Indubbiamente, quello che ci appare nel racconto è un Gesù umano, compassionevole e misericordioso verso...
Per percorsi scuola-lavoro significativi
Lo scopo del pcto non è, infatti, fare “tirocinio”, ma fare “esperienze formative” che sviluppino competenze personali e sociali interdisciplinari, affinché gli studenti possano imparare a conoscersi e capire qual è la loro strada

Secondo la legge del 2003 che la introdusse e la legge del 2015 che la rese obbligatoria, l’alternanza scuola-lavoro (asl) era una didattica che le scuole dovevano realizzare “al fine di incrementare le opportunità di lavoro e le capacità di orientamento degli studenti”.
Gli scopi previsti erano buoni e utili, anzi necessari, soprattutto considerando le scuole di immediato avviamento professionale.
Ma spetta davvero alla scuola di “incrementare le opportunità di lavoro” o non è il mondo del lavoro che deve creare il lavoro stesso in modo opportunamente dignitoso?
Per trovare lavoro non è forse necessario che il lavoro prima di tutto ci sia, soprattutto in una Repubblica fondata su di esso?
Considerando la scuola e i suoi compiti principali (istruzione, formazione, educazione), è l’enciclopedia Treccani a definire il concetto di scuola in quanto “ascensore sociale”, come il “processo che consente e agevola il cambiamento di stato sociale e l’integrazione tra i diversi strati che formano la società”.
La scuola cioè ha (ancora) il dovere di consentire a un individuo di innalzare la propria condizione personale e sociale attraverso l’istruzione e la Repubblica ha (ancora) il dovere di promuovere le condizioni che rendano effettivo il diritto al lavoro.
Che l’ascensore sia rotto da almeno vent’anni e che la scala di servizio sia quasi inagibile lo testimonia il fatto che, per esempio, la scelta del tipo di scuola sia oggi prevalentemente influenzata dal tipo di titolo di studio dei genitori.
Nel dicembre del 2018, dopo soli tre anni di “Buona scuola”, asl fu trasformata in pcto e cioè in percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento.
Essere passati dalla definizione di “alternanza” a quella di “percorsi” è, sulla carta, un notevole cambiamento concettuale.
Lo scopo del pcto non è, infatti, fare “tirocinio”, ma fare “esperienze formative” che sviluppino competenze personali e sociali interdisciplinari, affinché gli studenti possano imparare a conoscersi e capire qual è la loro strada.
In sostanza, la crescita personale quasi come materia scolastica che contribuisca a formare i ragazzi delle superiori all’ascolto, alla cura, al rispetto e alla gestione responsabile di se stessi.
Forse è la capacità di progettazione di ogni istituto che fa la differenza, ma fare come pcto attività di “trucca-bimbi” a una manifestazione paesana, come è capitato di sentire, mi pare davvero troppo poco: una svalutazione di quanto studiato durante l’anno e una perdita di tempo, in questo caso. Per non parlare delle situazioni, certamente sporadiche, di clima “tossico” e di ambiente poco sicuro.
Proprio in un oggi in cui molte cose si imparano su Youtube, davvero la differenza è fatta da persone significative, docenti e veri e propri esperti di processi di sviluppo personale, che sappiano risvegliare maggioranze quasi inerti destinate altrimenti a guardare i video di qualcun altro.