La settimana scorsa abbiamo pubblicato una presentazione della lettera apostolica di papa Leone sull’educazione:...
Il pellegrinaggio di Santa Caterina nella "tempesta"
Come per Caterina, ci viene però in aiuto il suo stesso atteggiamento d'impegno e di fiducia: quello di portare nella preghiera davanti al Signore il dolore, la fatica, l'azione di tanti. Non possiamo ancora recarci con facilità nelle nostra chiese, eppure questa “navicella della santa Chiesa” non si riduce ad un luogo, ma è la realtà invisibile e reale di quella comunione di fede e di umanità che ci unisce a tutti gli uomini e le donne nel mondo.
“Quando è l'ora terza, io mi alzo dalla messa, e voi vedreste andare una morta a san Pietro; ed entro di nuovo a lavorare nella navicella della santa Chiesa. Qui me ne sto fino all'ora del vespro, e da quel luogo non vorrei uscire né di giorno, né di notte”. A compiere quel tragitto quotidiano dalla sua dimora romana tra Minerva e Campo dei Fiori fino alla basilica di san Pietro, per rimanervi in preghiera tutto il giorno, non era una donna anziana, ma di 33 anni, eppure sfinita fisicamente a arsa dalla passione di ridonare pace alla Chiesa: Caterina da Siena. In quel suo pellegrinaggio di ogni giorno la santa varcando la soglia in San Pietro passava sotto il mosaico disegnato da Giotto che rappresenta la scena evangelica della “navicella” sul lago in tempesta. Una scena che Caterina viveva dal di dentro, avendo impegnato tutta la sua vita a ricondurre il Papa a Roma e riconciliare con lui i fedeli. Anche i giorni che stiamo vivendo richiamano un'altra, nuova tempesta che ci sta scuotendo tutti. Come per Caterina, ci viene però in aiuto il suo stesso atteggiamento d'impegno e di fiducia: quello di portare nella preghiera davanti al Signore il dolore, la fatica, l'azione di tanti. Non possiamo ancora recarci con facilità nelle nostra chiese, eppure questa “navicella della santa Chiesa” non si riduce ad un luogo, ma è la realtà invisibile e reale di quella comunione di fede e di umanità che ci unisce a tutti gli uomini e le donne nel mondo. Caterina, la donna dinamica e attiva che aveva percorso le strade d'Italia e di Francia, afferrata dalla passione per la pace e l'unità, ora trascorre le ultime settimane della sua vita in preghiera. Una tale scelta non è di ripiegamento intimistico, ma nasce dalla consapevolezza che c'è un fuoco che può ardere e trasformare ogni realtà: quello della nostra relazione con Gesù. Ai suoi giovani collaboratori Caterina scriveva: “Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutta Italia” Nel Giubileo del 2000, Giovanni Paolo II, rivolse ai giovani le stesse parole della santa, aggiungendo però che quel “fuoco” è destinato a tutto il mondo. Che siano tornati i giorni ardenti della preghiera ?



