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Legambiente, Treviso sul podio delle più inquinate d’Italia

Sessantatrè è il numero che inchioda Treviso al terzo posto delle città più inquinate d’Italia, preceduta da Frosinone (70) e da Torino (66) secondo il report “Mal’aria di città 2024” pubblicato oggi da Legambiente. Si tratta del numero di giorni in cui, nel 2023, la centralina collocata in strada Sant’Agnese ha rilevato lo sforamento della soglia limite di particolato atmosferico, nello specifico il Pm10
08/02/2024

Sessantatré è il numero che inchioda Treviso al terzo posto delle città più inquinate d’Italia, preceduta da Frosinone (70) e da Torino (66) secondo il report “Mal’aria di città 2024” pubblicato oggi da Legambiente. Si tratta del numero di giorni in cui, nel 2023, la centralina collocata in strada Sant’Agnese ha rilevato lo sforamento della soglia limite di particolato atmosferico, nello specifico il PM10, che sarebbero quelle particelle di diametro inferiore a 10 micrometri che permangono in atmosfera per lungo tempo e che riescono a penetrare nell’apparato respiratorio umano, con conseguenze preoccupanti.

A Treviso, dunque, ogni 5 giorni e mezzo si respira un’aria che la legge italiana (D.lgs. 155/2010) giudica irrespirabile, sforando e non di poco il limite previsto: tanto in termini di giorni (63 su un massimo di 35) che di concentrazioni: mentre parliamo, la centralina in strada Sant’Agnese segna 134 μg/m3 (con un limite di legge giornaliero di 50μg/m3).Un problema che non riguarda solo Treviso, visto che è tutta la regione a tossire: ben 6 su 7 capoluoghi di provincia veneti rientrano in questa nerissima top 10. A seguire molte città della Lombardia e del Piemonte, a conferma del fatto che – secondo ormai numerosi e recenti studi – la Pianura Padana risulta una delle zone più inquinate d’Europa.

Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente, spiega che questi dati sono in peggioramento e che “il processo di riduzione delle concentrazioni è inesistente o comunque troppo lento. Ad oggi, infatti, ben 35 città dovranno intensificare gli sforzi per ridurre le loro concentrazioni di PM10 entro il 2030, con una percentuale di riduzione compresa tra il 20% e il 37%”. Per Treviso la strada tracciata è quindi tortuosa, soprattutto in vista di un traguardo fin troppo vicino: entro il 2030 appunto – secondo le normative che saranno approvate a breve dall’Unione Europea – il limite giornaliero di PM10 scenderà a 45μg/m3 per un massimo di “soli” 18 giorni.Che fare, dunque? Secondo Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, “sono disponibili e conosciute le azioni e le misure di riduzione delle emissioni, ma continuiamo a registrare ancora forti e ingiustificati ritardi nel promuovere soluzioni trasversali”, tra cui per esempio incentivare l’uso del trasporto pubblico, implementare ZTL e zone 30, promuovere l’homeworking, supportare l’installazione di tecnologie a emissioni “quasi zero” per quanto riguarda il riscaldamento, eseguire controlli sugli allevamenti intensivi nelle campagne e la lista prosegue.

Gli fa eco il circolo trevigiano del Cigno Verde, che punta il dito anche sull’incontrollato consumo di suolo in città: “Le parole chiave sono prevenire, proteggere, curare. La prima azione per una città che si professa green, è preservare tutto ciò che di “green” esiste ancora, e dunque bloccare ulteriore consumo di suolo, che comporta la riduzione delle aree verdi capaci di assorbire CO2 e altri inquinanti atmosferici, quali le zone umide, le siepi, i prati, le fasce tampone lungo i corsi d’acqua” spiegano da Legambiente Treviso. “Se il cemento è un tumore, non dobbiamo solo fermarlo, ma rimuoverlo, e dunque rinaturalizzare: rinaturalizzare per migliorare la qualità dell’aria e di conseguenza la salute dei cittadini”.

Scarica il rapporto completo “Mal’aria 2024”

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