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Educazione emotiva: si nutre con il dialogo e la piacevolezza della relazione
In questi giorni, le parole di Elena Cecchettin, sorella di Giulia, e le manifestazioni di solidarietà di giovani uomini e donne hanno denunciato la cultura patriarcale in cui si è immersi. Quella che permette a un giovane uomo di poter prevaricare su una donna e, nel momento della prova, lo porta ad adottare modelli anche violenti con cui è entrato in contatto. Una cultura nella quale è maturata l’uccisione di Giulia e che prende forma ogni giorno nel linguaggio, nella modalità di gestire le relazioni, in gesti più o meno gravi: si va dal cat calling allo stalking, dal controllo del telefono alla gelosia morbosa.
Secondo Andrea Mosconi, psichiatra e psicoterapeuta, fondatore del Centro padovano di terapia della famiglia, la cultura patriarcale è una realtà e non basta la repressione a migliorare le cose: “La società deve prendersi la responsabilità di evolvere nel suo complesso, non basta intervenire in un sottolivello come può essere la scuola. Occorre riflettere su come la donna è trattata nel mondo del lavoro, su come viene gestita la maternità, sull’assenza di servizi come gli asili nido. Solo dopo aver preso coscienza della situazione, possiamo scendere a tutti i livelli, compresa l’educazione dei ragazzi”.
La componente socioculturale è centrale nella crescita dell’individuo. “Il punto chiave è l’integrazione affettiva della persona e la modalità in cui questa integrazione si esprime nella relazione con gli altri: tutto dipende da quali modelli di interazione comunichiamo – continua il dott. Mosconi –. C’è un livello base in cui i genitori sono protagonisti, conta il clima di sicurezza in cui si fa crescere il figlio o la figlia, conscio di potersi affidare nella relazione con il genitore, di trovare accoglienza e possibilità di dialogo: questo forma una sicurezza di base, perché ci si sente visti nella relazione”. Basti pensare che le reti neurali dei figli si formano su quelle dei genitori e la stessa suzione del latte materno e il calore dell’abbraccio permette la sintesi di una proteina che offre ai neuroni la stabilità del sistema d’allarme.
“Il centro della crescita della persona è farla sentire co autrice della propria educazione, nutrire con il dialogo e la piacevolezza della relazione anche le piccole sofferenze dovute alle regole che si sceglie di stabilire. Tutto questo porta a generare equilibrio tra il sistema «attacco-fuga», su cui è programmata la parte più arcaica del nostro cervello, che deriva dai rettili, e il sistema cooperativo tipico del cervello dei mammiferi. Su questo si stabilisce un terzo livello, quello dell’attenzione alla non diversità tra i sessi e, in questo caso, ancora una volta, è fondamentale l’esempio dato dai genitori, quando interagiscono tra di loro e quando dimostrano di non generare differenze tra i figli, tanto più se sono di sesso diverso”.
Quello accennato è il percorso ideale di crescita positiva e stabile di ogni persona. Una sfida che ogni giorno fa i conti con la cultura in cui è immersa. “I media hanno una enorme responsabilità – conclude Andrea Mosconi – sono vettore dei modelli di base. La strategia con cui vengono organizzate le informazioni, ha un effetto sulla nostra comprensione e la nostra elaborazione dei fatti. Serve equilibrio, analisi completa dei fatti e approfondimento ai diversi livelli. Occorre capire i fatti – il che non significa giustificarli – perché non si ripetano”.