pia Maurocordato, ha detto il presidente Sergio Criveller, non poteva non esserci in questo progetto che è a sostegno dei minori in difficoltà e delle loro mamme. “Un gesto di amore come risposta alla negazione dell’amore che è la violenza sulle donne”, un gesto di amore come quello di Anna Maria e Alessandro Antoniadi Maurocordato che lasciarono tutto il loro patrimonio per l’assistenza all’infanzia abbandonata e in difficoltà.
Un fenomeno in continuo aumento, quello delle violenze contro le donne: 176 le persone che si sono rivolte nel 2022 al Centro antiviolenza del Telefono Rosa di Treviso e circa 500 il totale delle segnalazioni prese in carico dai cinque centri antiviolenza sparsi nel territorio della provincia di Treviso, “e già 45 dall’inizio di quest’anno”, racconta la presidente Rita Giannetti. Una realtà che non è cambiata tanto da 35 anni anni a questa parte, da quando è sorto il Telefono Rosa. Quella che è cambiata è la presa di coscienza da parte delle donne che ora, supportate da operatrici, avvocate, psicologhe, hanno il coraggio di denunciare le violenze che, nel 90 per cento dei casi, avvengono in famiglia, ad opera di mariti, conviventi, fidanzati o ex. E se l’età media di chi denuncia è attorno ai 40/42 anni, sono in aumento le denunce (21% del totale) delle donne tra i 18 e i 30 anni, “che hanno una consapevolezza maggiore rispetto al passato, si rendono conto di quanto stanno vivendo, della violenza che non è solo fisica, ma spesso psicologica e che decidono di farsi aiutare”.
Segnalazioni arrivano, poi, dai Pronto soccorso, da amici e famigliari che aiutano le donne in questo passo della denuncia, che non è semplice, soprattutto quando non hai la proprietà condivisa della casa, non sei autonoma economicamente, e temi che le conseguenze siano peggiori delle botte. Infatti, non tutte le segnalazioni arrivano poi a una denuncia.
La ricerca degli alloggi per queste vittime è un passo importante, soprattutto per quel 35% che rischia la propria incolumità e quella dei figli. Per loro ci sono le case rifugio, a indirizzo segreto, da cui spesso non possono proprio allontanarsi per un periodo prolungato.
“Mancava un secondo passaggio per dare alle donne la possibilità di ricostruirsi una vita” e diventare autonome. E questa è casa Rotary, la prima struttura di transizione del nostro territorio. Altre ne esistono a Padova e a Trieste.
Alla presentazione di questo importantissimo progetto erano presenti autorità civili, religiose e militari, il sindaco Mario Conte e il vescovo di Treviso Michele Tomasi che ha portato il suo saluto: “C’è un cammino che deve fare la nostra società, e anche la Chiesa, per quanto riguarda il rispetto delle donne. La violenza è la risorsa dei deboli, anche se sappiamo che c’è la possibilità che la violenza alberghi in ciascuno di noi. La violenza non è un fato, non è un destino, non può continuare a esistere. Una società non è degna di questo nome se continua a tollerare questo fenomeno”. E ha concluso con un impegno: “C’è tanto da fare, anche come Chiesa, è un impegno che sento di prendermi. Se cresciamo insieme, il potenziale di bene che ne viene è straordinario. Casa significa sentirsi al sicuro. E allora, deve diventare casa ogni realtà, ogni istituzione, ogni incontro”.