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San Francesco e il Cantico che ci mostra la via della conversione ecologica

“Il Cantico di frate Sole”, composto da Francesco, nel 1224, dopo una notte di atroci sofferenze, al termine della quale una celeste visione avrebbe garantito al Santo la salvezza eterna, trova nell’Enciclica di papa Francesco, «Laudato si’», di cui ricordiamo i dieci anni dalla promulgazione, una lettura simbolica e spirituale, di rara efficacia espressiva e teologica

“Il Cantico di frate Sole”, composto da Francesco, nel 1224, dopo una notte di atroci sofferenze, al termine della quale una celeste visione avrebbe garantito al Santo la salvezza eterna, trova nell'Enciclica di papa Francesco, «Laudato si'», di cui ricordiamo i dieci anni dalla promulgazione, una lettura simbolica e spirituale, di rara efficacia espressiva e teologica.

Il compianto Pontefice, in quella che si potrebbe leggere come un vero e proprio Manifesto di ecologia integrale, dedicato alla cura della Casa comune del Creato, non si è limitato a riprendere nel titolo, la formula “Laudato sie, mi Signore”, del Cantico, che ci rinvia ai Salmi, compresi nella Liturgia, e al Prefazio della Celebrazione eucaristica.

Dopo averci invitato a riflettere seriamente su “quello che sta accadendo alla nostra casa” (numeri 17-19), nella sezione “Il Vangelo della Creazione” (numeri 63-100), il papa esprimeva, in termini teologici e pastorali, quello che il Santo dice poeticamente, nelle prime due lasse del Cantico.

Il Dio, che è “Altissimo, onnipotente e buono” e che ha creato il mondo, che è frutto del Suo universale disegno di amore e di salvezza, non può essere nemmeno nominato, tanto è alta e ineffabile la sua trascendenza.

Ma alla luce dell'incarnazione del suo unigenito figlio, egli può essere lodato, attraverso le creature del cielo e della terra, gli astri, gli elementi, il giorno e la notte, i vegetali, che, come accade nel Salmo 148, sono convocati a rendere lode al Signore. Allo stesso modo, nell'Enciclica, la Creazione intera diventa un Vangelo, che si celebra nell'Eucarestia e si annuncia e si testimonia, rispettando la Destinazione comune dei beni della terra e facendo nostro lo sguardo di Gesù e del Suo amato discepolo, san Francesco, che hanno vissuto e testimoniato fino alla morte l'amore per i poveri e per Madonna povertà.

Rafforza questa lettura simbolica del Cantico, la possibilità di interpretare il “per” di alcuni versetti, nel suo valore di mediazione (“attraverso”), in accordo con la formula liturgica della Lode degli Angeli, nel “Prefazio della messa” (“per Christum dominum nostrum”).

L'universo con le sue bellezze si fa, dunque, mediatore della lode a Dio e, nella Natura, che è Libro e Verbo, l'uomo scopre i segni di Dio e il suo volto, misericordioso e salvifico.

Per poter vivere la Buona Novella del Creato, ricorda papa Francesco, nella «Laudato si’», dobbiamo però saper leggere la radice profondamente umana della crisi ecologica in atto e promuovere un'ecologia integrale, fondata sul dialogo, sull'armonia tra sentire e pensare, sull'amore come responsabilità condivisa e sull'impegno attivo per una cittadinanza ecologica effettiva (Capitoli terzo, quarto e quinto dell'Enciclica).

Riprendendo i termini del Cantico, siamo invitati a liberarci dall'odio, dalla violenza, dalla sopraffazione e dalla cupidigia, facendo crescere in noi quei sentimenti di perdono, di amore e di fraternità universale (soprattutto, verso i poveri e le realtà del Creato, oggi, pesantemente disprezzati e umiliati), che ci rendono figli nel Figlio e ci permettono di accogliere la morte, come “sorella”. Solo a queste condizioni, potremmo evitare la dannazione infernale, o, per esprimerci in termini ecologici, la distruzione dell'ambiente e impedire che la terza guerra mondiale a pezzi, che stiamo vivendo, metta in pericolo la sopravvivenza stessa dell'umanità.

Riletti in questa prospettiva, i versetti conclusivi del Cantico, “Laudate et benedicete mi' Signore et rengratiate / e serviateli cum grande humilitate” e l'ultimo capitolo, il 6° della “Laudato si'”, riaprono il nostro cuore alla fiducia e alla speranza. La conversione ecologica, il rifiuto della violenza e di ogni forma di sfruttamento, disumano e insensato, delle risorse e delle persone, in ultima analisi il perdono e l'amore, ci riconducono al Mistero che viviamo nella celebrazione eucaristica. Il cielo e la terra, tutte le realtà del Creato, diventano pane e vino consacrati; offerti in un rendimento di grazie al Signore, che non smette di rinnovare la Creazione e di invitarci alla sua mensa. Rendendoci testimoni del suo disegno d'amore e di salvezza, che coinvolge anche l'intera creazione, che soffre e attende di essere resa partecipe, per sempre, della gioia e della pienezza di vita del Regno di Dio, che è pace e compimento escatologico. (Roberto Durighetto)

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