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Controllo dei nei: intervista a Pellacani, Società dermatologi


Il Veneto era all’avanguardia nella prevenzione del melanoma e non lo sapeva. Lo ha scoperto quando ai medici di medicina generale è stato detto che non esisteva più la possibilità di emettere un’impegnativa per visita dermatologica per controllo dei nei. Colpa dell’adeguamento al “nuovo nomenclatore tariffario nazionale dei Livelli essenziali di assistenza”, che, da gennaio 2025, in tutta la penisola, ha eliminato “la cosiddetta mappatura sistemica dei nei, che non è più prevista come prestazione a carico del sistema sanitario nazionale”, ci tiene a precisare l’assessora regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin.
A quanto pare, in base a quello che ha spiegato il dottor Giovanni Pellacani, presidente della Società italiana di dermatologia e malattie sessualmente trasmesse, la regione Veneto aveva, infatti, con queste diverse impegnative dermatologiche, distinto tra i percorsi di dermatologia per il controllo e la prevenzione di problematiche oncologiche da una parte, e visita dermatologica per altri problemi e malattie della pelle dall’altra.
Quello che rimane ora, è la possibilità di prescrivere una visita dermatologica, che, comprende tutte le prestazioni in maniera indistinta.
La divisione delle impegnative
Anche Pellacani, che tuttavia ci tiene a ribadire che la mappatura dei nei non è sparita, poiché “non è mai esistita come voce autonoma, e la valutazione del rischio di melanoma resta garantita attraverso la visita dermatologica”, è, in ogni caso, concorde sul fatto che la distinzione dei due percorsi di visite dermatologiche aveva la sua utilità.
Anche la Società di dermatologia, infatti, propone di dividere le visite in due tipologie: “visita dermatologica oncologica, prestazione esigibile a seguito della rilevazione da parte del medico di medicina generale di una lesione sospetta neoplastica o di una condizione a rischio, consentendo quindi di dare la priorità e corretti tempi di attesa (Urgenza breve – garantita entro 10 giorni) per ogni lesione sospetta di melanoma o tumore cutaneo in rapida crescita o modificazione”. La stessa impegnativa, con priorità Differita o Programmabile, potrebbe “rispondere a eventuali necessità di screening di pazienti con elevato numero di nevi o altri fattori di rischio di tumore cutaneo, in assenza di specifico sospetto oncologico in atto”.
Dall’altro lato, la “visita dermatologica generale: prestazione riguardante tutte le altre condizioni cutanee non oncologiche, quali malattie infiammatorie o degenerative acute o croniche, infezioni cutanee, allergie, da gestire con priorità stabilita sulla base della valutazione del medico di medicina generale”. Anche questa divisione, auspicata, al momento non esiste, ma sarebbe utile, chiarisce Pellacani, “perché controlla meglio i flussi e non mette tutti i pazienti in un unico cesto, permettendo a chi ha un’impegnativa dermatologica oncologica di essere indirizzato direttamente a centri attrezzati, non solo di dermatoscopio, ma di tutte le tecnologie diagnostiche più all’avanguardia, o comunque che possano prendere in carico il paziente nella maniera più adeguata”.
Il filtro dei medici di medicina generale
In tutto questo, rimane la maggiore responsabilità che oggi si chiede ai medici di famiglia, che devono poter fare un “triage” sul paziente, individuando se ci siano lesioni cutanee da inviare alla visita dermatologica.
“La Società dermatologica è disponibile a offrire dei corsi ai medici di medicina generale - dichiara il presidente -. C’è da tenere presente una cosa, la dermatoscopia non è facile, è comunque un’assunzione di responsabilità, il dermatologo è addestrato per tutti i quattro anni di formazione specialistica a utilizzare il dermatoscopio ed è, di fondo, un elemento per cui la dermatologia oggi è particolarmente, diciamo, colta e sviluppata nell’utilizzare questi strumenti. Però i medici di famiglia possono essere formati per fare un «triage»”.
È questo, dunque, il compromesso, perché “4.000 dermatologi non possono fare controlli su 60 milioni di abitanti”.
Uno screening generale è impossibile da pensare, costosissimo per il bilancio dello Stato, uno spreco di risorse più che buona prevenzione, e su questo il parere è unanime in letteratura scientifica. Quindi, non rimane che tenere sotto controllo la propria pelle con consapevolezza: “Il paziente deve imparare a fare prevenzione, quindi a proteggersi dal sole, perché anche quello è un suo compito. Il melanoma è una lesione cutanea, quindi si vede. È molto più efficace che un paziente si veda, se va dal medico di base, il medico di famiglia lo visiti, gli dia un’occhiata. Bisogna educare il paziente a rivolgersi al medico di famiglia senza indugiare, se vede qualcosa di strano, poi, il medico saprà decidere adeguatamente dove, come, se mandarlo da un dermatologo. Quindi, questo è il percorso corretto e giusto. Altro discorso è per i pazienti che hanno tanti nei, che hanno 50-60 nevi o più e per nevi intendo lesioni più grandi di 5 mm, questi pazienti a rischio per vari fattori, che rappresentano meno del 2% della popolazione, ma ai quali ogni anno sono diagnosticati il 50% dei melanomi, devono essere individuati e a questi pazienti va dedicato un accesso specialistico in centri specializzati, perché sono difficili da seguire e vanno monitorati in centri specialistici dermatologici”. Questo il percorso ideale che andrebbe seguito, ma al momento, come si diceva prima, non c’è alcuna distinzione nei percorsi e, inoltre, rimangono le difficoltà dei medici di famiglia che avevamo raccontato nel numero di Vita del popolo del 10 agosto.
A cosa fare attenzione
Allo scopo di raggiungere sempre una maggiore consapevolezza come cittadini in materia di prevenzione, abbiamo chiesto a chi della prevenzione ha fatto la propria missione, di darci qualche consiglio utile. Si tratta del dottor Alessandro Gava, per anni presidente della Lilt di Treviso e attualmente presidente veneto, che ha spiegato: “La Lilt promuove la prevenzione del melanoma cercando di diffondere l’ABCDE delle lesioni pigmentate (A per asimmetria, B per bordo irregolare, C per colore non uniforme, D per dimensione maggiore di 6 mm e E per evoluzione). (Le crescite a rapida evoluzione sono da far controllare immediatamente, perché i melanomi più pericolosi, ha chiosato Pellacani). Tutti questi sono criteri per cui una lesione pigmentata va fatta controllare dallo specialista, soprattutto se ci sono fattori di rischio quali fototipo di pelle sensibile e/o fattori ereditari. Per questo alla Lilt forniamo anche un servizio di consulenze per le persone che hanno dei nei sospetti”.