La situazione dei palestinesi nella striscia di Gaza (ma anche in Cisgiordania), è sempre più drammatica...
Settimana sociale dei cattolici trevigiani: intervista al sociologo Mauro Magatti


Quella della fraternità, dell’amicizia sociale, indicata nella “Fratelli tutti” da papa Francesco, e ora confermata da papa Leone, è l’unica “via ragionevole” per affrontare, in un mondo in cui tutto è integrato, la complessa crisi globale, dalle molte facce, la cosiddetta “policrisi” nella quale siamo invischiati. Piuttosto, si sta, oggi, seguendo spesso la via opposta, quella della “chiusura”, sia delle persone singole che degli Stati.
Lo afferma il sociologo Mauro Magatti, docente dell’Università cattolica del Sacro Cuore, che sarà il relatore della seconda serata della 38ª edizione della Settimana sociale dei cattolici trevigiani, dedicata all’amicizia sociale, mercoledì 24 ottobre, alle 20.45, all’auditorium San Pio X di Treviso.
Magatti proporrà un intervento intitolato: “L’amicizia sociale in un tempo di «policrisi»”. Lo abbiamo contattato, chiedendogli di anticipare alcune delle sue riflessioni sul tema.
Professore, come possiamo spiegare, brevemente, il tempo di “policrisi” che stiamo vivendo?
Si tratta di una definizione di papa Francesco, poi, il termine è stato usato anche da Leone XIV. Potremmo dire che essa è il risultato dell’antico detto: “Chi semina vento, raccoglie tempesta”. In un mondo dominato dal calcolo e dalla tecnologia, in una realtà complessa e interdipendente, abbiamo sviluppato una logica individualistica, sia a livello privato che di Nazioni. E siamo piombati in un intreccio di crisi e in un’epoca di conflitti, dai quali bisogna cercare di uscire, altrimenti il rischio è quello di un espandersi della guerra.
Stiamo, in effetti, assistendo a situazioni nemmeno ipotizzabili qualche anno fa. Pensiamo agli scenari di guerra di questi giorni, in cui è stato evocato un nuovo conflitto mondiale. Da sociologo, come la nostra società sta vivendo questi scossoni?
In realtà, tutto rischia di essere visto come astratto e lontano. Il primo atteggiamento è quello di credere che tutto ciò che sta accadendo non sia possibile, come se ci trovassimo in mezzo a un videogioco. Oppure, in modo opposto, si vive una situazione di panico. In ogni caso, sono atteggiamenti che non aiutano a reagire. In generale, nell’opinione pubblica si assiste a un atteggiamento cauto, anche se, in gran parte, la gente è realmente scioccata per quanto sta accadendo a Gaza.
Come, in questo clima, far “passare” la proposta dell’amicizia sociale, della fraternità?
La fraternità, nel mondo, è sempre esistita, e continuerà a esistere. La via della fraternità è sempre percorribile, e dipende da scelte concrete. Per esempio, di fronte a un litigio, serve qualcuno che interrompa la dinamica della violenza, che smetta di alimentarla. Se rapportiamo questo principio ai grandi scenari, ci viene detto che con la Russia di Vladimir Putin è molto difficile dialogare. Ma serve, pure, che qualcuno tenti vie nuove, interrompa la spirale, introduca una nuova dinamica. La fraternità, declinata in quella che papa Francesco ha chiamato amicizia sociale, mi pare, in definitiva, l’unica via ragionevole da perseguire, in un mondo che è integrato a tutti i livelli. Continuare nella logica della chiusura e dello scontro è una follia. Bisogna creare, testardamente e pazientemente, le condizioni per una convivenza tra diversi.
Come evidenziato anche dalla Settimana sociale di Trieste, la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica resta una questione non risolta, e questo mette in crisi le nostre democrazie. Come se ne esce?
Racconto sempre la storiella del pesce anziano che incontra due pesciolini e chiede loro: “Com’è l’acqua?”. E loro rispondono: “Cos’è l’acqua?”. Oggi, l’acqua in cui nuotiamo, senza rendercene conto, è la società individualistica. Nostro malgrado, essa ci ha educato e ci educa. L’individualismo ci rende paralitici, rispetto al nostro impegno sociale, ci impedisce movimenti relazionali anche elementari. Credo stia qui la radice della crisi di partecipazione. L’unica strada è quella di una rieducazione a questa dimensione.
In quest’opera, la Chiesa, le stesse Settimane sociali, possono essere importanti?
Certamente sì. Ben vengano le Settimane sociali. Ma, ancora di più, sono importanti le attività formative delle parrocchie, i gruppi che potrebbero crearsi nei condomini, forme di solidarietà tra i lavoratori, famiglie solidali, esempi di partecipazione e convivenza dal basso.
IL PROGRAMMA
La Settimana sociale dei cattolici trevigiani è promossa dall’Azione cattolica e dalla Diocesi di Treviso, in collaborazione con il Network del Bene comune, l’Ufficio diocesano di Pastorale sociale e lavoro, Partecipare il presente e Comunione e liberazione. Questi i prossimi appuntamenti in programma, dopo la prima serata dello scorso 2 settembre, dedicata alla figura del beatio Giuseppe Toniolo.
24 settembre: “L’amicizia sociale in un tempo di policrisi”. Mauro Magatti, sociologo, auditorium S. Pio X, ore 20.45.
30 settembre: “La grande casa. Una ballata civile: la nascita della Costituzione”. Matàz teatro, istituto Canossiano, ore 20.45.
8 ottobre: “Tornare cittadini”. Stefano Feltri, Alessandro Rosina, Francesco Stoppa, Paolo Gomarasca, in collaborazione con Partecipare il presente, auditorium S. Pio X, ore 20.45.
Dal 5 al 21 dicembre: mostra “Servus inutilis, Alcide De Gasperi e la politica come servizio”, in collaborazione con Comunione e liberazione, palazzo dei Trecento.
23 gennaio e 6 febbraio 2026: “Due sere giovani”.