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Ecovandali intrappolati

Il fenomeno dell’abbandono è in calo, afferma Paolo Contò, direttore generale del Consiglio di Bacino Priula. Ma la percezione è diversa: “Questo perché è aumentata la sensibilità dei cittadini”
17/07/2025

I rifiuti sono un danno per l’ecosistema: dal singolo cittadino che getta il mozzicone di sigaretta nel tombino o abbandona l’incarto di plastica dopo un pic nic, passando per interi sacchi abbandonati sul ciglio della strada (per pigrizia, risparmio, incoscienza o puro spregio che sia), fino alla criminalità organizzata dedita al ciclo illegale dei rifiuti.

Ecovandali, ecomafie: mai dimenticare però che in quell’ “eco” siamo compresi anche noi esseri umani, e che ogni danno al territorio - acqua, aria, terra, strade, verde - è un danno alla collettività, a volte irreparabile.

Sul tema ecomafia, proprio in questi giorni è uscito l’annuale report di Legambiente, in cui si segnala che, per quanto riguarda il ciclo dei rifiuti, il Veneto si colloca al tredicesimo posto della classifica nazionale con 363 reati (3,3% sul totale) e che in cima al podio “interno” si trova la provincia di Venezia.

Se Venezia piange Treviso di certo non ride, né sull’ecomafia e nemmeno sul piano dell’abbandono indiscriminato dei rifiuti.

Estensione e percezione del problema

Un’idea quantitativa del problema ce la offre Paolo Contò, direttore generale del Consiglio di Bacino Priula, di cui Contarina è il braccio operativo: “Il fenomeno è certamente in calo: si passa dalle 640 tonnellate di rifiuti abbandonati del 2015 alle 350 tonnellate del 2024 in tutto il territorio del bacino (che conta 49 Comuni, ndr). Considerando che raccogliamo in totale circa 210 mila tonnellate di rifiuti, parliamo dello 0,16%”. La percezione comune, invece, è quella di un aumento del problema: “Succede perché è aumentata la sensibilità della cittadinanza: è ormai socialmente inaccettabile vedere rifiuti abbandonati”, spiega ancora Contò. Di certo, le persone sono più attente e più inclini a fare delle segnalazioni: circa 9 mila l’anno, riferiscono, tra app di Contarina, mail e telefonate alla stessa o direttamente al Consiglio di Bacino; da considerare anche che spesso ci sono due o tre segnalazioni dello stesso punto nello stesso momento.

Il caso Piave

Il Piave, in zone come quella di Pederobba o di Breda, è un caso emblematico per affrontare un altro tipo di ecovandalismo, meno seriale, ma ugualmente dannoso. Parliamo delle “tracce” scandalose dei pic nic della domenica, quando tante persone si riversano sul greto del fiume a spiaggiarsi, mangiare e sonnecchiare, ma “dimenticano” di portare a casa i propri rifiuti. Il fatto è ormai cronico e i sindaci rivieraschi si lamentano (giustamente) a più riprese di quei cumuli di sacchetti e rifiuti a pochi passi dall’acqua. “Basta che inizi il primo a lasciare il sacchetto e tutti gli altri si accodano, pensando che sia un punto di raccolta: si sentono legittimati dall’essere in tanti e non si rendono conto che stanno commettendo un illecito amministrativo - racconta Contò -. Peggio ancora se c’è un cestino, che diventa l’innesco di una situazione che sarebbe ingestibile anche con un cassonetto. Oltretutto, la presenza di un cassonetto «legittimerebbe» gli altri abbandonatori nel resto della settimana”.

Insomma, l’unica cosa che andrebbe fatta è portarsi i rifiuti a casa. Dopodiché Contarina passa sempre a ripulire: c’è un servizio apposito per l’abbandono dei rifiuti che lavora costantemente, e che segue anche le segnalazioni dei cittadini; hanno dei giri di controllo programmati e passano sempre sui punti che sanno essere sensibili.

Esempi trevigiani

Sono cinque gli ecovandali individuati e sanzionati nel capoluogo da inizio anno. Un trentatreenne, per ben due volte in dieci giorni, ha scaricato sacchi neri di rifiuti dal baule della propria auto a una fermata Mom a San Zeno, là dove anche un anziano residente è stato ripreso mentre lasciava un sacchetto di rifiuti indifferenziati sotto la pensilina. Una cittadina cinquantenne è stata colta in piazza Giustinian Recanati ad abbandonare rifiuti direttamente dall’auto. Nei pressi del sottopasso di via Priamo Tron, a Sant’Angelo, un cumulo di rifiuti ingombranti - tra cui un divano e mobilio vario - è stato abbandonato in area pubblica da un noto quarantenne di origini kosovare. Infine, una trentenne di origini albanesi che in piazza Matteotti ha abbandonato alcuni sacchi di rifiuti provenienti dall’abitazione di un’altra donna residente in zona. Questi concreti esempi trevigiani dimostrano un fatto: l’abbandono di rifiuti non è una questione di nazionalità. Lo spiega di nuovo Contò: “C’è un’incidenza importante, ma non prevalente di persone straniere, ma ciò che le accomuna ai trasgressori italiani è il contesto di disagio (sociale, familiare, ecc.) in cui vivono. È evidente che, quindi, il problema non è la nazionalità, ma la condizione di vita: quella a cui siamo di fronte è una tematica di carattere sociale che noi combattiamo in ambito ambientale”.

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