In particolare, di fronte alle autorità belghe, il Pontefice, oltre a ritornare sullo scandalo degli...
Progetto Filo: rete e orientamento per i giovani nella Castellana e in Pedemontana
Attenzione ai giovani, alle loro motivazioni, alle capacità che possono mettere in campo per scommettere sul proprio presente e soprattutto costruire il futuro. E’ questo il cuore del progetto “Filo: formazione, inserimento, lavoro, opportunità” partito a gennaio 2024, messo in campo da una cordata significativa di realtà del territorio castellano e pedemontano: fondazione Opera Monte Grappa, Metalogos, Una casa per l’uomo, cooperativa sociale L’incontro e cooperativa Kirikù. E’ rivolto ai giovani di età compresa tra i 16 e i 29 anni in dispersione scolastica, disoccupati o inattivi. “L’obiettivo - spiegano i partner di progetto - è dare un supporto di carattere orientativo ai beneficiari dell’iniziativa e dare vita a una rete di alleati importanti”. Filo, insomma, offre a questi giovani un’opportunità per scoprire i loro talenti, oltre che per apprendere competenze chiave per l’autonomia sociale ed economica, grazie al contributo decisivo di una rete territoriale di prossimità, inclusiva, multidimensionale e multidisciplinare. “Sono previste attività individuali e di gruppo, con azioni di orientamento professionale di base e altre di tipo specialistico - proseguono -. Sono state, poi, inserite delle ore di coaching individuale, tutoraggio e affiancamento. Solo dopo aver concluso questa parte di percorso, sono previste azioni di gruppo, tirocini con borse lavoro e laboratori”. Ogni proposta viene adattata soggettivamente, sia in termini di orari che di attività.
“La pandemia ha costretto molti giovani a rivedere i propri progetti di vita - spiegano ancora i partner di Filo -, molti altri hanno perso il lavoro o interrotto gli studi, ritrovandosi a vivere un domani pieno di ansia e incertezza. Parallelamente, la guerra in Ucraina ha aumentato la consapevolezza della loro limitatezza di fronte alla possibilità di rimanere in balia di eventi improvvisi, imprevedibili, globali”. Tutto ciò, in realtà, colpisce una buona fetta della popolazione italiana: la maggior parte dei giovani pensa ormai che studiare con profitto non assicuri più di evitare la condizione di disoccupato di lunga durata o che, comunque, studiare a lungo non permetta più di ottenere un lavoro ben retribuito e una carriera stabile. Già durante il periodo scolastico, si manifesta il progressivo disinvestimento, che si traduce in mancati apprendimenti e competenze personali non adeguatamente sviluppate lasciando gli studenti in uno stato di “tuned out”, in cui continuano a frequentare la scuola, senza peraltro essere sintonizzati con essa, che percepiscono come irrilevante per i loro obiettivi nella vita. Molti vi rimangono in quanto non vedono, nell’ambiente extrascolastico, alternative per loro significative. Allo stesso tempo, un numero significativo abbandona il percorso prima di averlo completato, per mancanza di motivazione, sfiducia in sé stesso. Gli studenti che hanno interrotto la frequenza durante l’anno scolastico 2021/2022 negli istituti secondari di secondo grado del Veneto sono stati complessivamente 3.187 pari all’1,56% della popolazione scolastica. Sono aumentati anche i giovani che non lavorano e non sono iscritti a nessun corso di studio o di formazione, i cosiddetti Neet: se prima della pandemia, in Italia erano circa 2.003.000, al quarto trimestre del 2020, erano saliti a 2.066.000. Il progetto Filo nasce dalla convinzione che la creazione di reti territoriali e il rafforzamento del partenariato pubblico-privato, in cui vengono definiti ecosistemi e relazioni tra domande e offerta di lavoro, sono strategici nel rendere più efficaci le politiche attive del lavoro. Il risultato di questa sinergia deve avere come scopo l’avvicinamento tra interventi di natura sociale e interventi di inclusione lavorativa, favorendo l’acquisizione di competenze trasversali e organizzative. “Del resto, per valorizzare e rafforzare le competenze dei giovani non occorrono solo professionalità adeguate e capaci di collaborazione inter-istituzionale con i servizi sociali territoriali, con la scuola, le imprese, il terzo settore, ma occorre anche cambiare il paradigma secondo il quale dato un servizio, ci si aspetta che il gruppo target partecipi, attivandosi autonomamente. Le persone, ma soprattutto i giovani, che le circostanze della vita hanno precocemente messo ai margini, spesso non conoscono le opportunità teoricamente disponibili, o non hanno sufficiente motivazione per informarsi e cercarle, o mancano delle competenze e degli strumenti necessari”.
Lo sviluppo di competenze sociali e professionali, oltre che acquisizione di conoscenze, è soprattutto potenziamento della capacità di agire in maniera autonoma in qualunque contesto di vita, che rende artefici del proprio futuro e attivi nel proprio contesto sociale. Acquisire maggiore consapevolezza e proattività, sviluppare competenze sociali, trasversali e imprenditoriali è fondamentale non solo per i giovani che ambiscono a diventare imprenditori, ma per tutti i ragazzi, sia nel loro ruolo di cittadini che in qualità di lavoratori futuri.