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Stati generali del volontariato: un impegno nei confronti della comunità

Oltre 150 associazioni si sono incontrate al Sant’Artemio per definire il proprio valore sociale e una nuova spinta comunicativa, grazie alla regia di Anna Corò, presidente di Volontarinsieme odv. Presenti anche i rappresentanti di enti e istituzioni in dialogo con il Terzo settore

Un momento di incontro, ma anche un momento per guardarsi negli occhi, confrontarsi e mettere le basi per reti di coprogettazione e per una comunicazione più efficace, capace di veicolare la “cultura del volontariato”.

Queste le intenzioni con cui sono nati gli Stati generali del volontariato, che, sabato 15 giugno, hanno riunito al Sant’Artemio oltre 150 associazioni, e i rappresentanti di enti e istituzioni.

“Un’idea che c’era da molto tempo - spiega Anna Corò, presidente di Volontarinsieme e promotrice dell’evento (al centro nella foto) -, perché le associazioni di volontariato e promozione sociale devono comunicare tra loro, collaborare, uscire dai propri ambiti e lavorare con una visione globale, per avviare un processo di cambiamento ed esportare le buone pratiche. Se il volontariato vuole evolversi al passo con la società deve ampliare lo sguardo, partecipare, sostenere le istituzioni nel loro cambiamento. Stiamo parlando della parte più alta e bella della società, quella che promuove la partecipazione attiva e richiama alle responsabilità civili e sociali. Il volontariato è un’antenna sociale sul territorio, e per stare al passo con i tempi deve imparare a comunicare, a intessere reti e collaborazioni virtuose, a raccontarsi e a farsi conoscere. Quindi questi stati generali sono nati proprio per creare quella famosa sinergia, che è tanto faticoso portare avanti, ma che bisogna fare. Diciamo che sono un impegno del volontariato nei confronti della società, con l’obiettivo di portare il proprio impegno di fronte alla comunità e alle persone più fragili. Abbiamo bisogno di veicolare in maniera intelligente tutto ciò che può portare beneficio”.

Così, alla mattinata erano presenti anche Stefano Marcon, presidente della Provincia di Treviso, Rosanna Vettoretti, assessora alla Città produttiva del Comune di Treviso, ed Elisa Corrà, presidente del Centro servizi per il volontariato (Csv) Belluno-Treviso.

In una prima parte della mattinata gli interventi si sono focalizzati sul sociale e sul futuro del volontariato, e sono intervenuti i rappresentanti di Avis, Graziana Fuser, Aido, Angelo Tronchin, Auser, Umberto Tronchin, e Protezione civile, Ivan Bet, mentre “equità, valori e rappresentanza” sono i cardini dell’intervento di Mario Paolini, pedagogista, formatore e docente di Didattica per la formazione degli insegnanti di sostegno.

Grande interesse si è creato attorno alla tavola rotonda dal titolo “Volontariato e nuovi Ambiti territoriali sociali, sanità ed Enti locali: quale futuro?”. Vi hanno preso parte Sonia Brescacin, presidente V Commissione Regione del Veneto, Francesco Benazzi, direttore generale Ulss 2 Marca Trevigiana, Silvana Bortolami, presidente Otc del Veneto, Gerardo Favaretto, già direttore del dipartimento di Salute mentale dell’Ulss 2 Marca Trevigiana, in dialogo con Anna Corò e Mario Paolini, e con il contributo degli interventi dalla platea.

“Nella nostra regione c’è tanta voglia di fare comunità, i servizi sociosanitari devono saper creare rete e andare incontro ai giovani, trovando nuove modalità per parlare a questo mondo - ha detto Sonia Brescacin -, esempi di giovani volenterosi ce ne sono molti. Dobbiamo, inoltre, pensare a un sistema di welfare nuovo, che non lavori solo attraverso la risposta a delle richieste, ma gestisca le esigenze del territorio in maniera differente, con una visione d’insieme”.

Volontarinsieme odv è la più grande rete di associazioni di volontariato del territorio trevigiano. Abbraccia oltre 300 esperienze di solidarietà, gruppi e associazioni, con più di 89.000 soci e 9.300 volontarie e volontari impegnati ogni giorno sul campo.

“Nonostante l’età alta dei volontari - ci racconta Corò - il volontariato trevigiano gode di buona salute. Nascono nuove associazioni legate all’ambiente e alla progettazione europea, grazie all’iniziativa di giovani adulti, a partire dai 23-24 anni, mentre intercettiamo i più giovani all’interno della scuola, dove entriamo promuovendo l’educazione civica e il mondo del volontariato a 360 gradi, parlando di disabilità, di migranti, di integrazione, di povertà, di dono. Portiamo un messaggio che deve essere metabolizzato. Stiamo progettando qualcosa di molto forte sulla parità di genere e contro la violenza. E’ chiaro che, poi, chi entra a fare parte attiva delle associazioni è chi ha già fatto esperienza professionale, concluso la fase evolutiva della vita in cui si studia, si inizia a lavorare, si progetta una famiglia, ma i più giovani possono portare i valori che acquisiscono dal mondo del volontariato nel loro ambiente familiare o di lavoro, fare esercizio di cittadinanza e responsabilità sociale. Questa è la forza del volontariato, che contribuisce al benessere sociale ed economico della società”.

Per concludere Corò sottolinea la fatica nell’affrontare la burocrazia, soprattutto dopo la riforma del Terzo settore, per cui sono fondamentali il dialogo e la collaborazione con le istituzioni.

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