Nemmeno l’Aiea, l’Agenzia per l’energia atomica dell’Onu, può affermare che l’Iran già disponga di testate...
Sanità: la ricerca dello Spi Cgil di Treviso sulle difficoltà di accesso alle cure

In che modo lo stato economico, l’età e la residenza incidono sull’accesso alle cure? Se lo sono chiesto allo Spi Cgil, il sindacato dei pensionati, che nelle scorse settimane ha condotto sugli iscritti un’indagine (a cui hanno risposto in 1.016) per porre sul piatto alcune riflessioni sul tema delle disuguaglianze in salute. Tre sono stati i principali elementi d’indagine: l’accessibilità, la fiducia e la conoscenza rispetto al sistema sanitario e i suoi servizi. Il risultato è che, oltre a risolvere il nodo del personale mancante, che incide ancora molto sull’accessibilità, serve una massiccia campagna informativa sulla riforma della medicina territoriale, sui presidi e sui servizi erogabili, a maggior ragione perché, a quanto pare, la fiducia nel personale medico rimane intatta.
Tempi d’attesa e carenza di medici. Il problema perenne che emerge da questo quadro è quello delle liste d’attesa e in generale delle tempistiche dell’assistenza. Qui il campione si spacca (quasi) a metà: in 425 devono aspettare una settimana o più per essere ricevuti dal proprio medico di base, problema che riguarda soprattutto l’opitergino-mottense e scende al minimo nel vittoriese (22%). I numeri sui medici di base confermano: c’è sostanzialmente stato un recupero del 2024 rispetto al 2023, ma nella zona di Oderzo ne mancano ancora 20, a Conegliano 26, a Castelfranco 21. Di conseguenza, il campione della popolazione più giovane, all’unanimità, dichiara di “essersi curato da solo” (in totale sono il 24% del campione) in mancanza di riscontro dal servizio pubblico; in tanti, soprattutto over 80, si sono recati al pronto soccorso, che tuttavia ha tempi d’attesa lunghi ed è spesso sovraffollato; sorprende che la percentuale più alta (30%), soprattutto nella fascia 55-69, si sia affidata al farmacista. Osserva, inoltre, il segretario Spi, Vigilio Biscaro, che “nelle zone più lontane da Treviso il problema dell’anzianità della cittadinanza si coniuga non solo con la carenza di medici, ma anche con la carenza di servizi, in primis il trasporto pubblico”. Per quanto riguarda le prestazioni specialistiche, a fronte di un 52% di persone che non ha rinunciato a nessuna visita, il 32% lo ha fatto a causa delle liste d’attesa troppo lunghe.
Mancanza di informazioni. “Ha mai sentito parlare della riorganizzazione dell’assistenza territoriale?”. A questa domanda il 55% degli intervistati ha risposto “no”. Il 71% ha un’idea solo minima di che cosa sia la medicina di rete, un Pua (Punto unico di accesso) o l’Urt (Unità riabilitativa territoriale). Eppure, sono tutti concordi nel rispondere che è “molto importante” conoscere l’équipe professionale, dove sono collocati i servizi, le modalità di accesso e il tipo di cure, anche per evitare accessi impropri ai servizi (ad esempio il pronto soccorso). Dinanzi a un tale spaesamento, ci si potrebbe aspettare un calo di fiducia da parte dell’utente, ma, per fortuna, non è così: l’84% del campione ha “abbastanza” o “molta” fiducia nel proprio medico di medicina generale, in maniera abbastanza omogenea nel territorio.
Osservazioni dal campione. L’indagine è stata condotta su un campione di 1.016 persone dai 25 agli over 90 (con una più ampia rappresentanza tra i 55 e 74 anni, con un titolo di studio nel 38% dei casi di scuola superiore (spiccano, invece, tra i laureati, le donne). La maggior parte delle persone intervistate dichiara di arrivare abbastanza facilmente a fine mese (quasi la metà del campione), ma in 316 ci arrivano con “qualche difficoltà”, in 65 con “molte difficoltà”; tra questi ultimi due, emerge con evidenza che si tratta di persone coniugate o in coppia (circa 45% dei casi) oppure sole (circa 21%). Inoltre, proprio la fascia d’età più rappresentata è quella che dichiara di sentirsi “leggermente peggio” rispetto all’anno precedente (28%, accanto a un 56% di persone che però si sentono “allo stesso modo”), e che, quindi, richiedono probabilmente maggiori cure, nonostante purtroppo risultino essere le persone che dichiarano qualche difficoltà economica. Questi cittadini risiedono soprattutto a Conegliano (66 risposte) e a Treviso Sud (47, oltre a 7 persone che si sentono “molto peggio” nell’ultimo anno). “La condizione economica e il livello d’istruzione dei cittadini sono determinanti nell’esposizione a fattori di rischio per la salute e negli stili di vita non adeguati e giocano un ruolo importante nell’accedere all’offerta di cura”, commenta la ricercatrice Anna Rita Contessotto, che ha condotto l’analisi per lo Spi Cgil. “Le disuguaglianze ci sono, si palesano e hanno una collocazione geografica e connotazione economica nel territorio”.