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Il tetto che blocca le scelte del 5x1000

Anche quest’anno Agenzia delle entrate ci dimostra che gli italiani sono un popolo “generoso”: nel 2024 i contribuenti che hanno destinato il 5x1000 sono stati circa 18 milioni, scegliendo tra i 91 mila enti ammessi lo scorso anno alla ricezione del contributo, oppure un’area “tematica” di destinazione dello stesso. La platea, tanto degli enti ricettori quanto dei cittadini che fanno una scelta in questo senso nella loro dichiarazione dei redditi, si amplia di anno in anno.
Generosi, ma non proprio
Nonostante venga spontaneo parlare di generosità quando si tratta di 5x1000, il termine è sostanzialmente improprio. Si tratta ,infatti, di una quota percentuale dell’Irpef e il suo calcolo è indicativo, perché si basa sull’imposta netta del contribuente. Non è una tassazione aggiuntiva, né, appunto, una donazione: infatti, se non si sceglie a chi destinarlo, andrà automaticamente allo Stato. In altre parole, il contribuente non versa nemmeno un centesimo in più di quanto già verserebbe. Il 5x1000 ,infatti, lo si destina. Per cui più che parlare di generosità potremmo dire che gli italiani scelgono con attenzione chi o quale “area” vogliono che sia sostenuto, tra cui enti del Terzo settore e onlus (la maggior parte dei beneficiari), ma le associazioni sportive dilettantistiche, gli enti di ricerca scientifica o che operano nella sanità, gli enti dei beni culturali o che gestiscono le aree protette, e i Comuni.
I numeri
La “macchina” è partita con la legge finanziaria del 2005: la dichiarazione dei redditi dell’anno successivo ha visto 16 milioni di contribuenti scegliere a chi destinare la loro quota Irpef, per un totale di 345.292.477 euro. La platea di enti beneficiari e di cittadini che hanno espresso la loro preferenza sul 5x1000 si è ampliata fino a giungere alle cifre del 2024, rese note nelle scorse settimane: 91mila i beneficiari, circa 18 milioni i contribuenti (oltre 700mila in più rispetto al 2023, aumento più che significativo), 525 milioni di euro la cifra da erogare, cioè oltre il mezzo miliardo. E proprio attorno a questa cifra infiamma la polemica politica e non solo.
Problema tetto massimo
Gli enti del Terzo settore sono “in guerra”, da almeno un paio d’anni, sul tema del tetto massimo. I 525 milioni che saranno erogati, infatti, non sono la cifra realmente raccolta, ma il limite massimo erogabile stabilito per legge. Durante una interrogazione parlamentare avvenuta le scorse settimane, come raccontavano i colleghi di “Avvenire” lo scorso 11 giugno, il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha ammesso che in realtà l’ammontare del 5x1000 volutamente destinato a enti specifici da parte dei contribuenti in fase di dichiarazione dei redditi sarebbe di ben 78 milioni superiore al tetto massimo. Le minoranze parlamentari e i maggiori Ets beneficiari insorgono: la presenza di un tetto bloccherebbe innumerevoli progetti e violerebbe la volontà dei contribuenti. Lo stesso Ciriani sembra trovarsi d’accordo, replicando che il Governo “si riserva di valutare l'opportunità di adottare mirate iniziative legislative volte a ridefinire il tetto di spesa fissato”. Il copione, purtroppo, fanno notare proprio alcuni Ets, è identico allo scorso anno e nulla nel frattempo è stato fatto: così lo Stato assorbe quei 78 milioni di euro che la cittadinanza ha scelto di destinare altrove.
La classifica
Dove sia quell’“altrove” è presto detto, e l’Agenzia delle Entrate ne pubblica annualmente il prospetto preciso e completo: in cima alle preferenze degli italiani c’è il sostegno agli enti di ricerca scientifica e sanitaria, che dominano i primi 21 posti in classifica. L’Airc è prima assoluta: nel 2023 con il 5x1000 ha raccolto quasi 72 milioni. Seguono, con notevole distanza, fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro - Fprc (12 milioni), Emergency (10,6 milioni), fondazione Lega Filo d’Oro (9,3 milioni), Ail (8,7 milioni), Istituto europeo di oncologia (7,9 milioni). Dal 22° posto si esce (momentaneamente) dal tema della ricerca e troviamo l’Auser (2,2 milioni), il Fai (quasi 2,2 milioni), la Lega anti vivisezione - Lav (2 milioni) e l’Enpa (quasi 2 milioni). Cifre che ormai, dopo i lunghi ritardi sistemici degli ultimi anni, vengono erogate più o meno nel giro di 12 mesi.