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Pregare e celebrare per il Creato

Una Messa per la custodia del Creato, con un apposito formulario che si aggiunge al Messale romano: è la scelta del Dicastero per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti, approvata dal Papa. Si ispira all’enciclica «Laudato si’» di papa Francesco e si aggiunge ad altri formulari in uso, legati alla natura. Un invito importante della Chiesa a una preghiera specifica che promuove una cultura della responsabilità verso la Casa comune
10/07/2025

La settimana scorsa è stata presentata in Vaticano, approvata da papa Leone, la “Missa pro custodia creationis”, ovvero la “Messa per la custodia del Creato” la quale, evidentemente, si ispira e include testi della enciclica di papa Francesco Laudato si’. Come tutti i formulari liturgici delle messe, il nuovo testo comprende sia le letture bibliche che le eucologie, ossia le orazioni presidenziali di Colletta, Sopra le offerte e Dopo la comunione. Manca, purtroppo, un apposito Prefazio (o preghiera di rendimento di grazie) nel quale, di solito, si esplicitano meglio e più ampiamente i motivi e i contenuti teologici di una determinata celebrazione.

L’attenzione al creato nella liturgia

Vale la pena ricordare che nel Messale Romano troviamo, nella parte denominata: “Messe e orazioni per varie necessità”, altri formulari legati alla natura da utilizzare in alcune circostanze o necessità come, ad esempio, quelli “Nel tempo della semina”, “Per chiedere la pioggia”, “Per chiedere il bel tempo”, ecc.

Non mancano nemmeno altre preghiere e celebrazioni particolari, oggi poco utilizzate, riferite alla natura e al Creato. Mi riferisco, anzitutto, alle “Quattro tempora”, che coincidono all’incirca con l’inizio delle quattro stagioni e consistono in giorni di particolare impegno ascetico (digiuno, preghiera, elemosina), nonché di ringraziamento a Dio per i beni della terra.

E, poi, ci sono le “Rogazioni”, che si tenevano in primavera, il più noto rito agreste cristiano (non privo di derive superstiziose), che consiste in processioni penitenziali seguite dalla messa, volte, soprattutto, a chiedere a Dio protezione dalle calamità naturali, che potevano rovinare i raccolti (molti di noi ricordano quel: “A fulgure et tempestate, libera nos, Domine”, più volte ripetuto durante la processione).

Con le “Rogazioni” e le “Quattro Tempora”, la Chiesa intende pregare il Signore per le necessità degli uomini, soprattutto per i frutti della terra e per il lavoro umano, e ringraziarlo pubblicamente. Per queste celebrazioni il libro liturgico delle benedizioni o “Benedizionale” (nn. 1814-1863) offre bellissime formule tutte incentrate sul creato, la natura (terra, acque, fiumi, foreste, campi...) e sull’opera dell’uomo per la loro custodia e la sua sapiente trasformazione.

Non va, infine, dimenticata la “Giornata del ringraziamento”, che celebriamo ogni anno a novembre, la quale richiama temi e contenuti legati alla creazione e ai frutti della terra, donati dalla divina Provvidenza e procurati dal lavoro umano. E nemmeno, più in generale, il fatto che la Scrittura continuamente parla della creazione (pensiamo al libro della Genesi), in particolare i Salmi, che costituiscono il cuore della Liturgia delle ore.

Perché una nuova celebrazione?

Tuttavia, mentre le celebrazioni sopra accennate sono legate al ringraziamento per i doni del Creato e alla richiesta al Signore delle buone condizioni e dei frutti necessari all’uomo per vivere, questa nuova Messa focalizza maggiormente l’attenzione e la preghiera sul tema della salvaguardia e custodia del creato, condizione base affinché l’uomo possa trovare in esso sostentamento e vita.

Significativa è, al riguardo, la preghiera di “Colletta” che dà il senso della celebrazione: “Dio Padre, che in Cristo primogenito di tutta la creazione, hai chiamato all’esistenza tutte le cose, fa’ che, docili al soffio vitale del tuo Spirito, custodiamo con amore l’opera delle tue mani...”. Oppure quella “Sopra le offerte” che recita: “Accogli, o Padre questi frutti della terra e del nostro lavoro: porta a compimento in essi l’opera della tua creazione, perché, trasformati dallo Spirito Santo, siano per noi cibo e bevanda di salvezza”. Oppure quella “Dopo la comunione”, nella quale si chiede di crescere nella “comunione con te e i fratelli, perché, in attesa dei cieli nuovi e della terra nuova, impariamo a vivere in armonia con tutte le creature”.

A loro volta i testi biblici richiamano temi quali: l’inescusabilità degli uomini che esplorando il creato non sanno riconoscere la presenza del Creatore (Sap. 13,1-9); la benedizione per l’opera creatrice di Dio (Salmo 18); la lettura cristologica della creazione (Col 1,15-20); l’affidamento alla provvidenza come fanno i gigli del campo e gli uccelli del cielo, e il cercare anzitutto il Regno di Dio e la sua giustizia (Mt 6,24-34)

Dimensione teologica

Testi, dunque, nei quali interagiscono i due principali cardini teologici della rivelazione biblica: la creazione e la redenzione, ma anche quella salvezza escatologica che viene raffigurata in quei “cieli nuovi e terra nuova”, dei quali dovrebbero essere un segno i “nostri” cieli e la “nostra” terra, se da noi ben custoditi e curati.

La Messa per la “Custodia del Creato” ci chiama, dunque, nelle nostre scelte quotidiane e nelle politiche pubbliche, a essere fedeli amministratori di ciò che Dio ci ha affidato. Quindi, a quel senso di responsabilità verso l’ambiente che gli uomini, presi sempre più dall’egoismo e dalla bramosia del denaro, stanno smarrendo da tempo.

Pertanto, l’impegno verso il Creato è per noi credenti anzitutto un’esigenza teologica, che viene dalla fede, in quanto ogni cosa ha il suo fulcro in Gesù Cristo, nel quale tutto è stato creato e redento. Per cui, “in un mondo dove i più fragili sono i primi a subire gli effetti devastanti del cambiamento climatico, della deforestazione, e dell’inquinamento, la cura del Creato diventa una questione di fede e di umanità” (mons. Vittorio Francesco Viola, segretario del Dicastero per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti).

Per il bene dell’umanità

Possiamo dire che la Chiesa, di fronte al problema emergente e drammatico del clima e della salvaguardia del creato, invita a una preghiera specifica e, tramite essa, mira a tener viva e a promuovere a livello personale e comunitario una cultura di responsabilità verso la Casa comune.

Certamente, non è solamente una singola e specifica celebrazione a favorire il nascere di una tale mentalità o sensibilità. Sarà necessario, perciò, continuare a evangelizzare e a formare tutti sul bene del creato e sulla sua buona custodia. L’enciclica di papa Francesco Laudato si’ rimane, pertanto, una pietra miliare, sia per noi cristiani che per tutti coloro che hanno a cuore e sono sempre più preoccupati per il clima, l’ambiente, le foreste, le acque e, in generale, per lo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali.

Si spera che tale responsabilità coinvolga anche i governanti delle Nazioni i quali, purtroppo, sembra siano, per motivi di profitto, più preoccupati dello sfruttamento e del depauperamento del creato che del nostro futuro su questa terra.

L’impegno della Chiesa e dei singoli credenti, quindi, si presenta, oltre che come una scelta teologico - spirituale, morale e sociale, anche come un “manifesto politico”. Bisogna dire che, per molti aspetti, la Chiesa e il suo magistero sono molto più avanti e lungimiranti rispetto al mondo dell’economia e della politica.

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