In particolare, di fronte alle autorità belghe, il Pontefice, oltre a ritornare sullo scandalo degli...
Personale sanitario: lavoro grande pensioni piccole
Li avevano osannati durante il Covid, premiati per il loro sacrificio, loro avevano rischiato la vita per salvare il maggior numero di malati possibili, qualcuno ha pagato con la vita quella generosità. Rischiavano più degli altri, perché erano infermieri, oss, dottori, educatori, assistenti sociali non più giovanissimi, assunti a fine anni Ottanta.
Oggi ultrasessantenni, con alle spalle 42 anni di servizio, vanno in pensione nel 2024. Nessun anticipo, semplicemente gli anni di lavoro sono abbastanza. Lo fanno seguendo gli accordi che lo Stato aveva preso con loro, all’atto dell’assunzione. Invece lo Stato butta nel cestino tutto, e proprio chi, in passato, aveva gridato “non si toccano i diritti acquisiti”, o aveva imprecato contro la legge “Fornero”, decide che la parte retributiva ante 1995 non contribuirà alla pensione, come era previsto. Al di là dei tecnicismi, tutto questo si traduce in un taglio dai 381 a 10.978 euro all’anno, taglio che si prolunga per l’intera durata della vita (calcolo Cgil Funzione pubblica). Una pensione sempre più piccola, per chi ha fatto un grande lavoro.
Il Governo in un articolo della Legge di bilancio (ancora da approvare) prevede la revisione delle aliquote di rendimento previdenziali per le pensioni liquidate dal 2024, delle quote di pensione retributive in alcune gestioni previdenziali del comparto pubblico e più precisamente degli iscritti alla Cassa per le pensioni ai dipendenti degli Enti locali (Cpdel) e alla Cassa per le pensioni dei sanitari (Cps). L’articolo prevede un nuovo calcolo dei periodi di contributi anteriori al 1995.
Quanto risparmia lo Stato? Si parte da 11,5 milioni nel 2024, poi si sale a 96,9 milioni nel 2026, con 147 mila persone coinvolte, fino a oltre 1,1 miliardi nel 2034, con 557 mila pensionati interessati. Nel 2043, i risparmi netti arriverebbero a oltre 21 miliardi l’anno. Una misura, dunque, che nel 2024 non genera un introito molto grande, ma funziona alla distanza.
La prima conseguenza è la corsa ad andarsene in pensione entro il 31 novembre 2023. Un’altra fuga, che si aggiunge alle perdite che le Ulss stanno subendo in questo periodo. Infermieri, medici, oss sono richiestissimi dalle aziende sanitarie private: lavoro più semplice, turni regolari, nessuna sorpresa e stipendi molto allettanti. Tanto che il direttore dell’Ulss Marca Trevigiana, Francesco Benazzi, in un meeting con gli operatori, ha ringraziato i presenti per essere “ancora” lì. E il presidente del Veneto Luca Zaia, inaugurando la cittadella della salute di Treviso, ha proprio auspicato che i medici possano continuare a lavorare anche dopo i settant’anni nelle strutture pubbliche.