Sentiamo anche il dovere di segnalare la difficile e a volte critica situazione in cui versa oggi nel...
L’eurodeputata Annalisa Corrado racconta l’esperienza della Flotilla: “Ne è valsa la pena”


“Cosa resterà? Di questa azione, tra venti o trent’anni? Spero che ci si ricordi che seicento persone si sono messe in gioco, per quello che potevano, per cercare di cambiare le cose”. È ancora provata, Annalisa Corrado, eurodeputata del Partito democratico, eletta nella circoscrizione Nordest, dopo aver partecipato alla missione della Flotilla per Gaza. Il viaggio è stato impegnativo, anche per gli attacchi di droni ricevuti, le poche ore passate in mano alle autorità israeliane sono state tutt’altro che piacevoli. Per l’europarlamentare, però, ne è valsa la pena. “La nostra è stata tutt’altro che una missione inutile. Il dibattito provocato dalla azione di Flotilla ha cambiato la percezione del dramma dei palestinesi, nella popolazione italiana. Ha infranto un muro di ipocrisia e di cinismo attorno al problema”.
Un crescendo d’attenzione che è stato colto anche da chi era a bordo delle barche a vela che hanno attraversato il Mediterraneo: “Ricevevamo tantissimi messaggi, richieste di collegamento, anche da molte parrocchie, dalle scuole. Una reazione commovente”.
Corrado è anche consapevole delle critiche che la missione ha ricevuto, anche da esponenti del Governo italiano, a partire dalla premier, Giorgia Meloni, e dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani, il quale ha dichiarato che “il diritto internazionale conta fino a un certo punto”. Risponde l’eurodeputata: “Le parole di Tajani sono imbarazzanti, denotano incapacità di gestire situazioni complesse a livello internazionale. Si tratta di una resa alla prepotenza, mentre, invece, è proprio il diritto internazionale a tutelare tutti noi”. Quanto a Meloni, “dice che è possibile portare aiuti in poche ore... In realtà, se fosse stata interessata, avrebbe potuto fare molto, ma non l’ha fatto. Ha soltanto fatto lanciare cibo dagli aerei, come è stato fatto in Australia con i canguri, durante gli incendi. Ha avuto una posizione supina rispetto a Israele, il Governo non ha riconosciuto la Palestina, non ha vietato l’esportazione di armi verso Israele, non ha cercato di aprire dei canali umanitari veri. Insomma, quando accusa noi, non è credibile”. Sul proprio ruolo di parlamentare, Corrado aggiunge: “Nessuno può richiamare all’ordine un parlamentare, neppure la Presidente del Consiglio, io in questa situazione sono convinta di aver rappresentato il mio Paese «con disciplina e onore», come recita la Costituzione, così come l’ideale dell’Europa dei popoli”.
Di certo, lo status di parlamentare non ha impedito, dopo che le barche erano state intercettate e portate in Israele, un trattamento “di favore”, al di là del rimpatrio anticipato rispetto agli altri attivisti: “Cominciamo con il dire che gli attacchi con i droni, specie il secondo, notturno, sono stati reali e voluti, contro una missione umanitaria che agiva nel solco del diritto internazionale. Sono state usate contro di noi polveri urticanti e bombe sonore, fatte per spaventare, ma che hanno danneggiato le vele di alcune barche”. Poi, come è noto, l’abbordaggio, avvenuto in acque internazionali, “anche se nessuno, secondo il diritto internazionale, può bloccare un convoglio umanitario”, e il trasferimento al porto di Ashdod. “Abbiamo subito intimidazioni, un trattamento disumanizzante, per 12 ore non abbiamo potuto contattare nessuno. Alcuni attivisti sono stati picchiati. Solo dopo molte ore, abbiamo avuto qualcosa da bere e da mangiare, abbiamo potuto andare in bagno solo con la porta aperta. Sono stati sequestrati oggetti, a caso. Alle 9 del mattino, parlando con il viceambasciatore, ci è stato detto che saremmo stati rimpatriati”.
Eppure, Corrado assicura che “la missione non è stata solo simbolica, davvero abbiamo sperato di aprire un canale. E, sicuramente, questa storia non è finita”.