Nemmeno l’Aiea, l’Agenzia per l’energia atomica dell’Onu, può affermare che l’Iran già disponga di testate...
Elezioni, mons. Galantino: immorale fare promesse che non si possono mantenere
“Chiediamo sicuramente onestà, chiediamo realismo, chiediamo umiltà e moralità, perché la moralità non riguarda soltanto il sesto e il nono comandamento”. Lo ha dichiarato il segretario generale della Cei in un convegno a Campobasso.

“Chiediamo sicuramente onestà, chiediamo realismo, chiediamo umiltà e moralità, perché la moralità non riguarda soltanto il sesto e il nono comandamento”. Lo ha dichiarato mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, a Campobasso a margine del suo intervento ad un convegno sulla legalità, rispondendo alle domande sulle imminenti candidature alle politiche. “È immorale dire cose e fare promesse – ha detto ancora – che si sa di non poter mantenere, è immorale speculare sulla giusta paura delle persone. Quindi lucrare sulla paura della gente. Questo è immorale. Educare alla legalità, secondo me, significa educare al senso di giustizia perché una legalità che non è orientata al senso di giustizia è una legalità un po’ ambigua”.
“Coraggio e legalità. Due termini e soprattutto due modi di vivere che, per quanto appartenenti all’uso corrente, richiedono qualche riflessione per evitare equivoci pericolosi”. Così mons. Galantino aveva aperto l'incontro, promosso dall’Ufficio scolastico regionale del Molise e rivolto agli studenti. Tra i relatori anche il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Federico Cafiero De Raho. I saluti istituzionali sono stati portati da Anna Paola Sabatini (direttore Usr Molise), insieme a Nicola D’Angelo, procuratore della Repubblica di Campobasso. A introdurre i lavori, Guido Rispoli, procuratore generale della Corte d’Appello di Campobasso. L’evento è stato moderato da Vincenzo Morgante, direttore nazionale Tgr Rai. “Sono certo – ha proseguito Galantino – che ognuno prenderà la parte che gli spetta per dare il proprio contributo a una società, la nostra, che conta ancora uomini e donne che non si rassegnano a una vita incolore e perciò coraggiosi e impegnati per una legalità al servizio della giustizia”. Poi il presule ha parlato dell’etimologia della parola coraggio e di come si “esercita” il coraggio. “La persona coraggiosa – ha detto – provoca ammirazione, spesso catalizza attenzione, coinvolge e trascina. Talvolta può anche indispettire e frustrare la voglia di agire degli altri. Importante è – esercizio difficile ed impegnativo – coltivare il cuore pieno contemperandone le spinte per indicare percorsi inediti più che per far sentire il peso specifico delle proprie parole e dei propri gesti”. E poi ha citato don Peppe Diana: “Il coraggio non sopporta l’ improvvisazione. Il coraggioso vero sa attendere pazientemente prima di intervenire, soprattutto in situazioni di fragilità personali o sociali. Non ricerca necessariamente il gesto eroico”.