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Violenza contro le donne, non si investe in prevenzione

In 10 anni i fondi stanziati con la “Legge sul femminicidio” (119/2013) sono aumentati del 156%, ma il numero delle donne uccise da uomini è rimasto invariato nel tempo. L’81% delle risorse è stato destinato soprattutto a interventi di protezione per rispondere alle esigenze di donne che hanno già subito violenza. Solo il 13% ad interventi di prevenzione, di cui il 5,6% per azioni di prevenzione primaria, ovvero interventi di educazione e sensibilizzazione per scardinare norme e comportamenti sociali che producono e riproducono la violenza. Lo rivela lo studio “Prevenzione sottocosto” di ActionAid, che ha raccolto i dati finanziari aggiornati al 15 ottobre 2023

In 10 anni i fondi stanziati con la “Legge sul femminicidio” (119/2013) sono aumentati del 156%, ma il numero delle donne uccise da uomini è rimasto invariato nel tempo. Il maggior incremento di risorse (+65%) è stato registrato tra il 2020 e il 2023: sono stati impegnati circa 248 milioni di euro. L’81% delle risorse è stato destinato soprattutto a interventi di protezione per rispondere alle esigenze di donne che hanno già subito violenza. Solo il 13% ad interventi di prevenzione, di cui il 5,6% per azioni di prevenzione primaria, ovvero interventi di educazione e sensibilizzazione per scardinare norme e comportamenti sociali che producono e riproducono la violenza. Le politiche antiviolenza adottate finora hanno sempre penalizzato la prevenzione, a peggiorare il quadro è anche la scelta di ridurne i fondi da parte del Governo Meloni: -70%. Dagli oltre 17 milioni di euro del 2022 ai 5 milioni attuali stanziati per il 2023. Lo rivela lo studio “Prevenzione sottocosto” di ActionAid, che ha raccolto i dati finanziari aggiornati al 15 ottobre 2023.

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L’attività di Governo e Parlamento

Numerosi gli atti (legislativi e non) – depositati in Senato e alla Camera – che hanno alimentato il dibattito politico, senza trovare approvazione del Governo, e lasciando quindi inalterato il sistema antiviolenza caratterizzato ancora da troppe lacune. In particolare, sono stati presentati 48 Disegni di Legge riguardanti Punizione (32%), Protezione (27%) e Prevenzione (25%). Solo il 29% prevede però una copertura finanziaria. Percentuale che scende al 3% se si considerano le proposte normative su Prevenzione. In sostanza, il cambiamento culturale tanto invocato dalle forze politiche della vecchia e della nuova legislatura ogni qual volta si registra un caso di violenza o di femminicidio dovrebbe essere attuato a costo zero per le casse dello Stato. Solo le disposizioni contenute in tre disegni sono diventate legge. Si tratta dell’aumento delle risorse per le strutture di accoglienza (+6 mln a decorrere dal 2024) e il Piano antiviolenza (+10 mln a decorrere dal 2023) e il rifinanziamento del reddito di libertà per l’anno 2023 (1,8 mln) – legge di bilancio 2023; l’accesso agevolato all’Assegno di inclusione previsto dal Dl lavoro; e le modifiche al codice di procedura penale in materia di avocazione delle indagini introdotto dalla cd. Legge Bongiorno. Iniziative importanti che riflettono però la scelta di Governo e Parlamento di adottare ancora una volta un approccio emergenziale al contrasto della violenza maschile contro le donne piuttosto che una strategia strutturale, che agisca sulla diffusa cultura patriarcale e maschilista del Paese. Il Partito Democratico risulta essere la forza politica maggiormente attiva in Parlamento, seguito dal Movimento 5 Stelle e Alleanza Verde e Sinistra. È stata dunque l’opposizione ad avanzare il maggior numero di proposte normative (189) e di atti non legislativi (117), che hanno riguardato soprattutto il tema della Protezione. Per la maggioranza, Fratelli d’Italia è stato il partito più attivo. Anche in questo caso, l’interesse della politica ha riguardato il sistema di protezione delle donne che hanno subito violenza.

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Sradicare le cause

Secondo ActionAid, è urgente realizzare azioni che trasformino e contrastino le consuetudini e i modelli sociali che riproducono la violenza, soprattutto tra le giovani generazioni. Secondo la ricerca Ipsos-ActionAid sulla fascia 14-19 anni (2023): 4 giovani su 5 pensano che una donna possa sottrarsi a un rapporto sessuale se davvero non lo vuole; 1 su 5 crede che le ragazze possano provocare la violenza sessuale se mostrano un abbigliamento o un comportamento provocante; e 1 su 5 ritiene non sia violenza toccare le parti intime di un’altra persona senza consenso. Nel mondo online la situazione non migliora. Anche qui molte sono le forme di violenza agite in modo che le ragazze e i ragazzi vivono senza definire un confine netto tra mondo online e offline, per cui ogni vissuto è sempre reale, inclusi dolore e sofferenza.

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