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L’epopea dell’alpinismo castellano in un film


Un elogio all’alpinismo, ma con lo sguardo alla cultura castellana (e oltre) dell’epoca, per trasmettere il polso di un tempo passato. È questo il senso del documentario che celebra il più talentoso alpinista castellano e uno dei più forti scalatori della sua epoca, Renato Gobbato, detto “Bagnin”, in dialetto veneziano, prodotto dal Cai di Castelfranco e realizzato da Emanuele Confortin.
Diciotto mesi di lavoro, nel corso dei quali l’autore ha incontrato amici e compagni di cordata del Bagnin, le cui testimonianze sono state corroborate da un’articolata ricerca documentale e da una proficua attività alpinistica, con la ripetizione di alcune delle vie che hanno segnato la loro storia. Tuttavia, quest’opera non è “solo” un racconto di alpinismo, ma riesce a cogliere tanti e diversi elementi di un tempo passato in cui l’amicizia si nutriva di strette di mano, era riscaldata da un fuoco acceso e da “una canta” intonata ai piedi delle pareti. Si tratta, quindi, di una testimonianza preziosa, necessaria per preservare la memoria di uomini e donne innamorati dell’alpinismo, capaci di lasciare il segno nella storia, malgrado la distanza posta dallo scorrere del tempo.
L’apice della carriera di Gobbato ha attraversato uno dei più importanti periodi di cambiamento dell’alpinismo del secolo scorso. Malgrado l’abitudine all’uso degli scarponi di cuoio e dei pantaloni alla zuava, Gobbato è stato uno dei primi interpreti della “scalata veloce” sulle grandi pareti alpine. Tra le sue imprese più importanti rientrano la ripetizione della Solleder Lettembauer sulla Nord-ovest del Civetta in appena 8 ore (1962), seguita, pochi giorni dopo, dalla prima in giornata della Cassin e della Carlesso in Torre Trieste. Altri quattro giorni, sempre in Civetta e in giornata, ha ripetuto la via Livanos sulla cima Su Alto. Nel 1966 ha guidato una delle prime ripetizioni della difficile Hasse Brandler sulla parete nord della cima Grande di Lavaredo.
Partendo dai pochi appunti tracciati a penna nel suo diario alpinistico, questo lavoro si propone di svelare la figura di Renato Gobbato, attraverso la voce di chi lo ha conosciuto. La narrazione intreccia l’incontro con alcuni compagni di cordata alla ripetizione delle più importanti imprese realizzate dall’alpinista castellano. Saranno i suoi amici di un tempo ad accompagnare lo spettatore in questa produzione.
“Renato Gobbato, Bagnin” è un progetto dal Dna “castellano”: la realizzazione del documentario è stata voluta dal Cai di Castelfranco e rientra nelle celebrazioni per il centenario della sezione (2024). L’idea iniziale è giunta dal presidente sezionale, Paolo Baldassa e dalla responsabile attività culturali del Cai cittadino, Patrizia Zanni. Sono loro ad aver coinvolto Emanuele Confortin, documentarista castellano, socio della sezione e direttore della scuola di alpinismo, sci alpinismo e arrampicata libera Le torri di Castelfranco. Per la finalizzazione del documentario, Confortin ha collaborato con il team di The studio, dinamica azienda di Castelfranco che ha curato l’editing video, la post produzione e, assieme al musicista Sebastian Soso, l’editing audio. “Renato Gobbato, Bagnin” è stato sostenuto anche dal comune di Romano d’Ezzelino, da banca Terre venete, Club alpino accademico italiano, Scarpa spa, Gruppo rocciatori Gransi di Venezia, Edil costruzioni srl.