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Diego Montagner: un murale per poter comunicare




Il suo ultimo murale lo si vede mentre si transita per via Postumia, direzione Castelfranco Veneto. All’altezza delle Case Pozzobon, sulla facciata laterale dell’azienda agricola 103, in Comune di Vedelago, una bambina abbraccia il pianeta terra con espressione dolce, ma malinconica, come a volerlo proteggere e nello stesso tempo temendo di perderlo. “La sua immagine richiama l’innocenza e il futuro, mentre il suo gesto trasmette un profondo senso di cura e responsabilità – spiega Diego Montagner, lo street artist originario di Montebelluna che l’ha realizzata -. Parla di noi, della nostra terra e del nostro impegno”.
Alcuni dettagli rendono, poi, questo murale ancora più significativo: lo sguardo profondo della bambina, che sembra chiedere attenzione e rispetto per il nostro pianeta. Il fiore tra i capelli, simbolo della bellezza della natura e della speranza. Il contrasto tra il realismo del viso e gli elementi pittorici, che dona all’opera un effetto visivo coinvolgente. Il tutto con un messaggio che invita a rispettare l’ambiente e a costruire un futuro più sostenibile. E c’è un (ultimo) dettaglio ancora più speciale: Montagner ha voluto dedicare quest’opera alla sua seconda figlia, nata proprio un paio di mesi fa: “Un segno di speranza e di amore per le nuove generazioni, che ci ricorda quanto sia importante lasciare loro un mondo migliore”.
Primo: avere una intuizione
Diego Montagner, classe 1990, è un giovane artista di street art, nato e cresciuto in terra montebellunese, che vive di questo lavoro. È conosciuto per le sue creazioni che affrontano temi ambientali, sociali e storici. Tra i suoi lavori più significativi troviamo Pasitea a San Bellino (Ro) e L’abbraccio a Nembro (Bg), opere che raccontano storie di sogni, emozioni e legami profondi.
“Ho studiato grafica pubblicitaria a Cittadella. Dopo il diploma, ho trovato lavoro in un’azienda che produce scatole di vario tipo, da quelle per le scarpe alle confezioni per il vino”.
Un lavoro a suo dire monotono, tutti i giorni doveva fare sempre la stessa cosa. “Non mi piaceva e, quindi, ho mollato”. ll giovane writer ha deciso, allora, di trasformare la sua intuizione artistica in un vero e proprio impegno professionale; il desiderio di raccontare, di condividere, di far riflettere e di restituire bellezza a piccoli spazi di mondo hanno focalizzato la sua produzione: “Ho cominciato a disegnare prima sui quadri, poi mi sono dedicato alle aerografie. Da qui è nata la passione per i disegni sui muri. Ho aperto la partita Iva, mi sono fatto uno studio nella casa in cui abito con la mia ragazza a Montebelluna e lavoro su commissione, da qui vado in ogni posto in cui mi chiamano”. Da Rovigo fino al Trentino e al Friuli, e anche all’estero: Germania del Nord, Bratislava, Francia.
Secondo: avere qualcosa da dire
Diego Montagner si distingue per la sua capacità di affrontare temi profondi e attuali, spesso focalizzandosi sull’ambiente, la società e la storia. La sua street art si fa portavoce e specchio della realtà contemporanea, in cui si mescolano riflessioni sulla crisi climatica e sulla condizione umana. Con uno sguardo acuto, Diego riesce a catturare l’essenza dei problemi globali e a trasformarli in messaggi potenti tramite la sua arte. Utilizza le vernici ad acqua, non inquinanti, innovative perché innestano un meccanismo simile alla fotosintesi delle piante, che attraverso l’azione della luce purifica l’aria. Nelle opere di Diego si possono intravedere emozionanti viaggi attraverso la natura e la cultura umana. I suoi dipinti murali raccontano storie di vita, di rinascita e di trasformazione, trasmettendo al pubblico un senso di connessione profonda con il mondo che lo circonda. Natura, danza, energia, colori sono alcune delle componenti che si possono ammirare nelle sue opere d’arte e che costituiscono anche il suo pensiero. “Sebbene il mio stile sia ormai facilmente identificabile, non sono ancora invitato alle fiere di settore – dice con una punta di rammarico -; ma io non demordo, per me la sfida più grande è avere la capacità di generare sempre idee originali e avere il coraggio di sperimentare nuove strade, e nuove tecniche senza la paura del fallimento. Per stimolare la creatività viaggio, leggo, mi informo e mi circondo di persone positive”.
Terzo: avere idee per rinventare spazi
Tra le sue migliori performance ci sono quelle che riguardano le cabine dell’Enel, una famosa è dedicata al Giro d’Italia, dove viene ritratta un figura femminile con gli occhi puntati sull’orizzonte, a richiamare Alfonsina Strada, la prima e unica donna ad aver fatto il Giro d’Italia maschile. “In un’altra – spiega Diego Montagner - ho realizzato tre bambini che vanno alla ricerca di stelle: chi le mette dentro una bottiglia, chi dentro il cestino e chi ci gioca in una notte serena e stellata in un contesto invernale. Il significato è di andare alla ricerca dei proprio sogni, in questo caso le stelle, per cercare di realizzarli”. Anche il centro parrocchiale Frassati di Caerano di San Marco mostra un suo murale: “Universo di carta” è il titolo di questa grandissima opera realizzata sui molteplici lati del fabbricato. “La carta ha tanti significati: serve a conservare e tramandare storie che ci hanno appassionato nei secoli, serve ad abbozzare e a progettare i propri sogni, è leggera e malleabile come la vita stessa. In questa opera – continua Montagner – (con i suoi 460 metri quadrati è il più grande murale situato all’aperto della provincia di Treviso) ho raffigurato un bambino che legge un libro. Da esso fuoriescono figure tridimensionali realizzate con i fogli del libro stesso, stando a significare progetti e sogni che si realizzano. Incredula, una ragazza guarda le sagome di carta che si muovono e prendono forma”.
Quarto: avere un buon pc, e i social che funzionano
È, dunque, un autodidatta questo street artist trevigiano, in un mondo che da sempre considera questa arte di strada minore rispetto ad altre, ma che, anche recentemente, è stata rilanciata nel nostro territorio: si pensi, ad esempio, al progetto di Vallà di Riese Pio X che ogni anno porta artisti di strada a decorare case e vie della frazione. “Sono un autodidatta, continuo a studiare, sperimentare, fare e rifare”. Nel suo ufficio, ricavato in una stanza di casa, al computer disegna continuamente bozzetti, e le sue mani generano, con la tavola di photoshop, idee su idee, intuizioni che prendono forma per lanciare messaggi. “Oltre al passaparola ci sono i social e fanno un gran lavoro – commenta Montagner -; offrono visibilità a chi ha qualcosa da dire, avvicinano gli artisti, creano contatti e sinergie”. In effetti, a livelli globali non è diverso per Banksy: basta l’apparizione di una sua performante installazione da qualche parte nel mondo, irridente, terribile, provocatoria, e nel giro di pochi minuti diventa nota ovunque. “Se ci ripenso, mi pare una follia aver lasciato un posto di lavoro sicuro per rincorrere una idea, poco più di una intuizione. Oggi so che ho molta strada da percorrere, ma con entusiasmo e grinta, ce la faccio”.