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Referendum: i quesiti e le diverse posizioni

Si potrà votare dalle 7 alle 23 di domenica 8 giugno e dalle 7 alle 15 di lunedì 9 giugno
30/05/2025

Manca una settimana al voto sui cinque referendum. I quattro quesiti sul lavoro riguardano, in estrema sintesi: l’abrogazione del “Contratto di lavoro a tutele crescenti - Disciplina dei licenziamenti illegittimi” (scheda verde), in pratica il cuore del cosiddetto Jobs act, approvato negli anni del Governo Renzi; abrogazione parziale su “Piccole imprese - Licenziamenti e relativa indennità” (scheda arancione); abrogazione parziale di “norme in materia di apposizione di termine al contratto di lavoro subordinato, durata massima e condizioni per proroghe e rinnovi” (scheda grigia); abrogazione dell’“esclusione della responsabilità solidale del committente, dell’appaltatore e del subappaltatore per infortuni subiti dal lavoratore dipendente di impresa appaltatrice o subappaltatrice, come conseguenza dei rischi specifici propri dell’attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici” (scheda rosso rubino). Il quinto quesito, sull’ottenimento della cittadinanza italiana, prevede il dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana” (scheda gialla).

Si potrà votare dalle 7 alle 23 di domenica 8 giugno e dalle 7 alle 15 di lunedì 9 giugno. Per la prima volta chi si trova da almeno tre mesi fuori dal proprio comune di residenza per motivi di studio, di lavoro o medici, non dovrà tornare a casa per votare (chi è all’estero può fare domanda di voto per corrispondenza). Come è noto, è previsto il quorum del 50 per cento più uno del corpo elettorale, perché il referendum sia valido.

Come spesso accade, gran parte delle forze politiche che sono contrarie ai quesiti invitano all’astensione. Per quanto riguarda i quattro quesiti sul lavoro, tra le realtà politiche e sociali favorevoli spiccano la Cgil, la Uil, gran parte dell’attuale opposizione, con l’eccezione dei centristi (Azione e Italia viva) e della componente riformista del Partito democratico. Tra i contrari, la Cisl, le principali associazioni imprenditoriali, la maggioranza di Governo e, come detto, alcuni settori dell’opposizione. Per quanto riguarda il quesito sulla cittadinanza, esso è sostenuto convintamente da tutte le forze di opposizione e da numerose realtà della società civile.

Dall’associazionismo cattolico, arriva, attraverso le Acli, un invito a votare e, in particolare, a votare Sì per quanto riguarda la cittadinanza: “Riteniamo che, attraverso il riconoscimento dei diritti di cittadinanza, le persone provenienti da altri Paesi possano diventare parte attiva della nostra società, contribuendo alla costruzione del bene comune. La riduzione dei tempi a 5 anni per la richiesta di cittadinanza diminuirebbe, inoltre, la sensazione di fragilità e di precarietà che un titolo di soggiorno temporaneo inevitabilmente crea”. Le Acli fanno contemporaneamente notare che il referendum rappresenta solo una risposta parziale all’esigenza di ridefinire la materia, con l’introduzione del cosiddetto “Ius soli”, cioè il diritto di cittadinanza ai figli di stranieri nati e residenti in Italia.

Le Acli lasciano, invece, libertà di voto per quanto riguarda i quesiti sul lavoro, rispetto ai quali l’associazione non è stata promotrice: “I quesiti sul lavoro vanno, infatti, a incidere su un quadro tecnico normativo che ci pare molto complesso e articolato”.

La voce del Sì arriva dalla Cgil, che lo scorso 20 maggio ha promosso una manifestazione a Treviso. Per il segretario provinciale del sindacato, Mauro Visentin, “è necessario apportare dei correttivi a leggi che decostruiscono il mercato del lavoro”.

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