La settimana scorsa abbiamo pubblicato una presentazione della lettera apostolica di papa Leone sull’educazione:...
Verso le regionali. Fabio Bui
Dove eravamo rimasti? Avevamo lasciato Fabio Bui nel 2022, al termine del suo mandato di presidente della Provincia di Padova, e lo ritroviamo, oggi, candidato presidente della giunta regionale per i Popolari per il Veneto.
Bui, il suo curriculum è bello fitto.
Sono stato dal 2018 al 2022 presidente della Provincia, per dieci anni sono stato sindaco di Loreggia e, ancor prima, avevo fatto il vicesindaco. La passione politica, peraltro, l’ho sempre avuta. Fin da quando partecipavo ai gruppi degli scout. Adesso, sfido i veneti a dirmi chi siano i deputati che li rappresentano in Parlamento.
Lei, una volta, era iscritto al Partito democratico?
Io sono stato anche iscritto al Pd. Però, da quando ho avuto incarichi istituzionali non ho mai fatto vita di partito. In Provincia, ero l’unico presidente d’Italia che non aveva l’opposizione: tutti si erano riconosciuti in me. E in Comune a Loreggia non c’è mai stata conflittualità. Chi amministra la cosa pubblica non dev’essere un tifoso. Il giorno dopo che ho terminato il mio servizio politico in Provincia, sono tornato al mio lavoro, all’Ulss 6. Occorre che ogni politico abbia un posto di lavoro che lo attende, a fine mandato.
Come mai si è inventato un partito regionale?
Credo che oggi i partiti nazionali facciano tante strategie di consenso, ma nessuna strategia di risoluzione dei problemi. La campagna elettorale 2025 è impostata sul sociale, ma perché allora in questi anni non si è investito su questo tema? Zaia parla oggi della Cdu alla bavarese, che avrebbe potuto costituire in 24 ore quando poteva decidere tutto da solo, perché non aveva Salvini a ostacolarlo. Un anno e mezzo fa in Veneto con un gruppo di amici abbiamo cominciato a immaginare un partito legato al territorio, che avesse come modelli di riferimento Cdu e Volkspartei, ma nessuno ci ha mai ascoltato. Se Zaia, prossimanente, vorrà costituire seriamente un partito regionale, mi avrà al suo fianco. Noi ci rifacciamo al popolarismo di don Sturzo.
Ma perché non avete fatto l’accordo con altre formazioni centriste?
Perché siamo diversi dai partiti nazionali. Noi siamo un partito veneto. Noi vogliamo dare risposte, concretamente, al Veneto. Vogliamo confrontarci, ragionare. Quando sono ospite in tv, nei corridoi, mentre mi avvicino allo studio, mi dicono: “Devi litigare”. Ma come litigare? Ma se non so nemmeno chi sia il mio avversario. La politica, però, oggi, non ha bisogno di audience, ha bisogno di sobrietà.
I Popolari per il Veneto resteranno in campo anche dopo le Regionali?
Certo, le Regionali sono il primo banco di prova. Perché chi fa politica deve misurarsi anche con il consenso. Il 25 novembre noi ci saremo e andremo avanti.



