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Come parlare della guerra a Gaza ai nostri figli

Nei giorni scorsi nelle nostre piazze e in molte nostre chiese, migliaia di persone hanno partecipato alla manifestazione per dire la propria vicinanza al popolo palestinese. Facendo rumore con pentole, fischietti e campanelli, suonando anche le campane e pregando, hanno voluto simbolicamente farsi sentire fino a Gaza, perché quelle persone stritolate dalla guerra e dalla fame non si sentano sole. A quella manifestazione c’erano anche bambini e adolescenti.

Cosa avranno detto i genitori a quei bambini e a quegli adolescenti? Perché andiamo in piazza a fare rumore? Avranno raccontato loro la storia del popolo palestinese e di quello israeliano, avranno parlato di memoria e di attualità, avranno spiegato che essere con il popolo palestinese non significa essere antisemiti.

Nel 1972 la scrittrice ebrea Natalia Ginzburg scriveva in un articolo pubblicato sul giornale “La Stampa”: “A volte ho pensato che gli ebrei di Israele avevano diritti e superiorità sugli altri essendo sopravvissuti a uno sterminio. Questa non era un’idea mostruosa, ma era un errore. Il dolore e le stragi di innocenti che abbiamo contemplato e patito nella nostra vita non ci danno nessun diritto sugli altri e nessuna specie di superiorità.

Coloro che hanno conosciuto sulle proprie spalle il peso degli spaventi, non hanno il diritto di opprimere i propri simili con denaro o armi, semplicemente perché questo diritto non lo ha al mondo anima vivente”, e ancora: “Quando qualcuno parla di Israele con ammirazione, io sento che sto dall’altra parte. So pochissime cose di me stessa, ma so con assoluta certezza che non voglio stare dalla parte di quelli che usano armi, denaro e cultura per opprimere”. Quei genitori che erano in tante piazze con i loro figli, li avranno guardati negli occhi, avranno usato frasi simili a quelle di Natalia Ginzburg e avranno detto, con le parole e con i fatti, perché è tempo davvero di fare memoria. Significa far sì che il passato non sia solo ricordo, ma educhi al domani, senza se e senza ma.

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