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Martellago, il sì a Dio e ai poveri
La professione definitiva di Gabriele Carnera nella comunità missionaria di Villaregia. Gabriele da poche settimane è rientrato in Italia da Lima, in Perù, dove svolge da 7 anni il suo servizio come missionario
Sabato scorso a Martellago, sua parrocchia d’origine, Gabriele Carnera ha professato i voti definitivi nella Comunità missionaria di Villaregia. Gabriele da poche settimane è rientrato in Italia da Lima, in Perù, dove da 7 anni sta svolgendo il suo servizio come missionario.
Dodici anni fa è entrato a far parte della Comunità, e dopo qualche anno di formazione in Italia è partito per il Perù, dove la Comunità è presente da più di trent’anni nella periferia poverissima della capitale, a Lima, in uno dei cosiddetti “pueblos jovenes”.
La celebrazione è stata presieduta da padre Giorgio Parenzan, responsabile della Comunità missionaria di Villaregia , e concelebrata dal parroco di Martellago, don Francesco Garofalo, dal parroco precedente, mons. Giorgio Riccoboni, da don Massimiliano Costa, già cappellano, da padre Marco Salin, missionario originario di Martellago, e da altri tre missionari.
Celebrazione semplice, ma ben accompagnata dal coro dei giovani, durante la quale Gabriele ha espresso pubblicamente davanti a tutta la comunità l’impegno di consegnare la sua vita a Dio nella Comunità missionaria di Villaregia. Tanti dei suoi amici e della sua comunità parrocchiale di Martellago si sono stretti attorno a lui. Un momento intenso che contribuisce a ravvivare lo spirito missionario capace di rinsaldare i legami e la vicinanza anche con gli altri missionari originari da questa parrocchia, generosamente sostenuti dalla fede e dalla solidarietà di tante persone.
“Con Gabriele, la sua famiglia, la Comunità missionaria di Villaregia - ha detto il parroco, don Francesco Garofalo - siamo grati al Signore per i segni della sua presenza con la speranza che altri ragazzi, giovani e adulti possano scoprire la bellezza di accogliere il Vangelo e rispondere alla chiamata che il Signore Gesù rivolge a tutti noi in diversi modi e tempi della vita”.
In queste settimane Gabriele è stato a Martellago, nella sua famiglia, con il desiderio anche di celebrare il suo sì nella parrocchia d’origine, insieme ai suoi cari, agli amici e ai compaesani.
Questi ultimi anni trascorsi a Lima sono stati per Gabriele occasione per approfondire l’esperienza dell’amore di Dio, grazie all’amore riflesso negli occhi di tanti fratelli e dei più poveri, e per maturare la sua consacrazione, con il desiderio di continuare a essere testimone di Gesù nella gioia e nel dono di sé agli altri.
“La fiducia in Dio e l’entusiasmo nel sentirmi accompagnato da Lui - ricorda -, mi hanno aiutato a fare questa scelta di consacrazione nella libertà. A ottobre del 2009, prima di iniziare gli studi di medicina, mi feci forza e «lasciai» tutto per iniziare il percorso da missionario. Tanti amici, persone dei gruppi che frequentavo, colleghi di studi, oltre alla mia famiglia, mi accompagnarono con commozione ma anche con gioia nel momento del mio ingresso nella Comunità missionaria di Villaregia”.
C’è un altro aspetto che “fu essenziale per me al momento di scegliere questo cammino, cioè l’amore per il servizio, la missione e i più poveri che porto nel cuore. Nel 2005 ho vissuto un’esperienza forte di primo incontro con una realtà di missione: a 16 anni ho trascorso un mese a Lima, nelle periferie di questa grande metropoli del Perù, con i genitori e mio fratello più piccolo. Di quel periodo, mi ha stupito e mi ha riempito di gioia soprattutto l’amicizia che mi hanno donato tanti coetanei peruviani che frequentavano la Comunità… La loro gratuità e semplicità ha cambiato il mio modo di vivere l’amicizia. Non mi conoscevano, ma subito mi hanno regalato interesse, amicizia, affetto, mi hanno fatto sentire bene, in modo autentico”. Poi è tornato in Perù, crescendo nella formazione, nella fede e in queste esperienze di prossimità e incontro autentico.
“In quest’ultimo periodo di pandemia a Lima, una parentesi di povertà estrema in una situazione già molto critica - prosegue Gabriele -, ho sperimentato, nonostante tutto, la fiducia che ha tanta gente nella presenza di Dio anche nel mezzo del dolore e della sofferenza. Io mi sentivo impotente e arrabbiato davanti a tanto dolore, alla malattia e alla morte di molti, invece le persone della nostra zona mi hanno annunciato con forza anche in questi tempi difficili, Dio è con noi, Dio non ci abbandona”. E adesso? “Sento tanta gioia ed è l’amore di Dio che mi motiva a consacrarmi per sempre. Nel mio cammino ho scoperto e confermato che Dio mi ama e che ha fiducia in me… E questo lo vorrei dire a tutti”.