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Frassati e gli amici di Treviso

I fratelli Bonini, compagni di studi e di impegno associativo e politico
11/09/2025

Nella sua breve vita, san Pier Giorgio Frassati (1901-1925) ha avuto dei contatti non episodici con alcuni cattolici di Treviso.

In una sua lettera del 1925, tra quelle pubblicate dalla sorella Luciana nel 1950 (prima edizione), il giovane universitario torinese fa esplicito riferimento a una sua futura visita a Treviso. Non si conosce se egli abbia avuto o meno il tempo di giungere nella città del Sile, poiché la morte lo colse rapida e inattesa proprio agli inizi di luglio di quello stesso anno. Il legame con Treviso era rappresentato dai fratelli Bonini, in particolare con l’amico Isidoro Bonini, chiamato Dorino. Fu dalla comune frequentazione universitaria al Politecnico di Torino che tra di loro si strinse un vincolo non solo di amicizia, ma anche di condivisione ideale e politica. Tra Frassati e Bonini vi fu uno scambio epistolare abbastanza intenso negli anni 1924-1925 e diverse di quelle lettere si possono leggere nell’edizione curata dalla sorella del santo, oppure in citazione nella biografia “Pier Giorgio Frassati. Modello per i cristiani del duemila”, compilata nel 2002 da Cristina Siccardi (ed. San Paolo).

Isidoro e Francesco Bonini erano residenti in centro città. Oltre ai comuni studi d’Ingegneria a Torino, essi condivisero con Frassati l’appartenenza all’Azione cattolica e alla Fuci, la Federazione universitaria cattolica italiana.

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Isidoro Bonini (1899-1955), la personalità più rilevante tra i due fratelli, è quasi sconosciuto a Treviso, dove nemmeno gli è dedicata una memoria toponomastica. Su di lui è stata, però ,realizzata una tesi di laurea all’Università Ca’ Foscari, discussa nel 2009 dal pluri-laureato Roberto Gazzola.

Una dimenticanza tanto grave, quanto rilevante e quasi monumentale è stata la figura di Bonini, giunto in età adulta ai vertici dell’economia nazionale italiana, soprattutto nella sua veste di presidente dell’Iri (1950-1955), chiamato a quell’incarico da Alcide De Gasperi che lo conosceva dal periodo della comune militanza nel Partito popolare italiano. Dalla biografia di un altro importante cattolico trevigiano, il meolese Fiorenzo Cimenti, che rivestì lui pure dei ruoli importanti a livello diocesano e che dopo la guerra e il fascismo arriverà a essere eletto all’Assemblea Costituente, si riscontra che nel 1923 i fratelli Bonini erano attivi, assieme a Frassati, nel circolo cattolico universitario torinese “Cesare Balbo”. Purtroppo, come Frassati, anche l’ingegnere industriale chimico Francesco Bonini (1901-1929) morì giovane, appena ventottenne. Nel suo necrologio lo si ricordò esplicitamente come «Confratello della Conferenza di San Vincenzo con Pier Giorgio Frassati, di cui fu amico carissimo». Contemporaneamente li animava l’impegno convinto e attivo nel Ppi, il partito di cattolici fondato nel ’19 da don Luigi Sturzo.

Nel quadro di quella stagione politica si inserì anche la figura di un sacerdote straordinariamente dinamico quale fu don Ferdinando Pasin, parroco in città nella chiesa di San Martino. Fu proprio tramite i Bonini che don Pasin conobbe di persona il futuro santo torinese. Lo scrive lui stesso in un suo lungo testo dal titolo “Appunti sulla giovinezza del compianto ing. Bonini Dorino”, custodito nel suo fondo archivistico, dove si legge che i due fratelli “quando lasciarono Treviso per seguire gli studi presso il Politecnico di Torino, i carissimi Dorino e Cesco portarono con sé un prezioso patrimonio di forza combattiva, per cui non mi stupii se strinsero colà un’amicizia ideale e attiva coll’ammirevole Pier Giorgio Frassati. Fu davvero un incontro provvidenziale d’anime per un potenziamento delle loro risorse di interiorità, di esperienza, tese verso sublimi obiettivi”.

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E poi don Pasin aggiungeva un’informazione autobiografica per noi oggi molto illuminante: “Ebbi questa viva impressione quando andai a far loro visita a Torino e m’incontrai con Pier Giorgio. Non la dimenticherò mai quella giornata in cui nell’amicizia di quei tre giovani vidi realizzata la bellezza di un cristianesimo che prende le mosse da una intensa vita interiore”.

Appena istituito l’oratorio “Don Bosco” in San Martino Urbano, che durante il fascismo divenne un centro di formazione della gioventù ai valori della libertà, tanto che da esso nel dopoguerra uscirà un rilevante numero di personalità della politica democratica di Treviso, non fu dunque per caso che don Pasin volle dedicare l’associazione giovanile dell’Azione cattolica della parrocchia al nome di “Pier Giorgio Frassati”.

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Di quell’associazione, in archivio parrocchiale, si conservano i registri con i verbali delle riunioni. In una pagina si trova un altro riferimento a Frassati: si tratta dell’ammirazione che nutriva per il giovane torinese il vescovo di Treviso, Andrea Giacinto Longhin. Infatti, il 20 settembre 1934 il giovane don Pasin invitò in parrocchia mons. Longhin, che mai aveva smesso di appoggiare il suo prete, neanche nei momenti in cui il già affermato regime fascista ne aveva chiesto la rimozione dalla cura pastorale in città. Il motivo della visita fu un incontro con i giovani dell’Azione cattolica parrocchiale. Longhin “richiama l’esempio di Pier G. Frassati che non nell’ambiente della famiglia, ma in quello del Circolo ha compiuto la sua formazione spirituale: là solo Egli ha sentito tutta la bellezza della vita cristiana. Mons. Longhin terminava coll’invitare i soci a voler essere altrettanti Pier Giorgio Frassati e come Lui propagandisti dell’Apostolato della Gioia”. Degna d’essere sottolineata, questa definizione dell’Apostolato della Gioia, espresso da Frassati.

In questo documento, finora sconosciuto ai più, ritroviamo uno di quei misteriosi casi di incroci spirituali tra santi che solo la storia e solo la ricerca degli storici consentono di riportare alla luce dei contemporanei.

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