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Intervista all’architetta Elisa Rizzato: il punto di vista femminile

Da qualche mese è presidente dell’Ordine degli architetti di Treviso. “Per me l’architettura è un’arte. Non è una formula da applicare: il modo in cui guardi il mondo finisce naturalmente nei progetti”. Rizzato ritiene ci sia bisogno di luoghi di aggregazione, di socializzazione, in cui sentirsi parte di una comunità
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Elisa Rizzato arriva per l’intervista camminando veloce, si siede e mentre guarda mia figlia che in un angolo dell’ufficio sta appiccicata a un video sul pc (!!!), esordisce: “Il mio, stanotte, aveva la febbre e la tosse. Non ho chiuso occhio”. Comincia così la nostra chiacchierata che, sullo sfondo, avrà sempre il difficile tetris della conciliazione tra lavoro e famiglia, come a ricordarci plasticamente, quello che ogni giorno facciamo, tra mediazioni, difficoltà e qualche compromesso ma con la convinzione che “questa è l’unica scelta possibile”; come i giocolieri, che tengono tutte le clavette in aria, destreggiandosi perché nessuna cada per terra. E, se per caso succede, la raccolgono, fanno un inchino e ci riprovano.

Elisa Rizzato è, da qualche mese, la nuova presidente dell’Ordine degli architetti di Treviso: da anni impegnata nel mondo della progettazione e della cultura di settore, guiderà il Consiglio fino al 2029 con la stessa determinazione e passione con cui è arrivata a questa nomina.

Nata nel 1985, ha vissuto infanzia e giovinezza a Santa Bona, ha studiato al liceo Canova e si è laureata in Architettura Costruzione e Conservazione all’Università Iuav di Venezia nel 2008. Parallelamente all’attività professionale, ha svolto attività di ricerca e divulgazione e ha collaborato con l’università. Ha lavorato alla Fondazione Benetton, nutrendosi del loro fervore intellettuale, studiando il paesaggio anche per tramite dei “grandi” che negli anni sono passati per Treviso. Nel 2020 ha fondato, con Massimo Galeotti, lo studio Galeotti/Rizzato architetti, attivo nella progettazione pubblica e privata, con particolare attenzione al restauro, alle nuove costruzioni residenziali e agli interventi per l’edilizia scolastica e sociosanitaria. Numerose sono state fin qui le partecipazioni a concorsi di architettura nazionali e internazionali, con riconoscimenti e premi. Dal 2017 ha collaborato con la rivista Pièra, di cui è diventata redattrice dal 2022. È consigliera dell’Ordine degli Architetti di Treviso dal 2021, membro del Comitato Organizzativo del Premio Architettura Oderzo dal 2022 e parte attiva nel Comitato Pari Opportunità dell’Ordine.

Il bambino dove lo metto?

“Fin da piccola ho sempre amato il disegno e la manualità. Mio padre è un artigiano e in casa ho respirato il valore del «fare» con le mani, vivendo in mezzo a tantissimi attrezzi diversi – racconta -. Gli scout mi hanno educata a coltivare le mie abilità manuali aiutandomi a intuire che saper fare è sinonimo di indipendenza. L’architettura mi ha offerto poi la capacità di leggere lo spazio e di capire come esso si lega alla società e alle persone che lo abitano”.

Forte di questa consapevolezza approda allo Iuav dove le donne sono almeno la metà degli studenti iscritti. Più tardi toccherà con mano, per esperienza diretta, che nel mondo del lavoro, invece, il divario di genere è accentuato, anche all’interno del suo ordine professionale. Le architette, quando sono impegnate negli studi, difficilmente raggiungono posizioni apicali.

“Credo fermamente nella meritocrazia, ma penso che il concetto debba essere ridefinito, promuovendo attivamente politiche di pari opportunità perché il merito, nel mondo del lavoro, non è ancora un campo da gioco neutrale. La presenza femminile nel mondo della progettazione architettonica e urbana è un valore aggiunto che porta punti di vista differenti e arricchisce il confronto, basti pensare che le donne tendono a vivere e muoversi nello spazio urbano in modo diverso dagli uomini. Un approccio femminile alla progettazione porta inevitabilmente a realizzare spazi più funzionali, sicuri e rappresentativi della società nella sua interezza”. Evidentemente, coniugare vita e lavoro è accettare la fatica e l’incertezza, in un Paese dove il welfare lo fanno i nonni e dove l’organizzazione famigliare è spesso un complicato puzzle da comporre con molta creatività.

“Si impara buttandosi – riflette Elisa -. Quando ero più giovane ho affrontato con timore tante delle mie scelte. Poi ho cominciato a intuire che se si è determinati le risorse per portare avanti i propri impegni si trovano sempre. I figli non possono essere un limite, per me e la mia famiglia sono stati una spinta in più, hanno messo in campo maggiori energie e consapevolezza. Certo, la fatica c’è: bisogna imparare a organizzarsi, a ottimizzare ogni momento e a lavorare per priorità, ma è una scuola di vita preziosa”.

