venerdì, 12 settembre 2025
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Ca' Foncello, medici in corsia accanto ai pazienti. L'esperienza di una dottoressa

“Il lavoro è certamente più faticoso e stressante in questi giorni, però affrontiamo la situazione con la maggiore serenità possibile, sia in ospedale che nelle nostre famiglie”. E’ dirigente medico in Medicina 1 al Ca’ Foncello di Treviso la dottoressa Silvia Boccato, non in un reparto “isolato” per l’emergenza coronavirus, ma in un luogo molto delicato, per la fragilità dei pazienti ricoverati, che soffrono di diverse patologie.

“Il lavoro è certamente più faticoso e stressante in questi giorni, però affrontiamo la situazione con la maggiore serenità possibile, sia in ospedale che nelle nostre famiglie”. E’ dirigente medico in Medicina 1 al Ca’ Foncello di Treviso la dottoressa Silvia Boccato, non in un reparto “isolato” per l’emergenza coronavirus, ma in un reparto molto delicato, per la fragilità dei pazienti ricoverati, che soffrono di diverse patologie.

“Abbiamo ricoverate persone di tutte le età, la maggior parte anziane, pazienti fragili, da proteggere, per questo l’attenzione è alta e la preoccupazione è costante, perché si avverte il timore che possano esserci nuovi casi - spiega la dottoressa -. La situazione è sotto controllo anche grazie all’impegno di tutti nel rispettare le regole di prevenzione e protezione”.

Una delle difficoltà che lamentano i famigliari è anche quella di essere limitati nell’assistenza e nelle visite in alcuni reparti. “Da noi, vista la delicatezza di tante situazioni e la necessità di una presenza continuata, consentiamo un assistente per paziente, regolarmente registrato, mentre chi può, sta da solo. Anche per gli orari di visita si è previsto di evitare il sovraffollamento delle stanze, consentendo una sola visita alla volta per persona. Sono forme di prevenzione e protezione importanti, per i pazienti, per il personale e per i famigliari stessi”.

Sposata, due figli, la dott. Boccato racconta come, pur facendo una vita normale, alcune abitudini siano un po’ cambiate, dalla doccia appena arriva a casa (“i miei figli conoscono la mia professione e percepiscono il momento che stiamo vivendo”), alla rinuncia alla palestra, a qualche cena con gli amici rinviata, “ma sempre con serenità, cercando di trasmetterla anche agli altri, una serenità che mi viene anche perché ho un’azienda seria alle spalle, che sta lavorando con professionalità per affrontare questo momento”.

Un sistema sanitario messo sotto pressione, certamente, ma che sta rispondendo all’emergenza, e lo fa gratuitamente per tutti. “Ho scelto di essere medico perché volevo fare una professione utile agli altri, e ho scelto di essere medico ospedaliero nel sistema sanitario pubblico - sottolinea la dottoressa Boccato - perché volevo essere parte di una sanità di qualità e uguale per tutti”.

Se le si chiede come pensa di esprimere il suo essere donna in un lavoro così importante, risponde che “nella professionalità e nelle competenze la differenza non c’è, ma forse noi donne siamo un po’ più propense ad esprimere l’empatia e la vicinanza, siamo disponibili a investire un po’ di tempo nel gestire la relazione umana: un aspetto fondamentale, direi, per un medico internista, che si occupa a tutto tondo del paziente, affrontando casi diversi, ricercando, studiando, senza mai perdere di vista il contatto personale, l’accudimento complessivo, il cui valore riscopriamo proprio in questo frangente”.

La dottoressa Boccato è una delle migliaia di operatori sanitari e sociosanitari, uomini e donne, che in questi giorni stanno affrontando l’emergenza negli ospedali e nel territorio trevigiano, a contatto con i pazienti e con le loro famiglie, impegnati ad accogliere, a curare, spesso a rassicurare. A loro proprio in questi giorni il direttore generale dell’Ulss 2, Francesco Benazzi, ha scritto una lettera di ringraziamento per la dedizione quotidiana, ricordando la fatica di tutti di gestire il lavoro e le proprie famiglie, e ha espresso vicinanza a chi è costretto in quarantena. “Grazie di cuore” ha scritto, “perché sento che lo sforzo va oltre l’impegno richiesto, nella direzione giusta per vincere questa sfida che deve vederci tutti uniti e tutti consapevoli che supereremo questa prova e saremo ancora più forti”.

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