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25 anni fa suor Gina Simionato uccisa in Burundi, il ricordo a Santa Cristina

Per fare memoria di suor Gina, la comunità parrocchiale di Santa Cristina sarà interessata da due principali momenti. Domenica 19 ottobre, alle 9.30, sarà celebrata la Messa di suffragio nella chiesa parrocchiale di Santa Cristina, alla presenza dei familiari e delle Dorotee. Giovedì 23 ottobre, sempre in Chiesa, si terrà poi la tradizionale veglia missionaria

Una vita donata, giorno dopo giorno, fino al compimento più radicale. A venticinque anni esatti dalla morte di suor Gina Simionato, missionaria Dorotea originaria di Santa Cristina di Quinto, la sua testimonianza continua a parlare con forza, come esempio luminoso di Vangelo vissuto.

Era il 15 ottobre 2000 quando suor Gina perse la vita in Burundi, uccisa mentre si recava alla Messa del mattino. Aveva 55 anni, e da oltre venticinque si dedicava all’Africa con instancabile dedizione, servendo i piccoli, i malati, le donne, in anni segnati da guerre e povertà. “Missionaria di speranza tra le genti”, l’hanno ricordata le sue consorelle, “messaggera e costruttrice di speranza, semplice e grande nella quotidianità”.

Per fare memoria di suor Gina, la comunità parrocchiale di Santa Cristina sarà interessata da due principali momenti. Domenica 19 ottobre, alle 9.30, sarà celebrata la Messa di suffragio nella chiesa parrocchiale di Santa Cristina, alla presenza dei familiari e delle Dorotee. Giovedì 23 ottobre, sempre in Chiesa, si terrà poi la tradizionale veglia missionaria - animata dai giovani e dai Cooperatori dell’Opera di Santa Dorotea - dal titolo “Messaggeri e Costruttori di Speranza”.

Un tema che ben riassume la vita di suor Gina, capace di portare speranza concreta in mezzo a chi soffriva, di costruire fraternità anche nei tempi più difficili, di credere che il Vangelo potesse trasformare il mondo a partire dai gesti quotidiani. Come scriveva lei stessa nel 1996, dallo Zaire, ai giovani della diocesi: “Ho sentito che per realizzare pienamente la mia vita di battezzata dovevo fare un salto di qualità, dire il mio sì al Vangelo”. Quel “sì” continua a risuonare, venticinque anni dopo, come invito a essere anche noi messaggeri e costruttori di speranza — là dove viviamo, studiamo, lavoriamo — nella gratitudine per una donna che ha fatto della sua vita un dono totale.

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