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Ecuador, Tonello: “Serve speranza, tra violenza ed estorsioni”

A una maestra a cui è stato chiesta una «vacuna» (pizzo) di 5.000 dollari, per garantire protezione a lei e alla sua famiglia durante un anno. Lei ha negoziato con la banda che la ricattava e ha pagato solo 1.500 dollari. Adesso il pizzo non si chiede solo ai negozi, alle imprese, ai pescatori e agli insegnanti, ma anche a tante persone che hanno uno stipendio fisso. Ma nelle campagne i contadini si sono organizzati e non lasciano spazio alla violenza
18/07/2025

C’è bisogno di speranza come l’ossigeno, nell’Ecuador di oggi. Un Paese ricco di esperienze missionarie, educative, di sviluppo umano integrale, di economia equa.

C’è bisogno come l’ossigeno di speranza, in un Paese che negli ultimi anni è piombato nel precipizio della violenza, e del narcotraffico, in alcune zone (le province del Pacifico), a livelli simili, se non superiori, a Messico e Colombia.Solo tra gennaio e aprile 2025, l’Ecuador ha registrato 3.094 omicidi intenzionali, con un aumento del 58% rispetto allo stesso periodo del 2024.

Nel 2024 sono state 101.000 le persone costrette ad abbandonare le proprie case per sfuggire all’insicurezza. Lo rivela il Rapporto globale sugli sfollati interni del Consiglio norvegese per i rifugiati, secondo il quale l’Ecuador è la terza nazione con il maggior numero di sfollati interni di tutta l’America Latina, superata solo da Haiti, con 889.000 e dalla Colombia, con 388.000.

Non è tutto. C’è un aspetto particolarmente preoccupante, che investe il mondo della scuola: nel solo 2025, sei insegnanti sono stati rapiti, una maestra è stata colpita da un proiettile e sono state ricevute più di 120 denunce per estorsione, secondo i dati raccolti dall’Unione nazionale degli educatori (Une). Riferisce Giuseppe Tonello, da Quito: “Io conosco una maestra a cui è stato chiesta una «vacuna» (pizzo) di 5.000 dollari, per garantire protezione a lei e alla sua famiglia durante un anno. Lei ha negoziato con la banda che la ricattava e ha pagato solo 1.500 dollari. Adesso il pizzo non si chiede solo ai negozi, alle imprese, ai pescatori e agli insegnanti, ma anche a tante persone che hanno uno stipendio fisso”.

Un disastro dovuto anche all’assenza dello Stato, che risponde alla violenza con dichiarazioni di stato d’emergenza, senza una presenza complessiva. Continua Tonello: “In Ecuador i buoni sono più del 99% della popolazione. I cattivi però fanno molto rumore e molto male, in presenza di uno stato che non riesce a controllarli. Nelle campagne gli indigeni e i contadini sono organizzati e non lasciano spazio alla delinquenza. Sanno che il problema della povertà si supera con il lavoro comunitario e la formazione professionale”.

Prosegue Tonello: “Noi del Fondo ecuadoriano Populorum Progressio mettiamo a loro disposizione finanziamento, assistenza tecnica, corsi di addestramento, apertura di mercati equi, criteri per il rispetto della nostra casa comune. L’interesse che i giovani e le donne dimostrano per la loro formazione umana, cristiana e tecnica ci fanno ben sperare per il futuro. Molte famiglie e comunità rurali e urbano marginali riescono a costituire e a portare avanti con successo piccole e medie imprese, che generano numerosi posti di lavoro”.

Nei quartieri suburbani e nei mercati, dove la violenza è più presente, “la popolazione si difende come comunità: il problema di una famiglia o un commerciante diventa il problema di tutti. Più che dalla repressione della polizia e delle forze armate, la delinquenza sarà sconfitta dall’offerta di possibilità educative, di posti di lavoro e di un ritorno alla morale più semplice: quella dei 10 comandamenti”.

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