Costruire bellezza

Parallelamente all’impegno nell’Ordine, Rizzato porta avanti uno studio associato che nel tempo è cresciuto per competenza e volumi. “Siamo partiti progettando semplici allestimenti e piccole ristrutturazioni. Oggi oltre a gestire la committenza privata, stiamo realizzando anche delle opere pubbliche, due asili nido qui in Provincia di Treviso e la riqualificazione della Casa di riposo e il complesso della ex Caserma Riva di Asiago. Ogni occasione è una opportunità per riflettere su come fare bene anche con risorse limitate”. Ecco perché dal suo punto di vista lo strumento del concorso pubblico di progettazione è fondamentale: dà spazio alle idee, permette il confronto, porta qualità diffusa sul territorio. Il suo, pur rimanendo un “piccolo” studio riesce ad avere un posto dignitoso sul mercato: merito di una grande passione, di buone idee e di un rapporto che rimane personale e curato con il committente. Treviso, del resto, è una piazza osservata con grande interesse dai grandi dell’architettura nazionale e Oltralpe per la qualità degli studi professionali, diversi dei quali con commesse internazionali importanti e per il lavoro di ricerca, spesso collegato all’università.

Nel libro “Ordinary beauty. An Italian scenario”, curato da Associates Architecture per esplorare il rapporto tra l'architettura e la quotidianità raccogliendo il lavoro di sessantuno studi italiani, ben 6 realtà segnalate arrivano da Treviso. Il volume nasce da un concept per il Padiglione Italia alla Biennale di Architettura di Venezia nel 2022 e porta alla luce una nuova generazione di architetti italiani: combinando due valori apparentemente antitetici, mira a promuovere una generazione di professionisti che, quotidianamente, abbattono il muro che separa l’ordinario dalla bellezza, la costruzione dall’architettura. Una generazione che parte dalle persone e dalla vita stessa, rivendicando l’ordinario ed elevandolo a pratica comune di qualità architettonica, immaginando prima un nuovo modo di vivere, poi progettando gli spazi che ospiteranno quella nuova vita. Una generazione che riconosce la responsabilità di restituire la bellezza ai temi ordinari, perché l’architettura quotidiana può rivelare il potere invisibile della bellezza.

“Il mio obiettivo è lasciare il mondo un po’ migliore di come l’ho trovato. Non inseguo la smania del «segno» a tutti i costi: preferisco imparare a leggere i luoghi, toccarli, capire i problemi e provare a risolverli. Spesso questo processo richiede di togliere il superfluo per far emergere l’essenziale come forma di bellezza. Per me l’architettura è un’arte e, come tutte le altre, non può che tirare fuori ciò che uno è. Non è una formula da applicare: il modo in cui guardi il mondo, la sensibilità con cui ci vivi dentro, finisce naturalmente nei progetti”.

In questa prospettiva, Rizzato ritiene ci sia bisogno di luoghi di aggregazione, spazi di socializzazione, in cui sentirsi parte di una comunità. L’architettura, a suo dire, quando è ben progettata, genera appartenenza e rispetto, basti pensare alle scuole, alle palestre, alle piazze. “Quelle della nostra infanzia, ad esempio, sono entrate dentro di noi, contribuiscono a formare quello che siamo oggi. Vorrei che le nostre città potessero offrire a tutti la stessa ricchezza di esperienze in un mondo che va, invece, sempre di più verso l’isolamento sociale”.

Giornata internazionale delle bambine e delle ragazze

Laboratori e meeting in piazza delle Istituzioni e un incontro pubblico al liceo Da Vinci. Sono gli appuntamenti organizzati dal Comitato pari opportunità dell’ordine degli architetti di Treviso con la Consulta in occasione della Giornata internazionale delle bambine e delle ragazze che ricorre l’11 ottobre. Attività formative, ma anche esperienziali, che possono indurre le ragazze e i ragazzi a una lettura interpretativa dello spazio in cui si muovono, attivando così una riflessione sull’uso inclusivo, con riferimento sia al genere che alle minoranze e alle disabilità, sulla partecipazione al progetto e alla realizzazione di spazi in cui vivere.

“La riflessione sarà ampia e trasversale – spiega la presidente Elisa Rizzato -: la presenza dell’architetta muratrice, Arianna Bordignon (@cantieriribelli) apre la discussione sul ruolo delle donne non solo nella dimensione progettuale o nel processo partecipativo per la formazione degli spazi, ma anche in quella più fattiva del cantiere (che pure è uno spazio di lavoro), andando a sollevare questioni relative a ruoli e stereotipi di genere. Anche le considerazioni sull’uso di materiali naturali per la realizzazione degli edifici e degli spazi collegano la progettazione dello spazio all’uso e al consumo delle materie prime e alla necessità di adattamento a nuove sfide, tecnologiche, ma anche e soprattutto ambientali e climatiche”.

Altro argomento che verrà trattato sarà il processo partecipativo per la creazione/rigenerazione di spazi urbani, proprio in ragione del principio di inclusività insito in tale processo. Compatibilmente con le condizioni meteo, infatti, parte della mattinata sarà trascorsa in alcuni degli spazi esterni di Piazza delle Istituzioni, nei quali si intende dare forma, con le studentesse e gli studenti, a una piccola architettura effimera (realizzata con moduli di cartone precedentemente personalizzati) che verrà smontata a fine mattinata.

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