Penso che molti, come me, siano rimasti inizialmente un po’ sorpresi dalla elezione al pontificato del...
VI domenica di Pasqua: Un Amore che rigenera la sua Pace

Il brano che oggi ascoltiamo si colloca all’interno dei “discorsi di testamento” di Gesù ai suoi poco prima dell’arresto e della condanna alla croce (Gv 13-17). È risposta suscitata dalla domanda di «Giuda, non l’Iscariota: “Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?”» (Gv 14,22).
Una dinamica di libertà
Sarebbe molto più facile, per i discepoli e anche per noi oggi, se Gesù imponesse la sua presenza di Crocifisso Risorto all’intera umanità: allora, pensiamo, tutti sarebbero convinti che Gesù sia davvero l’inviato del Padre e vada obbedito in tutto ciò che comanda. Invece, non è così. Non è così che Dio agisce, e Gesù continua a testimoniarlo con la sua vita, la sua morte, la sua risurrezione. Dio non agisce per imposizione, ma con un’offerta di amore tenace e senza misura, un amore «sino alla fine», e oltre. Perciò l’unico modo per entrare in relazione piena con lui è accogliere questo amore, secondo la logica che l’amore autentico genera: una dinamica di libertà e di responsabilità. È chiamata a fidarsi della Parola che è Gesù, di ciò che ci ha rivelato di Dio come Padre di tutti di tutte, della creazione intera, una fiducia che diventa risposta di una vita che a sua volta ama.
Un dono di Amore che rende presente Colui che ci ama
Nella dinamica creativa dell’amore, fiorisce allora nella nostra esistenza una vita che si fa presenza profonda e reciproca, un abitare reciproco come quello tra Gesù e il Padre: tra loro vi è una relazione così piena e totale da strabordare in una Presenza che è lo Spirito santo, ovvero la Presenza viva dello stesso Amore che è tra Padre e Figlio e tra Figlio e Padre.
È questa Presenza reciproca dell’Uno all’Altro che viene donata a chi sceglie di fidarsi e di accogliere l’amore che Gesù ci offre. Ed è questa Presenza che rende Presente Gesù Crocifisso e Risorto. Lo fa ricordando – riportando al cuore della nostra vita la Parola che è stata ed è tutta la sua vita, ma anche insegnandoci a riconoscere nella nostra vita e nella nostra storia di oggi la sua Presenza che continuamente ci apre la via fino al Padre – attraverso la relazione con gli altri e nel mondo (Gv 14,6).
È un’azione continua, che modella la nostra vita in un luogo ospitale al Padre, al Figlio, e ad ogni incontro che accada nei nostri giorni. È così che veniamo “abitati” da relazioni capaci di rendere la nostra esistenza più profonda, più compiuta, più degna di essere vissuta. È questo quel che lo Spirito santo ci «insegna»: a vivere cogliendo nei giorni la presenza del Signore Gesù che insiste ad amarci, nella Parola che ascoltiamo, nel pane di vita che spezziamo insieme, nelle relazioni lungo il cammino; ci insegna a diventar capaci di rispondere a quell’amore amando a nostra volta, con gesti, parole, silenzi di ascolto, atteggiamenti di responsabilità e di fedeltà.
La pace che disarma
Lo Spirito di Gesù e del Padre ci insegna anche a riconoscere e ad accogliere quella pace che è dono del Crocifisso Risorto: una pace che non è assenza di conflitti, di tensioni, di fatiche, ... non è la “pax romana” imposta in ogni tempo dalla violenza delle armi. Gesù diventa vittima della violenza del potere, e proprio attraversando quella morte, grazie all’amore del Padre, riesce a giungere alla pienezza della vita di Dio nella Pasqua. Pace/shalom è, infatti, nella tradizione biblica, il compiersi delle promesse di vita che Dio fa al suo popolo, e in Cristo a tutta l’umanità (Gv 3,16).
Radicalmente, è pace che disarma perché toglie alle armi il loro potere, il potere della morte. La consapevolezza profonda di una vita custodita da Dio anche se dovesse attraversare la stessa morte, può aiutarci a sporcarci con più coraggio e intelligenza le mani nella storia e con coloro che la storia trasforma in vittime di guerre e conflitti, per costruire insieme istituzioni capaci di mettere confine alla violenza e alla prepotenza dei più forti, e di far crescere il bene comune di tutti. Istituzioni che sappiano usare la forza necessaria ad arginare la violenza e l’ingiustizia, senza diventare a loro volta fonte di oppressione e di morte. Dono esigente, quindi, la pace che ci viene donata: grazie allo Spirito santo rinnova in profondità il nostro modo di sentire, di pensare, di agire, per renderci più capaci di essere nel mondo segno piccolo, ma efficace di speranza. Certo, non da soli: nella creatività e nel sostegno di una comunità, di una intera Chiesa; nella creatività e nella tenacia dello stesso Spirito, che è Spirito dell’Amore di Dio, che continua a rinnovare la vita, fin dentro la morte, per farci riscoprire gioia di vivere, di sperare, di amare. Perfino là dove guerra e violenza compiono strage, un seme di vita continua a spuntare: anche alla nostra responsabilità coltivarlo e custodirlo, con determinazione e amore. (don Bruno Baratto)